Commento al Vangelo del 12 novembre 2023.
Il capitolo 25 del racconto di Matteo contiene tre famosissime parabole di Gesù. Sono le ultime cose che il Signore dice, al temine del discorso cosiddetto apocalittico, sulla venuta del Figlio dell’Uomo alla fine della storia individuale e del cosmo. Subito dopo inizieranno gli eventi della sua passione, morte e risurrezione. Si tratta delle parabole delle vergini stupide e sagge, dei talenti, e del giudizio universale.
L’invito ad una vita ‘vigilante’, attenta nell’amore è il motivo per cui Gesù si inventa questi esempi. Anzitutto quelle ragazze che erano state invitate ad una festa di nozze (Mt 25,1-13). Cinque furbe ed attente. Le altre cinque superficiali e sciocche, stolte, stupide.
IL FINE DELLA MIA STORIA. È importante mettere a fuoco dove tende tutta la storia: ad un incontro e una festa con lo sposo! (così nella parabola dei talenti vedremo che il fine è ‘partecipare alla gioia’ del padrone, e in quella del giudizio universale è stare accanto al Re per sempre). Siamo di nuovo invitati a considerare il fine della nostra esistenza personale, il faro che ci attira, l’orientamento di fondo che dà significato a tutto. Dobbiamo riconoscere che spesso siamo deboli in questo: rischiamo di appiattirci sul presente perdendo il senso della storia. Rischiamo di considerare tabù il parlare della morte rimandando continuamente una seria riflessione sul compimento della nostra vita. Che cosa rimarrà per sempre? Per che cosa vale la pena vivere? Che cosa porteremo al di là dalla morte?
IL CARBURANTE PER BRUCIARE D’AMORE OGGI. Nella parabola, la differenza la fa l’olio che alimenta la lampada e che le ragazze furbe hanno portato come scorta per ogni evenienza. Hanno pensato, si sono preoccupate, hanno preso i vasetti, li hanno riempiti, li hanno messe nei loro ‘zainetti’. Quasi come provvedere a portarsi un power bank nella borsa quando si va a un matrimonio che si potrebbe prolungare. Una suggestione molto bella, quella dell’olio, che apre a diverse sfumature di significato. Mi richiama la prudenza e la previdenza, è il ‘carburante’ per la mia vita spirituale, perché la mia persona deve essere luce del mondo, adesso. Per bruciare d’amore, ora e nell’eternità, bisogna ascoltare la Parola di Dio, meditarla e farla. Non basta dire ‘Signore, Signore’. La vita è bella se con quel Signore ci parli ogni giorno e ti lasci ispirare da lui nelle tue parole e nelle tue scelte. La vita è più autentica se fai ogni giorno scorta di olio/Parola per avere sempre pronta l’ispirazione ad amare Dio e gli altri.
NON VI CONOSCO. L’esito della parabola è terribile. Quel ‘Non vi conosco’ detto dallo sposto alle ragazze stupide è tra le parole più dure del vangelo. Matteo le aveva messe in bocca a Gesù anche in 7,24, dove parlava degli ‘operatori di iniquità’ che vivono una religione formale: chiamano il Signore ma non vivono secondo il vangelo. Vivono solo una illusione di felicità, scopriranno amaramente che chi non ama si incattivisce già in questa vita e il suo futuro sarà pianto e stridore di denti.