Illuminati di bellezza

Commento al Vangelo del 17 marzo 2019.

Dagli abissi della tentazione alla indescrivibile gloria della trasfigurazione (Lc 9,28-36)… il Signore Gesù si presenta nella grandezza del suo mistero di uomo vero e Dio vero. Queste prime due domeniche della Quaresima sono come un ripasso della nostra fede in Lui, che è il Figlio di Dio partecipe della bellezza e della felicità del Padre, e s’è fatto veramente uomo, partecipando della nostra fragilità per vincerla con la sua passione, morte e risurrezione.

Ai suoi amici, prima di incamminarsi verso Gerusalemme, Gesù aveva iniziato a svelare ciò che gli sarebbe successo: nella città santa doveva «soffrire, essere rifiutato, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». E aveva iniziato a porre delle condizioni incredibili per chi voleva stare dietro a lui: «rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc 9,21-24).

Pietro, Giacomo e Giovanni probabilmente erano rimasti sconcertati (come gli altri, come noi) e Gesù fa loro un regalo per prepararli al senso della Pasqua. Li introduce un poco di più nel mistero della sua relazione con il Padre e nel suo ruolo di salvatore. Sul monte, mentre prega, mostra loro qualcosa della sua gloria divina: cambia volto, la sua veste diventa candida, sfolgorante… mostra il ‘volto’ della sua natura divina. In quel momento quei tre hanno proprio visto Dio. O comunque sono stati abbagliati dal mistero della vita divina.

E hanno sentito il Figlio di Dio parlare con i giganti della storia della salvezza: Mosè ed Elia. Non parlavano del più e del meno, ma proprio della Pasqua…

Vedere e sentire queste cose manda in confusione i tre: sonno, sragionamenti, paura… Ma Gesù e il Padre vogliono proprio svelarsi nonostante la loro debolezza. E dalla nube (segno del mistero che si vela e si nasconde) viene fuori la voce che dichiara solennemente l’identità di Gesù e l’urgenza di ascoltarlo… E noi oggi? Bisogna che ci fidiamo di quei tre, attraverso la loro testimonianza abbiamo conosciuto il mistero del Dio fatto uomo, e abbiamo creduto che è morto e risorto per la nostra felicità, per farci partecipare del suo amore vittorioso. Verrà il giorno in cui anche i nostri occhi saranno veramente abbagliati dalla sua bellezza. Intanto lo riconosciamo volentieri nell’umiltà della sua presenza nella Parola, nei Sacramenti, nel volto dei fratelli: di quelli che ci vogliono bene e ci sono vicini, ma anche dei poveri e dei sofferenti amati da Lui.