Distruggete pure…io farò risorgere!

Commento al Vangelo del 7 marzo 2021.

Il nostro cammino quaresimale è iniziato nel deserto, dove Gesù ci ha raggiunto per condividere la nostra tentazione e darci la sua vittoria. Poi siamo saliti con lui sul monte, dove ha tentato di mostrarci il mistero della bellezza che vuole donare a ciascuno di noi. Non ci abbiamo capito molto, ma siamo affascinati da lui e desiderosi di capire che cosa significa risorgere dai morti: intuiamo che c’è di mezzo una vita fatta di un amore definitivo…

Per darci questa bellezza della vita risorta, il Signore ha dovuto portare a compimento ciò che Dio Padre aveva iniziato a far sperimentare al suo popolo: l’incontro con Lui nel Tempio di Gerusalemme (Gv 2,13-25). Il Padre lo aveva donato come luogo di incontro vero per la riconciliazione e la comunione, ma la cosa era stata largamente fraintesa e pure fatta oggetto di sfruttamento. Venditori di bestiame e banchieri facevano affari (d’intesa con le autorità del tempio) sfruttando la religiosità della gente, un sacco di gente che si recava al Tempio per pregare, secondo le indicazioni di Mosè. Mi immagino Gesù, che fin da piccolo vede questo scempio ogni volta che va a Gerusalemme. Sa di essere il Figlio mandato dal Padre per offrire a tutti la possibilità di un rapporto più autentico con Dio. Sa che la fase storica del Tempio è ormai passata: non ce n’è più bisogno, perché è Lui il nuovo ‘luogo’ in cui si può incontrare il Padre. «Dio nessuno l’ha mai visto: solo il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18). Il gesto rumoroso di Gesù (cacciare fuori venditori e bestie, rovesciare i banchi pieni di soldi) ha certamente un senso di richiamo morale, ma ha anche il senso più profondo di manifestare la presenza del Messia che mette in chiaro le cose a riguardo del rapporto con Dio, un rapporto che è assolutamente gratuito, che non va ‘conquistato’ o pagato: a Dio semplicemente bisogna aprirsi con fede, perché è Lui che ti viene incontro con la sua misericordia senza limiti.

I presenti, specie i capi, naturalmente chiedono spiegazione a Gesù: chi sei per fare queste cose? E Gesù, anche questa volta, non ha fretta di spiegare tutto con le parole: si limita a parlare di un tempio che può essere distrutto dagli uomini, ma che lui sa ricostruire in tre giorni…L’allusione alla esperienza della croce e della risurrezione non poteva essere capita. Ma le sue parole rimangono proprio impresse («i suoi discepoli si ricordarono…») e rifioriscono «dopo che fu risuscitato dai morti».

Chissà che non capiti anche a noi, che dopo la Pasqua di quest’anno capiamo un po’ meglio cosa vuol dire essere aiutati da Gesù nella lotta, essere partecipi della sua bellezza, essere risuscitati assieme a lui dalla morte del peccato (dalla incapacità di amare) per vivere un rapporto proprio bello con Dio! Possiamo rileggere anche questo episodio così intenso guardando lo stile della beatitudine di Gesù: è lo stile di uno affamato e assetato della giustizia, che vuole la pace tra Dio e il suo popolo, disposto ad essere perseguitato pur di dichiarare la misericordia del Padre per i poveri e coloro che erano oppressi perfino dalle autorità religiose…