Luce del mondo!

Commento al Vangelo del 19 marzo 2023.

Preparandoci alla Pasqua, siamo in cammino con Gesù e assistiamo ai suoi meravigliosi incontri. Quello con la donna di Samaria (Gv 4) ci ha aperto al mistero della vita zampillante che Dio ci vuole donare nel suo Figlio che vince la morte e consegna lo Spirito. Oggi siamo in compagnia di un uomo cieco dalla nascita, al quale il Signore dona la vista, perché Lui è ‘la luce del mondo’ (Gv 9,1-41). ‘Segno’ importante: all’inizio del suo racconto, l’evangelista Giovanni ci aveva già presentato il Verbo dicendo che ‘veniva nel mondo la luce vera…’

Mettiamoci nei panni di quel cieco nato. Mai aveva visto la luce. Non poteva lavorare. Viveva di elemosina. Non è uno che chiede qualcosa a Gesù, come fanno altri. È uno che non ha nulla da perdere. Non ha pretese.

Viene raggiunto gratuitamente e improvvisamente da Gesù che ‘passa e vede’ (quante volte questa coppia di verbi nei vangeli!) e si avvicina. Si sente toccare gli occhi dalle mani di Gesù che plasma la terra ed è fonte d’acqua viva. Quell’uomo è ricreato da quei gesti semplici di Gesù e dalla sua obbedienza immediata.

È un uomo che, toccato da Gesù, si rimette in cammino per riacquistare la vista vera, cioè lo sguardo su Dio e sul mondo. È bellissimo: si lascia condurre dalle discussioni attorno al Signore, che all’inizio è semplicemente ‘l’uomo chiamato Gesù’, uno di cui tranquillamente dice di non sapere nulla. Dialogando e discutendo con i farisei e gli scribi che lo interrogano, si lascia lavorare interiormente dalle loro domande. Gesù è un peccatore perché lavora di sabato o viene veramente da Dio? Nella discussione, ‘colui che era stato cieco’ prende ben presto posizione: ‘è un profeta!’. Lo avevamo già sentito dalla bocca della donna samaritana… Profeta è uno che parla e agisce in nome di Dio. E poco dopo, articola (lui, il mendicante che non aveva nulla da perdere) una riflessione logica e teologica tanto semplice quanto profonda e provocante per i suoi interlocutori schiavi del loro potere e dalla pretesa di vederci chiaro nelle cose: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». È la fede dei semplici, che sanno ‘vedere’ i segni della presenza di Dio e imparano a decifrarli alla luce della relazione con Dio, in un atteggiamento di ascolto e di disponibilità a fare la sua volontà.

Arriva il colpo finale di Gesù, regista discreto e appassionato della vicenda che ha avviato e seguito da lontano. Sa che quell’uomo è stato cacciato fuori dalla cerchia religiosa ufficiale e lo cerca ancora, e lo trova e lo fa entrare nella esperienza più piena della fede: il dialogo con lui. Si fa riconoscere come Figlio dell’Uomo proprio nella relazione personale: «Lo hai visto: è colui che parla con te!». Curioso: alla samaritana aveva detto la stessa cosa, facendosi riconoscere come ‘Cristo’: «Sono io, che parlo con te».