Giovani in Ungheria – 9 agosto

Il cielo è limpido dell’alba, appena striato da qualche scia che s’accende mentre l’alba è imminente. Promette bene questa giornata, che iniziamo partendo quasi puntuali da Ferrara. Direzione Szeged. Quasi mille chilometri per raggiungere questa città del sud dell’Ungheria, dove l’amico vescovo mons. Laszlo ci attende per offrirci qualche giorno di conoscenza del popolo magiaro, della sua storia travagliata, del senso del suo appartenere all’europa, del modo con cui questa fiera nazione ‘cristiana’ si pone ai confini del vecchio continente, ritenendo di avere un ruolo importante per sè e per le altre nazioni europee a riguardo del complesso fenomeno migratorio.

Viaggiamo anche per vivere la fraternità fra di noi, in un clima di compagnia del Signore. Ci conosciamo tutti abbastanza bene. Oltre a don Michele, ci sono Elena, Celeste e Marianna, Giorgio, Enrico e Matteo, Ester e Chiara, che ci ha raggiunto da Portogaribaldi.

Il pulmino corre liscio sull’autostrada non molto trafficata, tra le chiacchiere, un po’ di musica e la preghiera e una lezione di Giorgio sull’eterno fascismo, come di ce U. Eco.. La prima sosta è a Trieste: l’intasata area di servizio in cui si fa coda per il bagno e si fa coda per le ‘vignette’. Se non altro acquistiamo già anche quella per l’Ungheria.

La Slovenia ha un paesaggio proprio piacevole, che ricorda a tratti l’Alto Adige, con i suoi boschi di conifere e le ampie radure. Pausa pranzo a Lubiana: il parcheggio è praticamente sotto il parco giardino in cui ci fermiamo a mangiare qualcosa prima di fare due passi nel vivissimo centro storico, lungo la Ljubianica, con i suoi caratteristici ponti, le sue piazze inondate dagli odori delle bancarelle e da tanta gente che passeggia in questa piacevole cittadina mitteleuropea.

Di nuovo in viaggio: ne approfittiamo per una interessante e divertente lezione di Elena sull’alfabeto ungherese, piuttosto complicato e originale nella pronuncia delle variegate forme sonore.

Entrati in Ungheria, sull’autostrada M7 pieghiamo verso nordest, costeggiando l’infinito e azzurro lago Balaton, tutto punteggiato di vele. Il paesaggio di dolci colline è particolare, tra le immense distese di girasoli e di mais, grandi spazi incolti e qua e là macchie di antichi boschi.

Il navigatore ci consiglia di evitare la periferia di Budapest: perderemmo un’ora. Deviamo, ma la perdiamo lo stesso in code per lavori nella strada alternativa. Momento molto adatto per celebrare i vespri, senza il frastuono della velocità… Il viaggio si fa proprio lungo: solo verso le 18 imbocchiamo la emmecinque che in un’oretta porta da Budapest  Szeged, mentre ce la passiamo esercitandoci in pronuncia magiara e in cori di vecchie canzoni di cantautori italiani. Ogni tanto diamo una sbirciata alle notizie dall’Italia: non s’è ancora mosso niente di particolare per la caduta del governo.

Usciamo dall’autostrada, con il sole che scendendo scalda di più i colori delle enormi distese quasi pianeggianti del sud dell’Ungheria, a pochi chilometri dal reticolato di Orban. Il centro di Szeged è vicinissimo. Una città strana, un po’ vecchia e un po’ nuova. Un po’ trascurata e un po’ restaurata molto bene. Don Levante ci accoglie a nome di don Laszlo, impegnato con altri ospiti. Sistemazione ultracomoda nelle stanze del Seminario, in un grande complesso adiacente al Duomo, comprendente il vescovado.

La cena è di lusso all’ètterem es kaveso Katedralis, di proprietà della diocesi, proprio sotto la facciata del Duomo. Ordinare è divertente, dal menù in ungherese e in inglese. Prendiamo tante cosette buone, dalla trota salmonata all’anatra, dal Gulash alla deliziosa carne con le patate, il tutto accompagnato con un fresco Riesling di Pannonhalma.

Don Laszlo ancora non riesce a raggiungerci. Facciamo noi una prima passeggiata in giro per la cittadina, nella zona pedonale urbanisticamente ben curata, attorno all’Università.

La compieta in camera di Giorgio, seduti sulla moquette, conclude la lunga giornata, in un clima fraterno e di ringraziamento