Felici secondo Gesù

Commento al Vangelo del 13 febbraio 2022.

Difficile trovare nel vangelo una pagina più scomoda di quella delle beatitudini (Lc 6,17.20-26). Nella loro franchezza e trasparenza, queste parole ci sconcertano sempre un poco. E ci verrebbe forse da minimizzarle, da considerarle un ideale certo affascinante, ma in qualche modo irraggiungibile Come se la salvezza fosse a buon prezzo e la sequela fosse un impegno eccezionale di pochi, invece che comandamento divino per tutti i cristiani. Tanto più che, dalle nostre parti, non ci sono persecuzioni evidenti contro i cristiani, e ciò sembra allontanare l’urgenza del vangelo. 

A chi parla Gesù? Luca è molto esplicito: quelli che ascoltano Gesù sono molti, radunati in una pianura adatta per raccogliere folla. Ci sono i discepoli (non solo gli apostoli!) e poi molta folla, non solo di Israeliti, ma anche di stranieri. Non è, insomma, un messaggio ‘riservato’ agli iniziati. Al contrario: le beatitudini sono il programma di vita di ogni cristiano. Vuoi sapere, chiunque tu sia, come pensa e vive un cristiano? Eccoti le beatitudini. Ecco la parola di Gesù per te, oggi; per te che ti fidi di Dio, per te, che vuoi «gettare le reti» sulla parola del Signore. Ecco cosa ti fa felice («beati…») e quel che sicuramente ti distrugge («guai…»). Non possiamo far finta di non essere interessati: tutti cerchiamo di essere felici… E la domanda è provante: in che cosa cerco la felicità adesso?

Il Regno e i poveri. La felicità per Gesù ha a che fare con il Regno di Dio. L’irruzione del Regno nella storia porta Gesù ad affermare il capovolgimento nella logica della felicità. Gesù constata che il Regno è annunciato ai poveri e da loro accolto, ed esulta per questo, e invita ad esultare. Egli non richiede in primo luogo dei comportamenti o dei meriti morali. Il Regno viene, inatteso, gratuito e potente con la sua carica di abbondanza, di gioia e di ricompensa. Solo i poveri (nel senso materiale del termine), gli affamati e i sofferenti hanno il cuore libero per accoglierlo e goderne.

Perseguitati perché cristiani. Luca, poi, sembra proporre un altro punto di vista, sviluppando l’ultima beatitudine («quando vi odieranno, vi rifiuteranno, vi insulteranno…»). Non parla di poveri, affamati e afflitti qualsiasi, ma di gente che è tale perché è cristiana, perché ha accolto il Regno e ha rifiutato il mondo, e dal mondo è stata rifiutata! Perché il Regno è la vera ricchezza, la vera consolazione, vero cibo, vera gioia. Si compie la profezia di Is 61 che Gesù ha messo alla base del suo programma (cf Lc 4,18). Come si permette Gesù di capovolgere così la logica del mondo? Il fatto è che lui ha vissuto così, ed ha vissuto in pienezza! Così vive l’uomo che cerca la pienezza della sua esperienza umana, della sua felicità!

Ricchezza pericolosa. I ricchi, da parte loro, non hanno il cuore libero. E così i sazi e quelli che se la godono ora. Non è la ricchezza in sé che porta guai. A mettere nei guai è la mentalità autosufficiente del ricco, di chi pensa di non aver bisogno del vangelo, di chi non si cura dell’eternità della vita (oppure ci prova, ma è bloccato proprio dalle ricchezze, come il capo ricco che interroga Gesù in Lc 18,18).Felici, ma quando? Quando accade la felicità delle beatitudini? C’è un gioco studiato di verbi al presente e al futuro. Per Luca la prospettiva è escatologica: riguarda cioè il farsi presente definitivo di Dio, il Re buono che si occupa dei poveri. Questa azione culminerà nel giorno finale della retribuzione: allora Dio innalzerà chi «adesso» ha fame e soffre e abbasserà chi «adesso» è sazio e ride. Ma per i poveri e i perseguitati (così come per i ricchi e per quelli che cercano i complimenti degli altri) non è questione di tempo, bensì di scelta: è adesso che si sceglie di accogliere il Regno e fondarsi in Dio. Anche se può portare alla persecuzione. Il Regno di Dio è qui, oggi stesso, tra quelli che lo scelgono, che vogliono entrarvi.