Incontro sinodale degli operatori pastorali del Vicariato di S. Maurelio

Parrocchia di S. Giacomo – 19 novembre 2023

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IntroduzioneScheda Liturgia e ParolaScheda Spazi e struttureScheda Corresponsabilità nei ConsigliScheda Unità pastoraliSchema Conversazione nello Spirito e Adsumus

Introduzione

Il senso della fase sapienziale del Sinodo

Abbiamo vissuto due anni di ascolto, nei quali moltissime persone sono state coinvolte in migliaia di gruppi sinodali per narrare la propria esperienza e verificare la forza e le difficoltà della Chiesa comunione, partecipazione e missione. Dai dati emersi si avanza con una fase di approfondimento, per capire meglio gli snodi individuati e per iniziare a fare proposte di cambiamento e di riforma della organizzazione della comunità ecclesiale. La prospettiva è duplice: rendere sempre più ‘ordinario’ lo stile sinodale e la preparazione delle decisioni concrete che saranno prese nell’ultima fase, quella profetica, che sarà nel 2025.

Il metodo della Conversazione nello Spirito

Per ascoltare lo Spirito valorizzando il contributo di tutti è diventato molto evidente che il metodo della Conversazione dello Spirito è molto efficace. Nono solo nei gruppi sinodali, ma anche negli altri momenti di incontro e di discernimento: negli organismi di partecipazione parrocchiali e diocesani, nei gruppi formativi, negli incontri ordinari degli operatori pastorali.

Per questa fase sapienziale, spunti per una più profonda esperienza di discernimento sono contenuti nelle Linee Guida (pp. 23-24): in particolare si raccomanda di iniziare gli incontri con l’Ascolto della Parola e un primo giro di risonanze su di essa, prima di vivere le tre fasi della conversazione.

Dopo l’ascolto (prima e seconda fase), è importante vivere il dialogo e il confronto della terza fase per puntare a cercare il ‘consenso ecclesiale’ sulle decisioni da attuare insieme.

Lo schema della Conversazione nello Spirito è  riportato in ognuna delle Schede proposte per gli incontri dei gruppi sinodali riportate sotto.

Che fare?

Concretamente, ecco alcuni suggerimenti per impostare la consultazione sinodale nel periodo che va da novembre 2023 a marzo 2024. Si può pensare alla progettazione degli incontri sinodali prima di Natale 2023 e alla attuazione nei mesi di gennaio-marzo 2024. La domenica delle Palme (24 marzo 2024) è il termine per consegnare i contributi alla Equipe diocesana.

A livello di parrocchia/unità pastorale o associazioni/movimenti

Nei mesi di novembre-dicembre 2023 i consigli pastorali o il parroco con il referente sinodale, o i responsabili delle associazioni/movimenti:

– scelgono quali schede proporre (sarebbe bello approfondirle tutte e quattro, ma si fa quel che si ritiene più utile)

– eventualmente adattano il testo alla situazione della parrocchia UP (riportando solo una parte dell’introduzione o limitando le domande proposte nella singola scheda

– individuano i gruppi a cui proporre gli incontri sinodali (i gruppi che già ci sono in parrocchia, come i Consigli o gli altri parrocchiali, oppure eventuali incontri organizzati ad hoc e aperti a tutti)

– si assicurano che chi conduce il gruppo abbia chiaro il metodo della conversazione nello Spirito e sia disponibile a redarre il verbale e la sintesi

– si preparano eventualmente le sintesi degli incontri sinodali

A livello vicariale

I preti e i delegati del vicariato possono

– dedicare uno o più incontri ai temi del sinodo, partendo dalle schede

– dedicare uno o più incontri per condividere le riflessioni raccolte dalle diverse parrocchie.

– organizzare uno o più incontro con i membri dei consigli parrocchiali o con gli operatori pastorali per vivere insieme i gruppi sinodali, su una o più schede

A livello diocesano

Mentre tutte le realtà ecclesiali si incontrano in modo capillare sulle quattro tematiche proposte, si organizzerà un itinerario particolare di consultazione unitaria sul tema delle Unità pastorali, per fare il punto della situazione e per vedere come lo Spirito chiama a vivere in modo più consapevole e condiviso il cammino verso questa nuova strutturazione delle comunità cristiane nella nostra Chiesa diocesana. La tre-giorni dei presbiteri di inizio gennaio sarà dedicata alla riflessione di approfondimento dei preti della diocesi. Seguiranno indicazioni per il coinvolgimento del laicato a livello parrocchiale e vicariale per un confronto il più possibile approfondito.

La comunicazione delle sintesi dei gruppi sinodali

Le sintesi dei gruppi sinodali sono un passaggio molto prezioso. Non devono essere semplici verbali degli incontri, ma devono consistere nella presentazione dei punti di convergenza e di consenso emersi dai partecipanti ai gruppi. Chi guida il gruppo e chi fa la sintesi è chiamato a questo servizio di discernimento per far arrivare alla Chiesa il succo più saporito delle riflessioni e delle proposte.

Le sintesi vanno comunicate all’Equipe tramite il modulo online https://parrocchiasantagostino.org/sintesi-di-un-gruppo-sinodale-nella-fase-sapienziale-del-sinodo/ oppure scrivendo a sinodo@diocesiferrara.it


Le quattro schede per l’approfondimento sapienziale

Nelle pagine che seguono si trovano le schede sui temi dell’approfondimento sinodale. Ogni scheda è composta da una introduzione con testi di presentazione del tema, da alcune domande guida per la conversazione nello Spirito, dall’indicazione di alcuni testi biblici e del magistero.

Nell’utilizzo per i gruppi sinodali può essere utile personalizzare la scheda, adattando per esempio il brano biblico, oppure i testi di riferimento, oppure concentrandosi solo su alcune delle domande proposte.

Liturgia e Parola

«Una liturgia che incontra la vita. Essendo fonte e culmine della vita della Chiesa, la liturgia, e in modo particolare la celebrazione dell’Eucaristia, viene indicata da tutti, in modo insistente e accorato, come un banco di prova per vivere e trasmettere il significato della vita cristiana nell’attuale cambiamento di epoca. (…) Si chiede di ripensare seriamente la liturgia, spesso senza riuscire a specificare in cosa. Questa domanda non del tutto codificata consegna comunque il bisogno di riscoprire la bellezza della liturgia, la necessità di affinare l’arte del celebrare e l’urgenza di un’autentica formazione liturgica di tutto il popolo di Dio. Per rendere nuovamente significativa per le persone la vita liturgica delle comunità e accogliere sfide e desideri della fase di ascolto, occorre impegnarsi in una seria e vitale formazione alla liturgia, ma anche dalla liturgia che trasfigura la vita del credente. (…) In più contributi, è inoltre stato sottolineato il ruolo prezioso della pietà popolare, nella quale «si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi» (Francesco, Evangelii gaudium, 123). Al contempo, però, si chiede che le sue pratiche e i suoi riti vengano continuamente illuminati dalla luce del Vangelo per evitare strumentalizzazioni o derive sentimentaliste.»

Dalle Linee Guida della CEI per la fase sapienziale: Il linguaggio della comunicazione (2.2)

«La Messa ha uno “spartito unico”, il nuovo messale, ma le interpretazioni personali del celebrante possono disorientare i fedeli. (…) Problemi ricorrenti: liturgia fredda, proposta e vissuta in modo formale. Linguaggio e segni devono essere spiegati per divenire comprensibili e non parlano ai sensi e al cuore. Distacco dalla vita e dall’esperienza delle persone. Ripetitività faticosa soprattutto per i più giovani. L’assemblea domenicale non sembra l’incontro di una comunità e non lo favorisce, magari in nome del raccoglimento e del silenzio liturgico pre e post celebrazione. Proposte: rendere i fedeli più partecipi, individuando ruoli che coinvolgano più persone, età diverse e le famiglie; valorizzare le ministerialità già presenti ed altre da promuovere non solo durante lo svolgimento delle celebrazioni, ma anche per la preparazione della letture, dell’omelia, dell’accoglienza e del congedo, di una raccolta delle offerte più consapevole e mirata.»

dal Documento diocesano di sintesi del secondo anno della fase di ascolto:

Quali urgenze pastorali emergono e richiedono una riforma nella nostra Chiesa locale? (cap. 4)

Domande per il discernimento comunitario

EUCARISTIA: Nella tua comunità che esperienza hai della celebrazione eucaristica: c’è senso comunitario, preghiera trinitaria profonda, accoglienza, comprensione del linguaggio e dei simboli, chiarezza nelle omelie, partecipazione attiva, legame tra eucaristia e vita? Eventuali difficoltà da dove derivano? Che passi proponi di fare per migliorare?

FORMAZIONE: Esiste un gruppo liturgico nella tua comunità, che aiuta effettivamente la comunità a vivere meglio la liturgia? Se non esiste, è possibile costituirlo?

Esiste un gruppo di meditazione della Parola di Dio per le varie età dei fedeli? Se non esiste è possibile costituirlo?

Quali proposte formative potrebbero essere promosse dal Vicariato o dalla Diocesi per una liturgia più autentica?

Itinerario per la Conversazione nello Spirito

1. Il piccolo gruppo (10/12 partecipanti) inizia l’incontro con un momento di accoglienza cordiale e con l’invocazione allo Spirito (per esempio con la preghiera dell’Adsumus)

2. Si può leggere un brano biblico e sostare qualche minuto in meditazione prima di scambiarsi qualche spunto di riflessione suscitato dalla Parola.

3. Si leggono con calma le domande e si dedica un adeguato tempo di silenzio per la riflessione personale.

4. Nella prima fase tutti i partecipanti condividono brevemente la loro esperienza rispetto alle domande. Il registro è quello della narrazione, mentre tutti ascoltano con attenzione. Terminato il primo giro, si fanno due minuti di silenzio.

5. Nella seconda fase ognuno condivide: “cosa ci ha colpito, cosa ci interpella profondamente, cosa ci dice lo Spirito?”. Il coordinatore fa una breve sintesi di quanto emerso. Seguono due minuti di silenzio.

6. Nella terza fase, dialogando e confrontandosi su quel che è emerso, si cerca il ‘consenso’ su “cosa sentiamo importante dire a noi stessi alla Chiesa intera come contributo sinodale rispetto a questo tema?”. L’incaricato fa una breve sintesi.

7. Si conclude con la preghiera del Padre nostro.

Dopo l’incontro, il coordinatore stende una sintesi dei punti emersi (racconti e proposte) in max 3000 battute e la comunica a nome di tutti alla équipe sinodale diocesana.

Adsumus

Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo:
siamo tutti riuniti nel tuo nome. 
Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori. 
Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme. 
Non permettere che da noi peccatori
sia lesa la giustizia,
non ci faccia sviare l’ignoranza,
non ci renda parziali l’umana simpatia,
perché siamo una sola cosa in te
e in nulla ci discostiamo dalla verità. 
Lo chiediamo a Te, che agisci
in tutti i tempi e in tutti i luoghi,
in comunione con il Padre e con il Figlio,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Spazi e strutture 

«[esiste il] Problema degli spazi non utilizzati e/o non più economicamente sostenibili da parte di comunità numericamente ridotte. Sulle strutture si sottolinea la priorità di quelle relazionali su quelle materiali. Gli stili di appartenenza possono orientare anche il ripensamento degli ambienti e del loro uso. In caso contrario la struttura può essere una gabbia più che un’opportunità. Si denuncia una sempre minor disponibilità di tempo e spazio, sia dei preti che dei laici, per favorire l’accoglienza delle persone negli spazi comunitari, nati per essere casa comune. Emerge l’esigenza di dare una carica affettiva ai nostri ambienti, perché custodire, coinvolgere, accogliere, prendersi cura cominciano a diventare termini sintomatici dell’azione evangelizzatrice.»

Dal Documento diocesano di sintesi del secondo anno della fase di ascolto:

Quali urgenze pastorali emergono e richiedono una riforma nella nostra Chiesa locale? (Cap 4)

«La fase di ascolto ha evidenziato il bisogno di pensare una pastorale “in uscita”, secondo lo stile indicato in Evangelii Gaudium, che serva ad abitare i luoghi “di soglia” e a favorire il dialogo con le realtà della povertà, dell’emarginazione, della solitudine e dell’esclusione. Allo stesso tempo emerge con forza – anche attraverso l’esperienza della pandemia – la necessità di rimettere al centro l’ascolto e lo studio della Parola di Dio, così come di dedicare tempo alla preghiera personale e comunitaria. Queste esigenze portano a un ripensamento delle strutture pastorali in chiave sinodale, a cominciare dalla parrocchia, con il coinvolgimento di coloro che partecipano alla vita delle comunità cristiane.»

Dalle Linee Guida della CEI per la fase sapienziale: Il cambiamento delle strutture (cap. 5).

Domande per il discernimento comunitario

Sono usati bene gli spazi nella tua comunità parrocchiale o unità pastorale?

Che fare delle strutture che eventualmente non sono più necessarie per l’attività pastorale?

Quali sono i compiti che il laicato potrebbe assumere per aiutare i preti nella gestione delle strutture parrocchiali?

Itinerario per la Conversazione nello Spirito

1. Il piccolo gruppo (10/12 partecipanti) inizia l’incontro con un momento di accoglienza cordiale e con l’invocazione allo Spirito (per esempio con la preghiera dell’Adsumus)

2. Si può leggere un brano biblico e sostare qualche minuto in meditazione prima di scambiarsi qualche spunto di riflessione suscitato dalla Parola.

3. Si leggono con calma le domande e si dedica un adeguato tempo di silenzio per la riflessione personale.

4. Nella prima fase tutti i partecipanti condividono brevemente la loro esperienza rispetto alle domande. Il registro è quello della narrazione, mentre tutti ascoltano con attenzione. Terminato il primo giro, si fanno due minuti di silenzio.

5. Nella seconda fase ognuno condivide: “cosa ci ha colpito, cosa ci interpella profondamente, cosa ci dice lo Spirito?”. Il coordinatore fa una breve sintesi di quanto emerso. Seguono due minuti di silenzio.

6. Nella terza fase, dialogando e confrontandosi su quel che è emerso, si cerca il ‘consenso’ su “cosa sentiamo importante dire a noi stessi alla Chiesa intera come contributo sinodale rispetto a questo tema?”. L’incaricato fa una breve sintesi.

7. Si conclude con la preghiera del Padre nostro.

Dopo l’incontro, il coordinatore stende una sintesi dei punti emersi (racconti e proposte) in max 3000 battute e la comunica a nome di tutti alla équipe sinodale diocesana.

Adsumus

Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo:
siamo tutti riuniti nel tuo nome. 
Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori. 
Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme. 
Non permettere che da noi peccatori
sia lesa la giustizia,
non ci faccia sviare l’ignoranza,
non ci renda parziali l’umana simpatia,
perché siamo una sola cosa in te
e in nulla ci discostiamo dalla verità. 
Lo chiediamo a Te, che agisci
in tutti i tempi e in tutti i luoghi,
in comunione con il Padre e con il Figlio,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Corresponsabilità nei Consigli 

«La corresponsabilità nella Chiesa ha trovato dal Concilio Vaticano II in poi degli strumenti per la sua realizzazione. È convinzione di tutti che siano stati un grande passo in avanti, ma che servano anche scelte ulteriori, perché gli strumenti già esistenti, a partire dagli organismi di partecipazione, possano funzionare come spazi di autentico discernimento ecclesiale: per questo occorre incentivare, nel loro funzionamento, la dinamica della sinodalità.»

Dalle Linee Guida della CEI per la fase sapienziale: la sinodalità e la corresponsabilità (cap. 4)

«Va cercato e costruito il giusto equilibrio di collaborazione e corresponsabilità tra preti e laici. Per camminare insieme occorrono un progetto comune e obiettivi condivisi, con guide /pastori trainanti. Il ruolo del presbitero è ancora determinante nel bene (preti “eccezionali”) e nel male (scandali). Anche per i laici “impegnati” esistono rischi e tentazioni di protagonismo personale, di arroccamento sul “si è sempre fatto così”, di clericalismo inteso come pretesa e difesa di una fetta di potere personale su altri».

Dal Documento diocesano di sintesi del secondo anno della fase di ascolto:

Che cosa abbiamo imparato nel camminare insieme in questi due anni? (cap. 3)

«Sulla realtà dei Consigli pastorali e degli affari economici parrocchiali, nella prospettiva prossima dei Consigli di Unità Pastorale, si è confermata la necessità di averli dove non ci sono e di mantenerli dove invece sono attivi, ma di avviare una riflessione condivisa a livello diocesano e/o vicariale, preti e laici insieme, per renderli capaci del tanto auspicato e richiamato discernimento comunitario».

Dal Documento diocesano di sintesi del secondo anno della fase di ascolto:

Quali urgenze pastorali emergono e richiedono una riforma nella nostra Chiesa locale? (cap. 4)

Dagli incontri avvenuti in questi ultimi due anni è emerso che la maggior parte delle parrocchie non ha consigli parrocchiali degli affari economici o pastorali, mentre per quelle poche che li hanno non è scontato trovare, da una parte, preti convinti e dediti alla formazione della corresponsabilità laicale e, dall’altra, laici consapevoli della loro dignità battesimale e della loro vocazione specifica al servizio della comunità. Inoltre, la preoccupante situazione demografica, insieme all’allontanamento dalla fede, svuota le medesime comunità di fedeli disponibili a vivere tale corresponsabilità come vocazione e missione. Questa situazione complessa, poi, genera sfiducia e senso di impotenza verso un reale, anche se iniziale e modesto, cambio di direzione (conversione) e di passo (testimonianza) della nostra chiesa particolare.

Domande per il discernimento:

Nella tua parrocchia funzionano i Consigli? Che cosa si potrebbe organizzare concretamente nella tua parrocchia o unità pastorale  per formare preti e laici alla corresponsabilità e alla partecipazione autentica ai Consigli parrocchiali? Cosa potrebbe proporre il vicariato o la diocesi? (Es. corsi diocesani periodici, visite pastorali, momenti di preghiera specifici, etc.)

Conosci il metodo della conversazione spirituale? Viene applicato nei processi decisionali dei nostri Consigli? A che punto siamo nella capacità di lasciare la parola a tutti, imparando a stare dentro la storia delle nostre comunità?

Itinerario per la Conversazione nello Spirito

1. Il piccolo gruppo (10/12 partecipanti) inizia l’incontro con un momento di accoglienza cordiale e con l’invocazione allo Spirito (per esempio con la preghiera dell’Adsumus)

2. Si può leggere un brano biblico e sostare qualche minuto in meditazione prima di scambiarsi qualche spunto di riflessione suscitato dalla Parola.

3. Si leggono con calma le domande e si dedica un adeguato tempo di silenzio per la riflessione personale.

4. Nella prima fase tutti i partecipanti condividono brevemente la loro esperienza rispetto alle domande. Il registro è quello della narrazione, mentre tutti ascoltano con attenzione. Terminato il primo giro, si fanno due minuti di silenzio.

5. Nella seconda fase ognuno condivide: “cosa ci ha colpito, cosa ci interpella profondamente, cosa ci dice lo Spirito?”. Il coordinatore fa una breve sintesi di quanto emerso. Seguono due minuti di silenzio.

6. Nella terza fase, dialogando e confrontandosi su quel che è emerso, si cerca il ‘consenso’ su “cosa sentiamo importante dire a noi stessi alla Chiesa intera come contributo sinodale rispetto a questo tema?”. L’incaricato fa una breve sintesi.

7. Si conclude con la preghiera del Padre nostro.

Dopo l’incontro, il coordinatore stende una sintesi dei punti emersi (racconti e proposte) in max 3000 battute e la comunica a nome di tutti alla équipe sinodale diocesana.

Adsumus

Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo:
siamo tutti riuniti nel tuo nome. 
Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori. 
Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme. 
Non permettere che da noi peccatori
sia lesa la giustizia,
non ci faccia sviare l’ignoranza,
non ci renda parziali l’umana simpatia,
perché siamo una sola cosa in te
e in nulla ci discostiamo dalla verità. 
Lo chiediamo a Te, che agisci
in tutti i tempi e in tutti i luoghi,
in comunione con il Padre e con il Figlio,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Unità pastorali 

Nel biennio di ascolto è emersa la necessità della verifica delle strutture, legata all’esigenza di rimettere al centro delle comunità l’annuncio e la missione. Per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo, infatti, le strutture ecclesiali devono mantenere la loro funzione di strumenti e risorse, evitando, al contrario, di diventare pesi e ostacoli. La cornice complessiva entro cui condurre il discernimento su questa area tematica è quella indicata da papa Francesco in Evangelii Gaudium: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che l’auto-preservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie” (n. 27).

Dalla scheda 5 delle Linee Guida della CEI per la Fase sapienziale

Abbiamo avuto conferma che la parrocchia è ancora struttura fondamentale per la sua presenza nel territorio, che va conosciuto, esplorato nelle sue risorse, necessità e potenzialità. Abbiamo conosciuto maggiormente la significativa diversità fra le comunità periferiche e le comunità cittadine, caratteristica della nostra diocesi. Sulle unità pastorali si fa notare l’esigenza di un’autentica corresponsabilità, perché il rischio è di viverle come mega-parrocchie o di legarle ad una serie di servizi da garantire al territorio su cui incidono. Si segnala un problema di leadership nei moderatori, che dovrebbero essere formati adeguatamente. Tuttavia la fatica per il cambiamento non viene vista da tutti come un disvalore. Anzi, se può essere utile a superare il “si è sempre fatto così”, va apprezzata. Il criterio della gradualità nel mettere insieme diverse parrocchie è considerato un utile tirocinio, che può evitare problemi più grandi. Necessità di una formazione (…), che permetta ai preti di affrontare le nuove sfide e ai laici di assumersi nuove responsabilità nella comunità, con una visione pastorale ampia.

Dalla sintesi diocesana del secondo anno della fase narrativa

Unità pastorali: a che punto siamo?

Siamo in pieni lavori in corso, consapevoli, chi più chi meno, dell’urgenza e della necessità, rispetto ai problemi e alle sfide che hanno portato a questa scelta. Ci è chiesto di vivere il processo di costruzione delle Unità pastorali (UP) fedeli al principio di realtà, ma anche con coraggio e fiducia.

I parroci sono motore o muro di questo processo, sia per le caratteristiche personali del prete che per la sua formazione. Motore: se ci sono e ci credono il progetto cresce. Muro: se non ci credono, non si coinvolgono e non si impegnano e il processo si ferma.

TENDENZE. Uno dei primi risultati positivi è stata da più parti la riorganizzazione del calendario settimanale e festivo delle S. Messe, con un effetto educativo (superare l’idea di Messa “comoda”) e offrendo la possibilità di vivere celebrazioni domenicali più ricche come numero di partecipanti e dimensione intergenerazionale.

Una seconda tendenza in atto è quella della spontanea “specializzazione” delle parrocchie dell’UP rispetto ai compiti pastorali (aggregazione di famiglie, giovani, anziani; polo della carità …).

Una terza tendenza, dove non c’è il parroco residente, vede alcune comunità reagire al vuoto della canonica auto-organizzandosi per garantire la cura degli ambienti e una continuità di momenti di incontro.

FATICHE. Si sono manifestate alcune fatiche, che richiedono attenzione: la tendenza delle comunità a tenersi ben stretto ciò che di buono e di bello hanno costruito nel tempo, perché è più facile condividere i problemi piuttosto che le risorse; la fatica di aggregare le comunità mantenendo e rispettando le tipicità e la storia di ciascuna, le radici identitarie; la difficoltà a trovare canali di comunicazione efficaci per trasmettere e motivare  il cambiamento in atto; la domanda tuttora aperta su come conciliare il  pensare in grande che la Diocesi chiede (aprire gli orizzonti comunitari, vivere la missione nel territorio) con la necessità di  valorizzare le relazioni e i rapporti faccia a faccia propri della dimensione comunitaria.

PROPOSTE. Investire nella formazione comune del laicato e dei preti alla corresponsabilità, soprattutto affrontando il tema del servizio ministeriale laicale. Dare forma e concretezza alla corresponsabilità nelle UP attraverso: la costituzione dei Consigli di Unità pastorale CPUP (discernimento e linee di indirizzo pastorale), la creazione di Equipe ministeriali di UP (organizzazione e governo delle attività pastorali della UP), l’organizzazione dei Coordinamenti di UP degli operatori pastorali  della catechesi, della liturgia e della carità (attività pastorali parrocchiali e di UP).

Dall’Assemblea diocesana di avvio della fase sapienziale di discernimento

Domande per il discernimento comunitario

Quali apprendimenti e quali orientamenti positivi emergono dall’esperienza dell’Unità pastorale in cui siamo inseriti? Quali buone prassi sono replicabili e quali nuove proposte andrebbero sperimentate e approfondite?

Quali sono le difficoltà più grandi che stiamo sperimentando?

È utile la formazione di nuove figure e ministerialità?

Quali cambiamenti sono necessari dentro all’Unità pastorale nell’organizzazione tradizionale dei settori pastorali di catechesi, liturgia, carità?

Per la Conversazione nello Spirito

1. Il piccolo gruppo (10/12 partecipanti) inizia l’incontro con un momento di accoglienza cordiale e con l’invocazione allo Spirito (per esempio con la preghiera dell’Adsumus)

2. Si può leggere un brano biblico e sostare qualche minuto in meditazione prima di scambiarsi qualche spunto di riflessione suscitato dalla Parola.

3. Si leggono con calma le domande e si dedica un adeguato tempo di silenzio per la riflessione personale.

4. Nella prima fase tutti i partecipanti condividono brevemente la loro esperienza rispetto alle domande. Il registro è quello della narrazione, mentre tutti ascoltano con attenzione. Terminato il primo giro, si fanno due minuti di silenzio.

5. Nella seconda fase ognuno condivide: “cosa ci ha colpito, cosa ci interpella profondamente, cosa ci dice lo Spirito?”. Il coordinatore fa una breve sintesi di quanto emerso. Seguono due minuti di silenzio.

6. Nella terza fase, dialogando e confrontandosi su quel che è emerso, si cerca il ‘consenso’ su “cosa sentiamo importante dire a noi stessi alla Chiesa intera come contributo sinodale rispetto a questo tema?”. L’incaricato fa una breve sintesi.

7. Si conclude con la preghiera del Padre nostro.

Dopo l’incontro, il coordinatore stende una sintesi dei punti emersi (racconti e proposte) in max 3000 battute e la comunica a nome di tutti alla équipe sinodale diocesana.

Adsumus

Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo:
siamo tutti riuniti nel tuo nome. 
Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori. 
Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme. 
Non permettere che da noi peccatori
sia lesa la giustizia,
non ci faccia sviare l’ignoranza,
non ci renda parziali l’umana simpatia,
perché siamo una sola cosa in te
e in nulla ci discostiamo dalla verità. 
Lo chiediamo a Te, che agisci
in tutti i tempi e in tutti i luoghi,
in comunione con il Padre e con il Figlio,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.