Otto giorni dopo venne Gesù

Commento al Vangelo del 28 aprile 2019.

Sono passati otto giorni dalla Notte di Pasqua. Otto giorni in cui abbiamo tentato di far vibrare il nostro cuore della gioia del Risorto, riascoltando il racconto dei suoi incontri con i discepoli. Racconti fondamentali, dell’esperienza fondamentale della nostra fede: Gesù il Nazareno è veramente risorto, ed è apparso ai suoi amici. Questi racconti ci aiutano a cogliere con vivacità lo sconvolgimento della vita di quei discepoli di Gesù: avevano vissuto con lui per molto tempo, ne avevano ammirato la saggezza e la forza, avevano riconosciuto in lui in qualche modo il Messia, avevano lasciato tutto per lui… ma non avevano capito la sua via. Dopo averlo visto inchiodato sulla croce, nella loro testa erano sparite le parole con le quali il maestro aveva annunciato la sua risurrezione. Per forza: non esiste che uno risorga dai morti, per quel che si sa.

Vederselo di punto in bianco mentre erano chiusi dentro casa, come ricorda bene Giovanni (Gv 20,19-31), dev’esser stata una esperienza da crepacuore… tanto più che fin dal mattino il loro animo era sconcertato per la notizia della tomba vuota e l’incertezza sulla testimonianza delle donne.

Pochi i gesti di Gesù. Essenziali le sue parole.

Il Risorto ‘sta in mezzo’, perché il Signore è lui. Il Risorto ‘mostra le mani e il fianco’: sono i segni del suo amore fino alla morte, e alla morte di croce, dolcemente e fermamente presentati ai suoi amici.

Il Risorto ha premura di comunicare la sua ‘pace’ (tre volte in questo brano…): la pace promessa prima della Pasqua è donata adesso, perché Gesù riconcilia con il Padre Pietro e gli altri che si erano vergognati di Lui ed erano scappati; e anche perché Gesù risorto dona di entrare pienamente nel rapporto d’amore creativo e vivace con il Padre.

Il Risorto ha premura di donare il suo Spirito. Il suo gesto è bellissimo: soffia sui suoi e li inonda dell’amore che comprende il potere di perdonare i peccati.

Il Risorto mette in moto la Chiesa come suo Corpo, tramite il quale Lui continua ad essere presente e ad operare nella storia. La Chiesa siamo noi, beati perché siamo ‘quelli che hanno visto e hanno creduto!’. Noi che ci fidiamo davvero della testimonianza degli apostoli che lo hanno visto vivo. Noi che sperimentiamo quotidianamente di essere in dialogo con il Signore che ci parla e ci aiuta a ragionare in modo sensato sulla nostra vita. Noi che ci lasciamo perdonare. Noi che ci lasciamo rilanciare ogni giorno nella vita con il coraggio d’amore del Signore, con la sua creatività e la sua fantasia, con la sua costanza nelle prove. Noi che ci nutriamo di Lui, perché senza la Comunione con Lui non possiamo vivere.

Con Lui presente e vivo, viviamo il Tempo di Pasqua, curiosi di conoscerlo e amarlo di più!