Giorgio Cavicchi
Oggi ci si sveglia presto ad Esztergom. Il sole entra dalle finestre all’altezza giusta per bruciare le retine a chi si azzarda a guardare fuori. È ferragosto ovviamente e fa caldo. Ma non a Esztergom, qui l’unica cosa calda è il culone della signora Gabriella, che purtroppo ci ha lasciato soli il giorno prima. Diciamo messa in uno stanzino chiaramente illuminato dall’abbagliante luce di Dio che volenti o nolenti ci tiene costretti ad una postura quasi monastica. Dopo una veloce e sbrigativa pulizia della casa+colazione al bar, ci dirigiamo verso l’abbazia di Pannonhalma. Questa antichissima abbazia benedettina si innalza imponente lungo un verde e longilineo tratto collinare. Una volta entrati e infilate le cuffie per l’ascolto dell’audio guida, scopriamo dopo poco tempo gli incredibili tesori medievali che essa racchiude: “la stanza della scagatio”, le tracce delle sapienti mani degli artigiani medievali (tali “scappellatori”, secondo quanto riportato dall’audioguida) e una incredibile biblioteca piena zeppa di libri. Terminata la visita, lungo il percorso che ci fa assomigliare più a dei pellegrini che a turisti, decidiamo che è il momento di andare alla vineria dell’abbazia, come fosse meta di culto. Il viaggio di ritorno verso il lago Balaton è preceduto da un evento di tale disagio da entrare di diritto negli eventi storici che vanno sotto il nome di patrimonio dell’umanità UNESCO: pic-nic in mezzo al parcheggio dell’abbazia a base di birra, multivitaminico, cavolo fucsia, pane, salame ungherese e maionese. In questi attimi che potremmo definire “rustici”, riviviamo scene tratte dal drammatico film “Zeta la formica”. Durante il viaggio verso il lago Balaton, cominciamo a sentirci già più in clima ferragosto. Entriamo nello stabilimento e veniamo accolti immediatamente da un bagnino un po’ basso e peloso che ci mostra dove sono i bagni per cambiarsi. È molto timido, infatti dopo pochi secondi lo perdiamo subito di vista. Evidentemente a ferragosto c’è molto lavoro da fare. Senza farci troppe domande entriamo in acqua. Non limpidissima certo, ma ricca di flora e fauna tipica della zona: molto presente infatti il timo marino e il tipico ragno-gesù dei laghi. Il bagno non dura molto e iniziamo subito con le bische clandestine e le parole crociate. Il tempo vola quando ci si diverte e una volta calato il sole ci accorgiamo che è ora di cena. Ovviamente siccome era molto tardi per cenare (le 19 erano appena passate), lungo il lago ci hanno chiuso in faccia tutti i bar e i locali. Rassegnati al divino insegnamento osiamo richiamare Laszlo, che ci dà il nome del contatto di kővágóörs, un certo Giuseppe di Bolzano. Un signore simpatico e preparato, che con un tedesco impeccabile ci spiega le meraviglie della nostra nuova abitazione: una canonica fatiscente con doccia esterna. Queste condizioni ci bastano per esaltarci al punto giusto da fare la doccia e poter quindi tornare a casa con qualcosa da raccontare. Prima però, ci attendono al ristorante dove un’ottima zuppa di pesce sigilla le nostre papille gustative, occlude le nostre vie respiratorie e buca i nostri esofagi. Finita la cena, decidiamo di comportarci all’italiana: rimanere oltre l’orario della chiusura per un caffè. Una volta pagato e salutato il buon cameriere Riccardo, finiamo a letto immediatamente: domani sveglia presto per ripartire alla volta dell’Italia. Ovviamente prima ci sta il giro serale con vista sul lago che riflette una stupenda luna. Salutiamo così questo ferragosto 2019