24 dicembre – BEATI VOI QUANDO VI INSULTERANNO…
Hai pensato proprio un gran finale per le tue beatitudini, Signore! «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi» (Mt 5,11-12).
Notiamo che insisti: da una parte sulla promessa di gioia, dall’altra sulla pesantezza della situazione che i tuoi discepoli possono vivere.
Oltre alla promessa ‘Beati voi’, aggiungi l’invito, quasi il comando ‘Rallegratevi ed esultate’! Sfoderi ancora il tuo desiderio di gioia e di felicità per noi. Annunci di nuovo che il cuore del Padre non vuole altro che farci e vederci contenti per sempre. Evidentemente, dentro di te questa fiamma di gioia non teme confronti: è un fuoco d’amore così forte che niente e nessuno può spegnere.
Nemmeno gli insulti, la persecuzione, le bugie dette su di te. Nemmeno ogni sorta di male. E lo vediamo, Gesù, in tutta la tua vita. Contempliamo ancora (lo abbiamo già fatto ieri) la tua dignità, il tuo signorile silenzio, la forza gigantesca dell’amore nel tuo cuore dentro all’uragano della passione e della crocifissione. Contempliamo ancora l’incrollabile e intimo legame con il Padre. E il fondamento della tua gioia in quel legame sicuro. Forse è proprio la partecipazione a questo legame ciò a cui alludi quando parli della nostra ricompensa nei cieli.
Ma se pensiamo alla nostra esperienza, Signore, che fatica! Quando ci insultano, ci viene da ribollire dentro. Se uno ci da un cazzotto, gliene daremmo indietro almeno due. Se uno dice male di noi, siamo prontissimi a tirare fuori ogni scusa e ogni giustificazione, e anche a dir male di lui a nostra volta e a trovar qualcosa da rinfacciargli subito. Se uno rovina la nostra immagine, andiamo su tutte le furie. Ci pare di perdere dignità. Non vogliamo essere sminuiti, non vogliamo avere l’indice di gradimento basso, non vogliamo perdere il consenso.
Quanto dobbiamo crescere, Signore, per godere di quella beatitudine che tu ci dai a piene mani… Grazie, Signore bambino nel presepio: ti accogliamo e ci rimettiamo alla tua scuola. Alla scuola di Nazaret, dove hai passato la maggior parte della tua vita per ficcare la tua beatitudine dentro alla quotidianità della vita famigliare, di paese, di amici, di lavoro. Alla tua scuola come maestro incamminato verso la Pasqua, piena manifestazione della misericordia del Padre verso tutta l’umanità. Alla scuola del Regno dei cieli, verso la cui piena affermazione va la nostra storia: attendiamo la tua venuta definitiva Signore dei cieli nuovi e della terra nuova!