Commento al Vangelo e omelia del 17 aprile 2022 (Gv 20,1-9)
In questo mondo, oggi, Dio fa la Pasqua. La Trinità rinnova ancora una volta la sua dichiarazione d’amore a tutta l’umanità, che vuole testardamente riunire in una sola famiglia. Perché ogni uomo e ogni donna che esistono sulla terra, che lo sappiano o no, sono figli del Padre, sono fratelli e sorelle. Sì, siamo fratelli e sorelle, e nello stesso tempo lo dobbiamo diventare. Lo siamo nel dna della nostra identità umana, e lo dobbiamo diventare nella concretezza della nostra storia.
È impressionante constatare quanto il legame profondo che unisce tutti sia spesso sepolto, nascosto, negato. Ed è impressionante la pazienza di Dio che, come padre misericordioso, non smette mai di sperare che i suoi figli vivano in pace. E la sua fedeltà nel rinnovare l’esperienza della risurrezione.
Contempliamo bene l’evento della risurrezione di Gesù, rileggendo i vangeli (che sono l’unica porta di accesso a quei fatti e al loro significato). Qual è la preoccupazione principale del Signore risorto? Qual è il contenuto più importante di questo regalo che il Padre ha fatto al suo Figlio e a noi?
Il primo aspetto che vediamo è il fatto che il corpo di Gesù è tornato in vita. I discepoli lo possono vedere, lo possono toccare, lo possono ascoltare.
Il secondo aspetto è che questo corpo è sì quello che era appeso alla croce, ma è anche qualcosa di nuovo, di bello: un corpo glorioso, non più limitato da nulla.
Ancora, se andiamo di più al cuore della esperienza della risurrezione lasciandoci guidare da Gesù, vediamo che la cosa più importante che gli sta a cuore è il legame con i suoi. Essere risorto vuol dire prima di tutto poterli ancora chiamare figlioli, poter camminare con loro, poter conversare e cercare la sapienza, poter vivere una relazione di affetto, potersi ancora offrire nella compagnia eucaristica. Che se ne fa Gesù di un corpo glorificato? Non è stato risuscitato per i suoi interessi, per poter fare all’infinito i cavoli suoi. Dio Padre lo ha risuscitato per offrire ai discepoli, e a tutti gli uomini, un incontro di comunione, di vita, di pace.
Già, la pace… Pensiamoci: Gesù si presenta a chi lo aveva rinnegato senza pretendere le scuse prima di donare la sua rinnovata amicizia. Non sta neanche lì a discutere. Si presenta di sua iniziativa a chi non aveva capito un tubo della sua promessa e offre in modo completamente gratuito la sua premura, la sua amicizia, la sua comunione. Gesù offre gratis la pace. Non come la da il mondo, ma come lui solo, con il Padre e lo Spirito, può fare.
Ma c’è un altro mistero da considerare, che ci tocca profondamente. L’umanità inchiodata sulla croce e uscita dal sepolcro è quella che il Figlio di Dio ha assunto incarnandosi. È la nostra carne, alla quale Egli si è unito indissolubilmente. Lui non aveva bisogno di vincere la morte. Noi sì. Ma da soli non ne eravamo capaci. Né di venir fuori dalla tomba, né di sistemare la faccenda del peccato. Né di darci una esistenza fisica definitiva, né di darci una capacità di amare non più bloccata dal peccato (che è la seconda morte). Questo vuol dire che quella relazione che Gesù ci offre da risorto rende risorta la nostra persona. Dicendo sì alla sua proposta di comunione e di amicizia, noi ci leghiamo a lui e alla sua vita definitiva, tanto che la morte anche per noi non sarà la fine, ma una Pasqua, un passaggio alla condizione definitiva della nostra esistenza di figli, tutti insieme, nella famiglia del Padre. Auguri di Buona Pasqua a tutti. Il legame con Gesù risorto sia per tutti forza per crescere nella maturità personale, sia riferimento per affrontare le difficoltà, anche le più grandi, sia motivo che spazza via ogni scusa che impedisce di voler bene agli altri, a tutti, ai poveri. Insieme: non c’è niente di più difficile, ma non c’è proprio niente di più bello di camminare con il Risorto.