Mons. Massimo Manservigi
(Appunti non rivisti)
Conclusione sul buon Samaritano (Lc 10,29-37)
Gesù non divide mai l’umanità in categorie, in blocchi: non accetta il pensiero settario!
Gesù non chiede di fare qualcosa per Dio: di non ha bisogno che facciamo qualcosa per lui… piuttosto ci indica quel che possiamo e dobbiamo fare per gli altri, in nome di Dio!
Se tu pretendi di fare qualcosa per Dio, il tuo sguardo sugli altri è fregato: li giudichi e tracci dei confini dentro ai quali ci stanno solo quelli che fanno come te…
Gesù invita a stare attenti a quel che Dio fa per l’uomo!
Gesù introduce nel suo racconto un personaggio (il samaritano) assolutamente inaspettato, che non fa piacere a nessuno: né al dottore della legge, né alla gente, né agli apostoli… Gesù mette al centro un nemico!
Il modello su cui costruire il bene è il nemico!
I tre personaggi camminano.
Gesù stesso sta camminando, e la sua direzione è verso Gerusalemme per compiere la volontà del Padre. Il sacerdote e il levita vanno nella direzione opposta, e già per questo fanno una cosa sbagliata, messa ulteriormente in rilievo per il fatto che ‘scansano’ l’uomo mezzo morto passando dall’altra parte della strada! La purità rituale è distaccata dalla vita di carità.
Il samaritano ‘era in viaggio’: anche se non si dice in quale direzione, si dice che sta facendo quel che fa Gesù (è in viaggio).
Scegliendo un samaritano e descrivendo quel che fa e ponendo la domanda finale Gesù punta a far comprendere non solo il contenuto dell’amore, ma anche il fatto che un nemico è capace di fare il bene!
Quando si tratta di parlare del bene non esiste un soggetto adeguato migliore del nemico: il bene va anzitutto ad eliminare le discriminazioni di razza o di nazionalità o di altro tipo!
Il samaritano è descritto come colui che ‘si prende cura’ dell’uomo mezzo morto.
Il suo sentimento dominante è importante: ‘si commosse’. Il verbo è usato per Gesù nell’incontro con la vedova di Nain oppure attribuito al padre della parabola di Lc 15. Indica le ‘viscere’ di misericordia: una compassione che ti prende dentro, lo stomaco! Un sentimento molto fisico, di contrazione delle viscere, tipico dei rapporti dei genitori verso i figli (cf. Dives in misericordia, n. 4.)
Nella situazione generica e anonima dell’uomo incappato si innesca un sentimento legato al totalmente conosciuto, a ciò che è caratteristico dei legami famigliari. Gli uditori hanno senz’altro percepito l’anomalia di questo verbo!
Dio prova verso ciascuno questi sentimenti viscerali!
Quel samaritano percepisce come fratello colui che lo considera nemico. La compassione vince in lui ciò che pensa dell’altro.
Genesi 3: la caduta. La tentazione dei progenitori è accompagnata dal ‘vedere’ il frutto e dal desiderio che li porta a prendere il frutto per appropriarsene.
Il samaritano invece vede e non si lascia dominare dal possesso, bensì dalla logica contraria del dono: prende del suo e lo mette a disposizione (le sue cose e il suo tempo).
Mentre poi i progenitori si coinvolgono nel male, il samaritano coinvolge nel bene!
In genesi 3 l’esito è la possibilità della morte eterna, segnata dal distacco da Dio. Qui in Lc il tema è quello della vita eterna…
Un particolare interessante è che l’uomo viene spogliato dai briganti, denudato… Forse un’allusione alla Genesi in cui si dice che dopo il peccato si scopre nudo, indifeso, minacciato in una situazione non più di armonia.
Quell’uomo sulla strada è Adamo lasciato nudo in mezzo alla strada… e attende qualcuno che lo salvi prendendosi cura di lui.
Tutte le azioni del samaritano sono le azioni per togliere Adamo dalla situazione di male e metterlo nel ‘tutti-accoglie’!
Solo Dio può dare questa cura, e lo fa in una dimensione sacramentale (l’olio, il vino… elementi di culto).
In genesi si va dalla vita alla morte, qui si va dalla morte alla vita. Forse Gesù descrive come Dio si prende cura dell’uomo! Per questo si può capire come i Padri abbiamo visto nel samaritano proprio la persona di Gesù.
I verbi delle azioni del samaritano sono sette per il primo giorno e sette per il giorno dopo.
Come le sette cose ordinate dal padre misericordioso… Come la perfezione del perdono (settanta volte sette).
Qui viene descritta una azione perfetta… È Dio che sta agendo!
Il samaritano è Gesù, che ama in questo modo. Troviamo una fotografia di tutta la dinamica capillare dell’agire di Gesù.
Il samaritano non agisce obbedendo a una legge o perché appartiene a una religione… fa il bene in se stesso, solo sulla spinta del suo cuore misericordioso.
Bonhoeffer: il samaritano è l’uomo responsabile, che agisce nella libertà del proprio essere senza cercare riparo. Nulla può rispondere per lui o scusarlo. L’unico rapporto che pone nella libertà è l’impegno verso Dio e verso il prossimo. È l’etica degli adulti che si prendono la loro responsabilità, danno il loro giudizio e agiscono solo perché così fa Gesù Cristo.
L’amore non ha frontiere, non ha definizioni chiuse di coloro cui è diretto.
Va’ e anche tu fa’ così! Il tu è il lettore. Il tu è la chiesa.