Giovani in Ungheria 2019 – 12 agosto

L’almanacco dice che il sole a Esztergom sorge alle 5 e 34. Cerchiamo di vedere l’alba e scegliamo il ponte sul Danubio. Verso est, incorniciata da un dolce profilo di colline all’orizzonte, c’è la collina della Basilica e del Castello, dietro cui il cielo si sta colorando della luce dorata che lambisce le nubi. Attendiamo silenziosi. Ma il cielo non s’accende come vorremmo… Il sole appena sorto lo vediamo tornando, in pulmino, non più nascosto dalla collina regale.

Dopo la colazione abbondante preparata da Gabriella, si parte per Budapest. Preghiamo un po’ nel viaggio. Trovato parcheggio, raggiungiamo a piedi sotto il sole sempre più cocente la nostra prima destinazione: la Basilica di Santo Stefano, a Pest. La maestosa costruzione di fine Ottocento è meta di tanti pellegrini e turisti. Il Santo Re fondatore dell’Ungheria trova qui il luogo più solenne di celebrazione della sua figura, icona dell’unità di un popolo e delle sue radici culturali cristiane, sintesi di corona e croce. La veneratissima reliquia della sua mano destra chiusa a pugno è emblmatica

Dalla elegante piazza ripartiamo con calma passeggiando amabilmente per Pest, questa zona della città dai nobili tratti ottocenteschi, con ampie vie squadrate ed eleganti schiere di palazzi. Sono pochi quelli non ancora ben restaurati. Qua e là cantieri in cui ferve il lavoro degli opera ungheresi.

Assaggiati un paio di kürtőskalács alla cannella e alla vaniglia per strada, arriviamo alla grande sinagoga. Non entriamo però: s’è fatto tardi e ci aspettano le terme di Szècheny, in questa torrida giornata. Pranzo veloce camminando e col pulmino raggiungiamo il grande parco al centro del quale i bagni termali sono assaliti da migliaia di persone. Molti sono i giovani che sono da queste parti per il Sziget Festival. La coda per l’ingresso non avanza. Impariamo che non fanno entrare più nessuno perché dentro è pieno come un uovo. Ci accontentiamo di stenderci sui prati e ce la passiamo tra Double e parole crociate, mentre qualche raro sbuffo di brezza alleggerisce la calura.

Lì vicino c’è la Piazza degli Eroi. Accanto all’enorme spianata un doppio colonnato accoglie e celebra le figure più importanti della storia di Ungheria, dai cavalieri delle tribù asiatiche stanziatesi nel bacino dei Carpazi, a Stefano, Laszlo, Mattia e gli altri che tra guerra e pace hanno accompagnato e guidato e protetto questo popolo. Viene da pensare chi metteremmo noi italiani in un colonnato del genere.

Rientriamo percorrendo la strada che costeggia la dolce ansa del Danubio, un po’ più lunga ma molto gradevole. A Esztergom troviamo la cena pronta e abbondante, messa in tavola dalla generosa Gabriella. Don Laszlo e lei si siedono con noi. La cena è una intensa conversazione, tra ungherese e inglese: chiediamo e ascoltiamo un po’ di cose sulla situazione ecclesiale e politica dell’Ungheria. Il discorso è frammentato, ma è interessante sentire la ‘voce del popolo’ su questioni come i gypsie, la demografia, le politiche famigliari, le migrazioni… Ne riparliamo tra di noi dopo la cena, cercando di rimettere a fuoco le riflessioni soprattutto sul tema del governo delle migrazioni, aiutandoci a superare luoghi comuni e a tenere insieme i pezzi di una problematica che, palandone, si conferma nella sua estrema complessità.

Fuori le zanzare si sono un po’ placate: continuiamo a chiacchierare in giardino, sotto un cielo velato di stelle.