Commento al Vangelo del 3 settembre 2023.
Dopo averci chiesto cosa pensiamo di Lui, in questa domenica il Signore ci spiega bene bene cosa pensa di se stesso e cosa pensa di noi.
Di se stesso Gesù mostra la consapevolezza infinita e profondissima della propria missione. La consapevolezza e la determinazione del suo cammino verso Gerusalemme per mostrare là, nel cuore della religiosità ebraica, la infinita misericordia del Padre. Sa che non basta l’annuncio gioioso accompagnato dai segni prodigiosi che finora ha compiuto. Sa che l’entusiasmo degli inizi va scemando. Sa che non gli resta altro che passare in mezzo alla passione, al rifiuto, alla morte per dichiarare l’amore pazzesco del Padre per gli uomini. E sa che quell’amore indistruttibile farà risorgere il suo corpo mortale. Comprende tutta la fatica e il dramma di questa esperienza. Eppure ci si ficca dentro con un amore senza riserve e tenta di spiegare in anticipo a quei zucconi di discepoli che questa è la via sapiente di Dio per mettere a posto le cose dell’umanità scassata dal peccato.
Pietro (tutti noi siamo Pietro…) non capisce e non ci sta. Vuole insegnare al Maestro che cosa vuole o non vuole Dio. Crede che la potenza non si possa manifestare nella debolezza. Crede che il Cristo e Figlio di Dio non possa lasciarsi calpestare.
E allora Gesù lo rimprovera con fermezza. E rimprovera anche noi, perché ci capita di pensare secondo gli uomini e non secondo Dio…
E allora Gesù spiega a Pietro che cosa deve essere e fare per essere una persona forte e autentica e matura come Lui. Se vuole. Se vogliamo. Spiega che bisogna smetterla con la pretesa di essere Dio, di saperla lunga, di essere padroni della nostra vita e di quella degli altri. Maledetto orgoglio. Spiega che, se vogliamo (benedetta libertà), possiamo mettere i nostri passi sulle sue orme, affrontando con lui e come lui la vita piena di casini. Spiega che, se vogliamo essere saggi, dobbiamo cambiare i connotati al senso che diamo alla parola vita, e alla parola salvezza. Intendendo vita come la intende lui: la partecipazione alla Vita che il Padre ci sta donando e ci vuole donare. Intendendo la salvezza come la intende lui: l’esperienza della vittoria su ciò che ci separa dalla Trinità e ci impedisce di essere felici amando con semplicità e profondità.
Spiega che bisogna chiedersi spesso: per chi vivo? Già: per chi sto vivendo adesso? Per qualcuno o qualcosa che prima o poi finisce? Oppure mi metto a vivere per Colui che mi ama in modo definitivo e che mi regala una esistenza di un amore che non finisce? Per chi vivo?
Se ci mettessimo a vivere per Lui e per gli altri, e smettessimo di vivere per noi stessi e per il nostro godimento, allora cesserebbero le guerre. Sparirebbero le disuguaglianze. Gli stupri non sapremmo nemmeno cosa sono e non esisterebbero quartieri di diseredati. Ci mettessimo a vivere per gli altri non ci sarebbero più i poveri, non ci sarebbero più persone sole. Ci sarebbe un po’ più di paradiso già nella nostra città.