Mons. Massimo Manservigi
(Appunti non rivisti)
Sul comandamento dell’amore
I cristiani hanno sempre vissuto la tensione verso l’infinito all’interno del tempo.
Non si può far innamorare qualcuno e non farsi mai vedere: sarebbe un Dio strano quello che farebbe una cosa del genere.
Alla domanda del dottore sulla vita eterna, Gesù risponde citando la Legge: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Fa intendere che conosce le dispute, ma insieme afferma che proprio nella Legge c’è già la risposta, anche se l’insieme dei 613 precetti erano di fatto opprimenti! Si discuteva su quale fosse il centro, il criterio unitario della Legge. Hillel aveva indicato la ‘regola d’oro’: ‘non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te’.
La sintesi della Legge di Mosè sta nel duplice comandamento dell’amore: Gesù viene a svelare definitivamente e realizzare ciò che era già stato rivelato. Non si può amare Dio senza amare l’uomo. Si può amare l’uomo autenticamente nella misura e con la qualità dell’amore di Dio.
C’è uno sbilanciamento enorme dell’amore di Dio. Amare Dio con tutto il cuore: il cuore non è un sentimento, ma la sede delle decisioni morali. Amare con tutta l’anima, cioè la coscienza e la vitalità. Amare con tutte le forze, con tutta la volontà. Il NT aggiunge amare con tutta la mente, sede dell’essere e del fare.questo sbilanciamento ci potrebbe far pensare che c’è solo l’amore di Dio… Ma Gesù citando Lv 19,18 aggiunge: e il prossimo tuo come te stesso.
‘Come te stesso’: è un riflesso dell’amore di Dio, la cui vicinanza ci rende importanti. Amare il prossimo come ci sentiamo amati da Dio!
È un comandamento rivoluzionario!
Nel mondo ebraico ci sono tempo e spazio profani e tempo e spazio sacri.
Se dici che l’amore di Dio lo vivi nel luogo stesso in cui vivi con gli uomini, non c’è più il tempio sacro: ogni luogo e ogni momento diventa un atto sacro di amore di Dio. L’amore di Dio è portato fuori dal tempio.
Unendo i due comandamenti, Gesù ha tirato la religione fuori dal tempio per farla entrare nella vita quotidiana, vissuta sotto lo sguardo di Dio.
Il rapporto con Dio si gioca nei rapporti con gli uomini!
Questi due rapporti certo sono regolati: la priorità è dell’amore di Dio. Ma il rapporto d’amore con Dio porta a comprendere che Dio ama tutti gli uomini, che sono come me! Se io comprendo il cuore di Dio, comprendo che questo cuore comprende non solo me, ma tutti gli esseri umani. Nel Padre nostro infatti le prime domande riguardano tutti: che tutti riconoscano Dio come Padre, che venga il regno…
Chi ama Dio allarga il cuore: quel che sta a cuore a Dio, sta a cuore anche a chi lo prega!
Amare gli altri dipende da Dio: si ama come Dio ama gli uomini!
Dio va adorato… l’uomo no.
Amare il prossimo come se stessi significa vivere il riverbero dell’amore di Dio per me: amare come Dio ama.
Dove tocco l’amore di Dio nella mia vita? Dove lo sperimento? Dove lo ascolto, dove ne faccio esperienza?
Che caratteristiche ha il nostro amore verso Dio? È legato alla concretezza? È legato alla dimensione di risonanza interiore affettiva? Si è tradotto nella carità verso gli altri in una dimensione dinamica?
Ci sono stati momenti in cui abbiamo detto: se Dio mi ama così, allora io devo amare così questa persona concreta che ho incontrato!