Commento al Vangelo del 7 aprile 2109.
In questa ultima domenica di Quaresima lasciamo Luca e ascoltiamo Giovanni (8,1-11) che ci racconta l’incontro di Gesù con una donna sorpresa in una situazione di peccato grave: aveva tradito il marito. Trascinata nel tempio da scribi e farisei, diventa una persona da strumentalizzare per mettere in scacco Gesù, il quale evidentemente dava sempre più fastidio alle autorità del suo tempo, perché metteva in discussione il loro modo di interpretare e di vivere il rapporto con Dio e con la Bibbia. «Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Gesù prende tempo. Scrive per terra e non è importante sapere cosa: forse è solo una tattica per fare sbollire gli animi… Certo colpisce il fatto che Mosè avesse dato quel comando. Ma Gesù ci porta in profondità: tutta la Bibbia è scritta non per condannare, ma per invitare alla conversione. La punizione del peccato non è l’obiettivo di Dio, che vuole non la morte del peccatore, ma che si converta e viva! Questi scribi e farisei prendono il comando senza il suo fondamento. E così rischiamo di fare noi quando vogliamo denunciare senza desiderio di salvare, quando ci limitiamo a lamentarci senza cercare le soluzioni, quando accusiamo gli altri cose pur giuste ma senza pensare a come aiutarli a correggere i propri difetti. Eppure siamo così pronti a difendere noi stessi e a giustificare i nostri comportamenti sbagliati.
Gesù non rinnega il comando, anzi, invita ad eseguirlo. Ma chi ha diritto di eseguirlo, di gettare per primo la pietra? Dice Gesù: «Chi è senza peccato». Insomma, invita ad osservare tutta la Legge, nella sua integralità. Costringe scribi e farisei a cambiare la direzione dello sguardo: dalla donna a se stessi, dalla esteriorità dei comportamenti della donna alla interiore situazione del loro animo. E così invita a cambiare l’atteggiamento del cuore: dal desiderio di condanna al desiderio di salvezza, di vita, di amore autentico.
Se ne andarono tutti. Ce ne saremmo andati anche noi, chissà se ancora più arrabbiati o se cambiati in meglio dalla provocazione di Gesù…
«Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia»: in questo cammino quaresimale, siamo invitati a stare a tu per tu con il Signore. Noi con le nostre miserie davanti a lui che è la misericordia. Seriamente: la sua infinita disponibilità a perdonarci è segno del suo desiderio che viviamo senza peccato («Va’ e d’ora in poi non peccare più»), cioè in una vita piena dell’amore e della giustizia di Dio. Subito, senza rimandare più! ِ