Commento al Vangelo del 15 ottobre 2023.
Gesù è ancora nel tempio di Gerusalemme, la ‘città della pace’ che non era in pace allora (occupata dai Romani) e non è in pace oggi. La sua Parola ci aiuta a leggere anche il nostro tempo così travagliato dai conflitti che insanguinano il mondo e alimentano drammaticamente le logiche del risentimento e della vendetta.
Il Signore sta discutendo con le autorità a riguardo del suo insegnamento e della sua missione. E della sua identità. Gesù ascolta e racconta. Con parabole tenta di aiutare i suoi interlocutori a rileggere la storia del Popolo e a capire l’importanza del momento presente, l’importanza della presenza del Figlio che porta a compimento l’alleanza tra il Popolo e Dio Padre. Sempre molto cosciente della sua identità e della sua missione, Gesù inventa oggi la parabola del re che prepara le nozze per suo figlio e non si ferma quando gli invitati se ne fregano: ripete la chiamata alle nozze e apre le sue porte comunque a buoni e cattivi, cercati in ogni dove pur di riempire i posti a tavola (Mt 22,1-14).
Si tratta di una festa di nozze. Allude al fatto che Dio pensa al suo rapporto con l’umanità come a un rapporto sponsale. Gesù sa bene di essere lo Sposo, disposto ad amare la sua sposa (l’umanità e cioè ciascuna persona umana) con una dedizione totale. Altroché un Dio cattivo e noioso. Allude al fatto che avere fede è una faccenda gioiosa, una festa in cui l’amore è abbondante e genera felicità. Allude ad un fatto da sempre è stato annunciato dai profeti (vedi ad esempio Is 25,6-10a): Dio vuole vivere con i suoi figli una comunione così bella che supera le lacrime, la morte, il velo della ignoranza e la tristezza del peccato. Che bello risentire questo annuncio di un Padre innamorato, di un Figlio sposo, dello Spirito che è l’Amore del Padre e del Figlio riversato sull’umanità.
Si tratta di uno sposalizio molto particolare. E molto serio, per Gesù. Là nel tempio, sa che mancano ormai pochi giorni alla sua ora, l’ora dello sposalizio definitivo. L’ora del sì d’amore detto fino all’ultimo respiro, in una donazione totale di se stesso sulla croce. Amando la sua sposa infedele e non minacciando nessuna vendetta.
Là nel tempio, Gesù sa pure che dopo pochi giorni avrebbe rivelato ai suoi discepoli che lo sposo delle nozze è anche il cibo del banchetto mistico: nel cenacolo, prima di consegnarsi ai persecutori, si consegna come pane e vino ai suoi amici e a tutti. Geniale invenzione dell’amore di Dio, senza condizioni.
Là nel tempio, Gesù a che il suo è l’unico amore garante di una felicità autentica. Le frasi fortissime della parabola a riguardo dell’indignazione del re sono un richiamo a questa serietà e ad una verità che Gesù a chiara: al di fuori dell’amore di Dio c’è solo una illusione di gioia. In realtà, una vita che rifiuta lo stile d’amore maturo e concreto va a finire in una solitudine piena di ‘pianto e stridore di denti’. Per tutti dunque il desiderio enorme di Gesù è l’abito nuziale. San Paolo dice che vive bene chi si ‘riveste di Cristo’: chi impara a vivere come lui, a mostrare limpidamente nei gesti e nelle parole un cuore che ama e serve Dio e gli altri.
Forse molti credono di poter stare alle nozze dicendo solo ‘Signore, Signore’. Non basta.
E forse molti hanno già l’abito nuziale e non sanno ancora che è lo stile di vita di Gesù Cristo.