Diventare un popolo che porta frutto

Commento al Vangelo del 8 ottobre 2023.

Al Padre sta a cuore il suo Popolo. Che è l’umanità intera. L’ha creata come un contadino pianta la sua vigna e la fa bella e sicura, riempiendola di attenzioni (Mt 21,33-43).

Il Padre, mettendo al mondo noi suoi figli, spera quel che sperano tutti i papà e le mamme: che i figli siano in gamba. Che siano persone sagge. Fruttuose. Capaci di fare delle cose belle, buone, giuste. Persone saporite e inebrianti. Come il buon vino.

Il Padre non vuole fare tutto da solo. Condivide la sua passione per le persone affidandole le une alle altre. Vuole che i suoi figli siano reciprocamente, gli uni per gli altri, dei bravi vignaioli. Si fida. Scommette su tutti, perché tutti, secondo lui, possono farcela.

Il Padre accetta il rischio dell’amore, e cioè che l’amore venga rifiutato. La struttura della libertà ha in sé la possibilità del rifiuto. La debolezza dell’umanità ha in sé la possibilità dell’insensatezza, della non comprensione del vero e del bene. Ha in sé il rischio della distruzione del legame di amore. Proprio il Padre creatore è garante della libertà di ciascuno. Pronto a soffrire per il rifiuto. Pronto a sedurre continuamente pur di affascinare e conquistare i suoi figli.

Il Padre le prova tutte per mostrare la sua premura e la sua misericordia e il suo progetto di fare dell’umanità una sola famiglia, che supera le incomprensioni e le divisioni e le violenze, e si mette in cammino per portare frutto. È disposto a mandare il Figlio. Non si limita a dare delle dritte da lontano. Per mezzo del suo Figlio si mette dentro alla vigna e insieme ai vignaioli. Per mezzo del Figlio continua a dichiarare il suo amore e a condividere il progetto del suo Regno. Per mezzo del suo Figlio mostra la sua disponibilità radicale ad amare. A tutti i costi. Anche a costo che noi gli ammazziamo il Figlio.

E il Figlio glielo abbiamo ammazzato veramente. Ma il suo amore più forte della morte lo ha risuscitato. La morte non ha potuto distruggere la comunione tra il Padre e il Figlio. E la risurrezione ha rivelato che quella comunione indistruttibile è per noi. È per tutti.

Il Padre, che ama seriamente, ci tiene a dirci dunque la sua scelta di amore, e che l’unica fonte dell’amore è lui. E nella sua grande serietà ci comunica che fuori non c’è nulla. Che fuori dalla comunione della Trinità c’è solo pianto e stridore di denti. Che siamo fatti per l’amore e che è una illusione quella di essere felici senza amare, senza portare frutto. Che se vogliamo impadronirci della vigna, della vita, delle persone, alla fine sarà un pugno di mosche quel che avremo in mano.

Il Padre ha posto il suo Figlio come segno forte e stabile nel mondo, come pietra angolare per la costruzione di una umanità nuova. Davanti alla Pasqua di Gesù, cioè alla sua dichiarazione d’amore crocifisso e risorto, bisogna prendere posizione. Prima o poi inciampi nella Pasqua. E devi scegliere se abbracciare il Risorto o lasciarti schiacciare dallo scandalo della croce.