La Trinità nella Messa e nel presepe

Novena di Natale 2021 – 24 dicembre

Signore, con alcuni bambini della parrocchia ci siamo fermati davanti al presepe della chiesa prima di andare a scuola. Ci hai aiutato a contemplarti con alcune parole prese dalla Bibbia: dai profeti e dai salmi che parlano di te. Uno di questi bambini ha detto che la frase più bella per lui è «Se tu squarciassi i cieli e scendessi…!». Ha detto che è una frase bella, ma non sapeva dire il perché… Ha sempre colpito molto anche me questo squarcio nei cieli. Come lo squarcio nel velo del tempio alla tua morte…
TI guardiamo nel presepe, Signore, assieme ai pastori che hanno visto il cielo squarciarsi e da dietro la tenda che oscurava la loro visa spuntar fuori un sacco di angeli che facevano dei complimenti a Dio e agli uomini da lui amati. Il nostro sguardo però, in questo ultimo giorno della Novena, cerca di andare ancora più in profondità, dietro agli angeli in coro. Desideriamo contemplare il Padre, e te affettuosamente abbracciato a lui, e lo Spirito che vi lega infinitamente perché è il vostro amore, la vostra vita, la vostra stessa felicità. Così risaliamo dal presepe alla Trinità, perché la tua incarnazione è una opera trinitaria. Mi immagino il vostro meraviglioso dialogo, quando guardando il mondo da voi creato e amato, vedendolo immerso nelle tenebre avete cercato di pensare quel che si poteva fare per riempirlo di luce, e avete deciso che tu, il Figlio generato eternamente dal Padre, ti dovevi prendere la briga di diventare uomo e mettere dentro alla nostra umanità lo stesso amore che c’è tra te e il Padre nello Spirito Santo.
Per questa via forse possiamo capire tante cose, Signore: sulla terra hai vissuto quel che si vive nel cielo. Hai vissuto il dono semplice e umile a noi, perché nella Trinità non c’è altro che dono. Hai vissuto la delicatezza dell’amore perché nella Trinità esiste solo dolcezza e non c’è traccia di violenza. Hai vissuto il perdono fino all’ultimo respiro perché nella Trinità non esiste vendetta o rancore. Hai vissuto la compassione perché nella Trinità non c’è altro che prendersi a cuore l’uno dell’altro. Ti sei messo tra le braccia di Maria e Giuseppe perché sei abituato, nella Trinità, a stare tra le braccia del Padre. Grazie, Signore perché hai accettato di squarciare i cieli, di farci vedere la forma che ci hai dato quando ci hai creato a tua immagine e somiglianza. Ti assomigliamo proprio e soprattutto in questo: nella capacità di comunione. Veniamo infatti da te che sei il Figlio infinitamente unito al Padre nello Spirito.