Corpus Domini Profondità e semplicità

Commento al Vangelo del 23 giugno 2019.

Corpus Domini. Ci ostiniamo a mantenere la lingua latina per indicare il ‘Corpo del Signore’ morto e risorto, il dono incredibile della sua presenza che nutre per donare la vita.

Dobbiamo ammetterlo: è una invenzione geniale. Di una semplicità immensa, di una profondità immensa. Nella semplicità del nutrimento quotidiano del pane e del vino c’è l’intera persona del Figlio di Dio. In fondo, pare semplice da capire, perché tutti abbiamo bisogno di mangiare per vivere, e mangiare è la cosa più semplice e immediata ed istintiva che ci viene da fare. Il Signore che ci ama si infila in questa semplicità, in questa istintività del gesto del nutrirci. Perché sa che noi abbiamo bisogno non solo di vita fisica, ma anche della sua vita risorta, della sua vita definitiva. Perché sa che noi siamo non solamente un ammasso di cellule che biologicamente funzionano insieme, ma anche cuore che ha bisogno di un amore sicuro e stabile, e di senso e di valore per orientarsi nella vita, e di forza per tenere botta nelle difficoltà: l’Eucaristia ci dice quali sono i nostri bisogni fondamentali!

E ci dice, con profonda semplicità, che il segreto della vita è la gratuità del dono. Il ‘Corpus Domini’ non costa nulla. È un nel modo più assoluto un dono. È il dono che il Signore fa di sé e della sua vita risorta, senza chiedere nessun prezzo. Il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci lo mostra con chiarezza. Ai discepoli che volevano andare a ‘comprare’ del pane, Gesù mette in mano il pane che si moltiplica meravigliosamente. L’Eucaristia ci dice che la nostra vita è dono: nessuno ci ha chiesto di venire al mondo, nessuno vuole un riscatto per la nostra vita. Ci troviamo gettati nell’esistenza e raggiunti dall’amore di Dio e degli altri in un modo del tutto immeritato e impagabile. È un dono sovrabbondante, molto più grande di quel che siamo capaci di capire e di ricevere: le dodici ceste avanzate ci ricordano che Dio non si lascia battere in generosità!

L’Eucaristia, nella sua semplicità e profondità, ci dice pure la necessità della comunione. Il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci è fatto per migliaia di persone, che a gruppi vengono nutrite… L’ultima cena è per il gruppo dei discepoli che hanno condiviso il cammino con il Signore… Il Corpo del Signore è insieme ‘per me’ e ‘per noi’. Sempre. Mangiarlo vuol dire compromettersi in una vicenda di vita insieme, di condivisione e di solidarietà. Per questo si dice che l’Eucaristia fa la Chiesa, e non solo che la Chiesa fa l’Eucaristia!

Ancora, nella sua semplicità e profondità, il Corpo del Signore, dato gratuitamente a tutti, e a tutti insieme, ci impegna alla condivisione concreta dei beni che abbiamo. È compromettente ricevere l’Eucaristia. Non ci lascia tranquilli, il Signore che si dona: vuole trasformarci in Lui. Vuole farci assumere il suo stile. Vuole plasmare i nostri criteri di vita. In particolare nella faccenda della condivisione. “Se condividiamo il pane celeste, come non condivideremo il pane terreno?”, diceva il card. Lercaro? In ogni liturgia eucaristica portiamo all’altare qualche offerta in denaro e in generi alimentari per i poveri: è il segno di uno stile di vita di sobrietà e di aiuto ai fratelli che deve diventare sempre più radicale per ognuno di noi, per le nostre famiglie e per la comunità cristiana. ke