Commento al Vangelo del 31 ottobre 2021.
Abbiamo ancora un mese da vivere in questo anno liturgico, prima di iniziare con il rinnovato percorso dell’Avvento, che quest’anno coinciderà anche con l’inizio del percorso pastorale della nostra Parrocchia. In questo mese stiamo con Gesù che ci parla delle cose definitive, ‘escatologiche’: il comandamento dell’amore (la cosa che conta più di tutto), poi la lezione della povera vedova (la fiducia illimitata nel Padre), la venuta finale del Figlio dell’Uomo (la/il fine del mondo) e, il 21 novembre, la regalità di Gesù Cristo, il vero Signore del nostro Universo. Siamo invitati come a fare sintesi del cammino educativo di un anno, bevendo il nettare essenziale della sapienza di Dio per la nostra vita.
Darsi una regolata. Oggi da Marco (Mc 12,28b-34) sentiamo di un altro incontro di Gesù: questa volta con uno scriba simpatico, che si avvicina a lui per parlare di un tema ricorrente nelle discussioni di quel tempo: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Chissà se anche per noi è una domanda importante, immersi come siamo in una cultura piuttosto relativista, che ha perso tanti riferimenti valoriali e una prospettiva di progetto personale e sociale. I comandamenti ci danno molta noia, sembrano comprimere la nostra libertà e la nostra rivendicazione di donne e uomini che se la cavano da soli. Tuttavia capiamo tutti che prima o poi un ordine dobbiamo darlo alla nostra vita. Dalla verifica pastorale che abbiamo fatto, è emerso che durante il lockdown, costretti a cambiare ritmi, molti di noi si sono accorti che il tempo e le cose hanno preziosità diverse, che le corse forsennate della vita moderna ci disorientano, che è meglio avere un minimo di ‘comandamenti’, che bisogna darsi una ‘regolata’ per non perdere l’essenziale!
L’essenziale sono i rapporti d’amore. E l’essenziale sono proprio le relazioni di cui Gesù ci parla nella sua lezione di oggi. Le relazioni sono l’esperienza più preziosa e che merita più cura, tempo dedicato con calma, ascolto e dialogo, condivisione e comunione. Le ‘cose’ (i beni, il lavoro, gli hobbies…) sono utili e per tanti versi necessarie. Ma la gioia più profonda viene solo dalle relazioni vissute bene. Solo il dono reciproco nei rapporti di amicizia, sponsali, educativi disseta profondamente il nostro cuore fatto per amare. Sembra scontato… eppure siamo spesso a dirci che facciamo fatica a trovare il tempo per volerci bene. È un cammino di cui Gesù si fa garante e maestro.
La relazione integrale con Dio. Si parte dalla amicizia con Dio, che è Trinità d’amore, fonte dell’amore, origine e fine della nostra vita, acqua viva che ci disseta continuamente, cibo che ci nutre, abbraccio che ci rassicura. L’amore verso Dio non può essere a pezzi, ma tendere al coinvolgimento integrale della nostra persona. La verità è che senza di lui non esistiamo…
Relazioni buone con i fratelli. Tutti. Uniti a questa Trinità meravigliosa abbiamo speranza di impostare bene tutti i nostri rapporti con le persone cui siamo vicini e con le quali possiamo condividere la ricchezza personale che Dio dona ad ognuno. È una prospettiva di una bellezza da brivido, rivoluzionaria: noi siamo il prossimo degli altri. Di tutti. Perché tutti sono fratelli, amati da morire dal nostro Padre, che per tutti ha dato il suo Figlio.