Commento al Vangelo del 29 maggio 2022.
Una festa bellissima, quella dell’ascensione: Gesù porta definitivamente nell’abbraccio del Padre la nostra umanità. Salendo al cielo il Signore risorto non smette la condivisione della nostra natura umana, ma porta a compimento il progetto d’amore che sta dietro la creazione e la salvezza: farci partecipi della natura divina. Qualcuno osa dire ‘divinizzarci’.
Gesù sale al cielo, dicendo però che rimane con noi, tutti i giorni, fino alla consumazione del tempo.
E lo riconosciamo, il Signore operante con il suo Spirito, nel dono della Parola e dei Sacramenti. Asceso al cielo, Gesù si fa ascoltare quando leggiamo la Bibbia e tocca la nostra carne con l’acqua del battesimo, con il pane eucaristico, con il profumo del crisma, con la dolcezza degli sposi, con la guida dolce e sicura dei pastori, con la guarigione della confessione e la forza dell’olio degli infermi.
In questa domenica riconosciamo in modo ancor più gioioso e concreto questa Presenza amante della Trinità, lo Spirito che soffia e ci avvolge e ci impregna e ci trasforma. Nei ragazzi che ricevono il dono della Confermazione e negli altri ragazzi che per la prima volta possono mangiare il Corpo e bere il Sangue del risorto sperimentiamo la fedeltà di Gesù. E nello stesso tempo ci sentiamo chiamati, invitati, attratti in modo rinnovato. Pregare per i ragazzi infatti è compromettente: che ne stiamo facendo noi adulti del dono del battesimo e della cresima? Che ne stiamo facendo della possibilità di essere in comunione strettissima con il Signore? Che ne stiamo facendo della nostra vita? È una vita ispirata dallo Spirito e inventata con Lui? È una vita di servizio e di comunione per espandere il servizio e la comunione dell’Eucaristia?
Il Signore fedele si offre a noi proprio in questo tempo. Ne abbiamo bisogno oggi. In questi giorni faticosi per la nostra società provata dalla pandemia e dal disorientamento creato dalla situazione internazionale così critica. In questo tempo nel quale il sogno della pace sembra infrangersi e tornano con impressionante violenza le logiche della guerra, della contrapposizione disumana degli eserciti. In questo tempo in cui la logica del vangelo a molti pare stupida e impraticabile, mentre sembra più intelligente a molti rinunciare alla politica e alla diplomazia e al dialogo stando arroccati sui propri interessi senza capacità di guardare al mondo come una umanità in cammino verso l’unità… Il Signore fedele e testardo si ripropone come nostro nutrimento e nostra sapienza per aiutarci a costruire il suo regno, a camminare nella sua giustizia e nella sua pace. Con umile atteggiamento profetico.