Commento al Vangelo del 11 agosto 2019.
Non è dissimile da quello della scorsa settimana, la proposta di vita che oggi il Signore ci rinnova (Lc 12,32-48). Una vita piena di saggezza, una vita come la sua, una vita semplice e capace di puntare sull’essenziale. Su ciò che veramente dà una gioia profonda.
È lo stile di chi gioisce di essere figlio. Come Gesù.
È lo stile rivoluzionario di chi sperimenta e capisce che è bello essere servi. Come Gesù.
Il figlio e il servo vive una vita essenziale, sobria. Usa delle ricchezze materiali, tanto quanto gli serve per fare il bene. E questo possibile perché i suoi tesori sono in cielo. Perché il suo cuore è in sintonia con il cuore del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Al suo cuore interessa l’affetto sicuro della Trinità e dei fratelli che incontra nel Signore. La sua sicurezza è stare sul fondamento sicuro dell’amore risorto, e non cerca surrogati nel possesso dei beni o nella strumentalizzazione delle persone.
Il figlio e il servo vive una vita pronta, scattante per il bene. Sa che adagiarsi pigramente è una noia mortale, se non nei momenti in cui c’è bisogno di ristorare le forze per un servizio più grintoso. Vive il brivido inesauribile dell’essere a disposizione degli altri. Vive la bellezza del dono. Questo è possibile perché sa di essere alla presenza del Signore che in ogni celebrazione eucaristica ridona in modo inesauribile la sua stessa persona: «questo è il mio corpo dato… questo è il mio sangue versato».
Il figlio e il servo vive con serenità la prospettiva della propria morte, come compimento e come passaggio, come incontro definitivo con il Signore. Non fa le corna quando sente parlare di morte, ma vive portando nel proprio corpo la morte del Signore, ammazzando ciò che tira in basso e lasciando che lo Spirito vivifichi quotidianamente pensieri e sentimenti immortali.
Il figlio e il servo impara a prendere le distanze dall’alternativa di uno stile di vita ‘mondano’, fatto di mangiare, bere, ubriacarsi, percuotere i servi e le serve. Sa che deve essere attento alle dinamiche del potere sugli altri, dell’aver sempre ragione, dello sfruttamento, della violenza. E in questo impara a non scendere a patti, nella vita famigliare come nella vita sociale, ben sapendo che sono tanti e sottili i modi in cui, in questo mondo globalizzato, è facile sfruttare i fratelli, anziché accoglierli e servirli. n;\l