Lo Spirito, per cambiare il mondo

Commento al Vangelo del 9 giugno 2019.

Pentecoste: cinquanta giorni dopo la Pasqua. Cioè dopo sette settimane: un tempo pieno. Era festa nel tempo del raccolto per gli ebrei, che celebravano a Pentecoste la rivelazione di Dio sul Sinai e il dono della Legge, con la quale Dio rivela la sua sapienza al popolo per farlo vivere nella pienezza della pace. Per i cristiani, che nella Pasqua del Signore Gesù Cristo sperimentano la liberazione definitiva dal male e dalla morte, la Pentecoste diventa la celebrazione del dono dello Spirito Santo, la terza persona della Trinità, svelata da Gesù prima di morire. E nel brano evangelico di oggi (Gv 14,15-16.23b-26) ascoltiamo proprio alcune sue parole, perle incastonate nel lunghissimo discorso fatto dal Signore nella sua ultima cena. Che dice Gesù?

Anzitutto, dalle sue parole trabocca la Trinità. È impressionante la semplicità e la naturalezza con le quali Gesù parla di sè, del Padre e dello Spirito. Dio è fatto così. È comunione di persone che vivono una sintonia che noi non ci sogniamo neppure: si ascoltano, pensano e sentono le stesse cose. E fanno tutto insieme.

Questi tre sono vogliono stare accanto e consolare gli uomini: Gesù è preoccupato per i suoi, il Padre è lì che ascolta, pronto a mandare lo Spirito. Questo misterioso personaggio per due volte è chiamato ‘Paràclito’, cioè uno che ti sta accanto e ti consola, ti incoraggia, ti difende. Il primo paràclito è Gesù, che è risorto e asceso al cielo: ora la consolazione, la forza, la sapienza di Dio Padre raggiungono gli uomini con la presenza dello Spirito, che è l’amore del Padre e del Figlio. Una presenza, tre Presenti! Infatti, il corpo umano del Figlio di Dio risorto non è più legato allo spazio e al tempo: la risurrezione è una glorificazione, una trasformazione a noi sconosciuta di quel corpo, del quale però sappiamo che (con l’opera inspiegabile dello Spirito) è presente a tutti.

Non solo accanto: Gesù con il linguaggio della casa, della dimora. Grazie allo Spirito, il Padre e il Figlio ‘vengono e prendono dimora’ in chi li accoglie… È proprio difficile da dire umanamente, questa presenza intima di Dio… La si può paragonare  lontanamente all’intesa o alla intimità che c’è fra due amici o fra due sposi, che si sentono così uniti da vivere una grande sintonia di pensieri e di sentimenti. 

Un aspetto particolare della consolazione dello Spirito è il dono della sapienza e della intelligenza di Dio. Il mondo ne ha parecchio bisogno. Ognuno ne ha parecchio bisogno. Gesù ha detto tutto quel che serviva, ma gli uomini hanno bisogno di risentire sempre le cose belle e sagge di Dio. Lo Spirito le insegna e lo ricorda discretamente a tutti: quando si legge la Parola, quando ci si confronta sulle cose buone, quando si riflette seriamente sul da farsi…

Ma c’è un’altra cosa fondamentale che Gesù ripete: la presenza della Trinità negli uomini serve per far vivere loro una esperienza autentica di amore, secondo i ‘comandamenti’ cioè i criteri e lo stile di Gesù. Sarebbe una vera rivoluzione per il mondo violento e ingiusto se ci si mettesse davvero a vivere con lo stile di Gesù Cristo.