Acqua viva!

Commento al Vangelo del 12 marzo 2023.

Stiamo vivendo il cammino quaresimale di preghiera, elemosina e digiuno. La preghiera in casa (nel nostro angolo di preghiera) e in chiesa, il digiuno che abbiamo scelto come esercizio di libertà, la carità per condividere la nostra persona e le nostre cose con gli altri: tutti modi per assomigliare di più alla persona matura e bella del Signore risorto!

Oggi viviamo un passo del nostro cammino in compagnia di una donna che ha incontrato Gesù a Sicar, in Samaria (Gv 4,5-42). È simpatica e vivace, affaticata e in ricerca. Un po’ ci rappresenta tutti. Cerchiamo acqua viva come lei, assetati nella calura. Cioè cerchiamo amore vivo come lei, che aveva avuto tante delusioni, forse per le sue fragilità, forse per quelle degli altri. Come lei ci stupiamo un po’ che uno straniero ci chieda da bere, tanto più che abbiamo saputo che questo straniero è il Signore stesso che ha sete, sete d’amore, del nostro amore. Come lei, non capiamo bene che pure noi possiamo diventare sorgenti zampillanti di acqua viva per gli altri (Gv 7,38). Ancora, come lei abbiamo voglia che qualcuno ci capisca e riesca a guardare alla nostra vita (anche ai nostri fallimenti) senza condannarci, ma aiutandoci a guardare con fiducia noi stessi e gli altri.

Gesù guarda con affetto quella donna e pazientemente si mette in dialogo con lei, portandola pian piano, accettando pure gli iniziali malintesi, più in profondità. Parlano della loro sete (per Gesù crocifisso vedi anche 19,28…). Parlano del modo vero di amare Dio. Della attesa di quell’inviato di Dio (il Messia) che deve finalmente mettere a posto le cose nel mondo. E lei si apre pian piano. Gli piace quell’uomo Giudeo: finalmente uno che non la vuole strumentalizzare o guardar male. Uno che la porta in profondità. Quel ‘Giudeo’ è un ‘’profeta, e vale la pena di farlo conoscere, perché l’ha trattata bene e ha mostrato di conoscerla con tutta la sua storia complicata. Lui si è aperto a lei, svelando a un certo punto umilmente e fermamente la sua identità di Messia: “Sono io, che parlo con te”. È Colui che veramente dà l’acqua viva dello Spirito che appaga la sete d’amore.

E infatti la Samaritana diventa subito una ‘missionaria’: vale la pena di far conoscere quell’uomo che forse è proprio il Cristo! Mette in modo un vortice di movimento attorno a Gesù (qui ci sono altre due parole importantissime: ‘venite a vedere’). Il quale amabilmente ‘rimane’ (quanto è importante questo verbo per tutto il racconto di Giovanni!) due giorni in quella comunità che impara a conoscerlo direttamente e non solo dalla testimonianza della donna: la fede è sempre l’esperienza personale di un incontro personale con il Signore, pur favorito dalla testimonianza degli altri.

Noi assomigliamo alla samaritana, ma anche ai discepoli di Gesù. Lo lasciano per andare a far la spesa, e quando tornano ‘si meravigliano’ di vedere il maestro, da solo, al pozzo, con una donna samaritana. Ma non hanno il coraggio di far domande. E faticano ad entrare nella logica missionaria del Signore, che non si lascia ingabbiare nelle convenzioni sociali e nei pregiudizi. Lui ne approfitta per educarli, paziente pure con loro, superando il malinteso sul significato più vero del pane. Vuole che si rendono conto di essere nell’avventura del Regno, del progetto del Padre che vuole fare di ogni persona grano buono per nutrire gli altri. E per fare il grano buono ci vuole una sinfonia di operai che seminano per altri e raccolgono quel che altri hanno seminato, con grande libertà. Con grande gioia.