Commento al Vangelo del 14 novembre 2021.
Escatologia. L’ultimo discorso di Gesù, prima della sua passione, secondo i vangeli sinottici è il discorso escatologico. Cioè che riguarda le cose ultime, le cose definitive. Come andrà a finire questa storia? Che senso ha questo mondo? Cielo e terra finiranno? Come si sta nella vita in attesa di quel che succederà? Sono domande che, pur sopite o rimandate, tornano ad affiorare nel nostro cuore soprattutto quando capitano cose devastanti nel mondo oppure quando personalmente siamo più toccati o più vicini all’esperienza della morte.
Il linguaggio Apocalittico. Per parlare di queste cose Gesù usa un linguaggio particolare tra i generi letterari della Bibbia: quello ‘apocalittico’. Questa parola ci fa venire in mente qualcosa di disastroso, che pone termine a una civiltà o a un’epoca. Letteralmente però ‘apocalisse’ significa semplicemente ‘rivelazione’, svelamento di qualche cosa di importante. È un linguaggio molto simbolico per tentare di dire (non in modo scientifico) qualcosa di decisivo per l’umanità e per tutta la creazione: eventi impressionanti, elementi cosmici, rovesciamento delle leggi della natura, esseri viventi particolari… tutto ci porta ad un livello più profondo di comprensione del senso del mondo e della storia.
Vedere Gesù. Andiamo subito al nocciolo: l’evento più grande e decisivo e definitivo è molto semplice. Gesù lo descrive così: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria». Ecco l’apocalisse: vedere Gesù! Vederlo faccia a faccia, così come egli è. Risorto, pieno di bellezza, di gloria, di splendore. Signore del mondo e della storia, che usa le nuvole come carro per avvicinarsi a noi. Visione tremenda? Certo una roba da tramortire, ma non per la paura! Gesù si farà vedere nella forza travolgente del suo amore appassionato. Non vuole mostrare i muscoli, il Signore della storia, ma il suo affetto e la sua passione che ci danno gioia profonda di essere apprezzati, perdonati, valorizzati. Nel volto dolce del Signore che viene sulle nubi potremo vedere i suoi occhi fiammeggianti di desiderio; nelle sue braccia protese verso di noi potremo tuffarci per entrare definitivamente nella comunione con lui e con la Trinità e tra di noi. E non ci sarà nulla che potrà mettere in dubbio questa bellezza che ci viene incontro svelando il senso più bello e appagante del nostro esistere. E lo vedremo tutti. E lo vedranno tutti.
Camminare adesso nella fede. Per adesso non lo vediamo così, il Signore. Adesso camminiamo nella fede e non ancora nella visione. Adesso il Signore preferisce smuovere delicatamente la nostra libertà e la nostra responsabilità nella risposta d’amore a lui. Non ci vuole costringere, ma attrarre. Dissemina la nostra storia e la nostra vita dei segni della sua presenza, quasi per conquistarci come un innamorato. Le Parole e i Sacramenti, la testimonianza dei fratelli e della Chiesa: tutte tracce del suo profumo e del suo affetto… E della sua sapienza che guida in modo sensato le nostre scelte. E della sua forza che ci sostiene nell’esperienza faticosa di amare bene.
Il punto fermo: la Parola di Gesù. È una presenza più delicata, ma certo non meno forte e decisa. Sperimentiamo nella nostra vita personale e nella vita della società in cui viviamo che tutto è relativo, tutto cambia e passa, quasi fino a pensare che davvero non ci siano certezze. Il tempo che stiamo attraversando, poi, è particolarmente drammatico per la ‘precarietà’ che sembra sempre più sistematica… Ma in questa frammentazione e insicurezza il Signore ci garantisce che è già presente e ci dona un punto fermo: la sua Parola: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Per stare saldi in questi giorni, stiamo in perenne ascolto della Parola! Meditando le Scritture che ascoltiamo la domenica, personalmente e insieme, perché ogni nostro momento sia illuminato dalla Parola che ci aiuta a prendere decisioni giuste e sagge, secondo il Signore che, unico, sa rendere significativa la nostra vita. Adesso e per l’eternità, se dialoghiamo con Lui, il Signore sa dare un sapore ‘escatologico’ alle nostre parole, alle nostre relazioni, alle nostre iniziative.