C’è gioia…

Commento al Vangelo e omelia dell’11 settembre 2022.

Con stupore riascoltiamo oggi il capitolo 15 dell’evangelista Luca: le parabole della misericordia. Viene la pelle d’oca davanti a questo testo meraviglioso, in cui il cuore di Gesù ci apre con semplicità il cuore del Padre suo e Padre nostro. In quel pastore che cerca e trova la pecora perduta, in quella donna che cerca e trova la moneta persa in casa, in quel padre che ritrova il figlio perduto e che attende in casa il figlio maggiore noi possiamo intuire qualcosa dello sguardo di Gesù e del Padre verso ciascuno di noi e verso ciascuno fratello e sorella che sono al mondo. Sguardo che è specchio del cuore, del pensiero profondo e dell’atteggiamento stracarico di amore che viene delicatamente riversato su tutti.

Tra le caratteristiche di questo sguardo che mostra il cuore divino, Gesù rivela con forza l’esperienza della gioia. Sì, il nostro Dio è pieno di gioia da condividere. Il pastore della parabola, trovata la pecora, e la donna, trovata la moneta, vivono una gioia incontenibile. Una gioia che deve essere subito condivisa con gli amici e le amiche, con i vicini e le vicine di casa. Il padre, dal canto suo, visto rinascere il figlio, coinvolge nella festa tutta la casa. Con una urgenza che cerca di comunicare anche al fratellone: ‘si doveva’ fare festa!

Ma esattamente qual è il motivo della festa? Gesù è molto chiaro: recuperare un rapporto, cioè recuperare la vita. «Vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte… Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Potremmo provare a pensare alle cose che nella vita ci danno più gioia… Spesso sono le cose che abbiamo o conquistiamo: una gioia effimera e instabile. Altre volte sperimentiamo che sono i rapporti belli, quando qualcuno ci dimostra che ci vuole bene o quando noi riusciamo a voler bene a qualcuno e a fargli del bene: una gioia più profonda e duratura, ma sempre condizionata dalla instabilità delle nostre persone. La gioia più profonda viene dall’esperienza di amore più forte e radicale, che è l’accoglienza infinita di Dio nostri confronti, la scoperta che Lui è sempre in ricerca di noi e del nostro amore umile e libero, che Lui ci ha dichiarato la ferma decisione di perdonarci sempre, che Lui nella morte e risurrezione del suo Figlio ci ha aperto la sua casa per sempre.

Forse la gioia più profonda viene anche dalla scoperta che la Trinità non è un freddo frigorifero, ma un fuoco di relazioni d’amore che traboccano di gioia. E se ci pensassimo un po’ di più quando ci mettiamo a pregare personalmente o quando la incontriamo nella Messa?!