Vento e fuoco

Commento al Vangelo del 5 giugno 2022.

Omelia nella Veglia di Pentecoste (4 giugno 2022 – Iniziazione cristiana di Laetitia):

Ricordiamo il venerdì santo. L’evangelista Giovanni, raccontando il momento della morte del Signore, dice (19,30): «Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito». Nel momento della massima espressione del suo amore e dell’amore del Padre, emettendo il suo ultimo e definitivo respiro, Gesù dona lo Spirito! Nessuno se ne accorge. I discepoli guardano da lontano: hanno paura e lo hanno rinnegato

Ricordiamo il giorno di Pasqua. Nel primo incontro con i discepoli rinchiusi e impauriti, storditi dalla notizia della tomba vuota, Gesù dona Pace, mostra le sue ferite d’amore e (sempre secondo Giovanni): «…disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo». Gesù conferma il dono del suo respiro vitale. E lo fa ancora come espressione di un amore infinito, di un affetto scandaloso verso chi, pur amico da tempo, non aveva resistito alla durezza e alla paura della passione.

E a Pentecoste? Dopo molti giorni in compagnia di Gesù risorto, dopo averlo visto ascendere al cielo, i discepoli sono ancora rinchiusi e smarriti. C’è bisogno di un evento educativo forte perché si rendano conto del dono dello Spirito, perché si accorgano della potenza dall’alto che sconvolge veramente le loro vite e le mette nel movimento missionario che dal Padre passa per il Figlio e dal Figlio passa a ciascuno di loro. Con lo scuotimento forte del vento e il calore dolcissimo della fiamma dello Spirito, finalmente gli amici di Gesù si mettono in movimento, con gioia e forza. E nasce la Chiesa, che finora era stata come in gestazione, preparata dalla cura materna di Gesù e del Padre. Nasce dal vento e dal fuoco. E vive oggi e sempre del vento e del fuoco dello Spirito.

Chissà se ci pensiamo ogni tanto, o se siamo (personalmente e come Chiesa) in una sorta di bonaccia, di quiete dalla quale non ci vogliamo far scomodare; oppure in una freddezza che guarda solo con un po’ di nostalgia al tumulto (semmai l’abbiamo avuto) dell’innamoramento per il Signore…

Lui, il Signore, con il Padre, non è mai quieto. Non è mai freddo.

Che bellezza il vento. Il vento impetuoso che con la sua forza e imprevedibilità è capace di suscitare fascino e perplessità insieme, di scombinare i piani di sicurezza che ci siamo dati, di portare Parola e vita fresca, di trascinarci in una rinnovata avventura del Regno. Nelle nostre giornate, se ce ne accorgiamo, c’è sempre questa ventata fresca di novità: ascoltando (nella preghiera) questa brezza talvolta leggera e talvolta travolgente possiamo vivere sospinti dallo Spirito per raggiungere gli altri con parole buone, con gesti di servizio, con iniziative di solidarietà. E insieme possiamo accorgerci che nelle esperienze di attenzione e di dialogo bello e di aiuto e di incoraggiamento che riceviamo dagli altri soffia il medesimo Spirito. Lo Spirito ci sospinge gli uni verso gli altri, fratelli conosciuti (con cui è più facile) e sconosciuti (con cui è più difficile), creando sempre nuovi vortici di vita buona.

Che bellezza il fuoco. Dall’unica fonte dell’amore (Benedetto XVI ha detto una volta che l’Eucaristia è una centrale atomica dell’amore) si irraggiano luce e calore in modo personalizzato su tutti i discepoli del Signore. Continuamente anche su ciascuno di noi si posa la fiamma dello Spirito. Che scalda i nostri cuori ghiacciati e induriti, i nostri rapporti irrigiditi nelle paure e nelle ripicche. La fiamma dello Spirito che ci vuole fondere e purificare togliendo da noi le scorie del peccato, dell’egoismo, della paura, dell’orgoglio. In questo giorno di Pentecoste guardiamo in modo rinnovato al mondo, amatissimo dalla Trinità. E ci uniamo al desiderio che non siano più i venti di guerra e nemmeno le fiammate delle esplosioni a flagellare tanti fratelli e sorelle. Ci associamo al desiderio dello Spirito che sta sicurissimamente tentando di scuotere i cuori dei potenti, e di riscaldarli perché cessi ogni forma di violenza e di sopruso, e si facciano passi di giustizia e di fraternità.