Campo ACR a Caviola – 3 luglio 2023

Bene la prima nottata a Caviola: si riposa al fresco, nel sacco a pelo o sotto la coperta. Alle 8 la casa silenziosa inizia a rumoreggiare e le voci dei ragazzi coprono quella del torrente. Dopo colazione tutti al lavoro per i servizi. La casa è un brulicare di ragazzi in movimento: chi sparecchia e apparecchia, chi lava i piatti, chi pulisce gli ambienti al piano terra e al primo piano.

Poi tutti nella saletta per la preghiera del mattino. Mosè vede il roveto ardente e s’avvicina. E sente la voce di Dio che condivide la preoccupazione per il popolo schiavo in Egitto. Il cuore di Mosè s’allarga a fatica. Anche il nostro cuore, spesso solo e rinchiuso nelle paure, è chiamato ad allargarsi alla premura per i fratelli e sorelle schiavi del mondo intero. Il campo è un piccolo laboratorio per tentare di allargare insieme il cuore al mondo intero, a partire dai compagni di questa avventura.

Oggi ci si allena andando in gita assieme. Già aspettarsi per la partenza è un bell’esercizio. Si sale alla Malga ai Lach, a quota 1815. Attraversato il torrente che scorre tranquillo, si risale sull’altro versante, su uno stretto e ripido sentiero in mezzo al bosco, su su in fila indiana chiacchierando allegramente, nell’aria un po’ afosa e sotto il cielo con qualche nuvola. Preso lo stradone carrabile, quasi sempre ripido, si procede lentamente, fermandosi ogni tanto per ricompattare il gruppo, perché è importante cercar di camminare insieme. Il bosco è bellissimo, anche se si vedono ogni tanto gruppi di abeti ammazzati dal bostrico. Si sa: i ritornelli sono sempre gli stessi. Per qualcuno in coda è ‘Adesso mi fermo’, Per qualcuno in testa è ‘Ma quanto manca?’. Ma pian piano si sale. Mentre il cielo s’annuvola e copre le stupende cime dei dintorni. Alla Malga s’arriva dopo un paio d’ore. È da poco passato mezzogiorno e si pranza sul praticello scosceso, appena arrivati gli ultimi. I panini van giù che è una meraviglia. La teoria di mons. Zerbini è che non ci si deve preoccupare finché nel cielo c’è anche solo un buco d’azzurro. E infatti, sparito anche quello inizia a gocciolare. Il tempo di riparare sotto le pensiline della malga e il cielo scarica acqua e grandine a volontà. Ci tocca ordinare qualcosa alla malga, mentre s’aspetta chiacchierando e giocando. La panna cotta, la crostata e lo strudel meritano veramente!

Quando spiove si decide di scendere. Tutti con l’impermeabile ci si incammina sullo stradone infangato e con i rivoli d’acqua, specie quando ricomincia a piovere lentamente, quella pioggerellina autunnale che ti carezza continuamente. E non smette mai. Un’oretta e mezza e siamo a casa, comunque allegri tra chiacchiere e barzellette. Il torrente ora è ingrossato e limaccioso e fa un po’ impressione. Sembra un fiume di cioccolata al latte.

Le cuoche hanno preparato un the caldo e provvidenziale, prima della doccia che ristora tutti. C’è tempo prima di cena. La pioggia un po’ si ferma e si gioca in cortile. E prima di cena ci sta anche un momento per la regola di vita: una riflessione sui comandamenti.

Finiti i servizi per sistemare le cose della cena, tutti in saletta. Fuori acqua e fulmini e tuoni. Gli educatori riescono finalmente a far funzionare l’impianto: il film è Soul. Il chiacchiericcio finisce prestissimo. Non si capisce se perché il film piace o se perché il sonno annebbia tutto.