Commento al Vangelo del 13 gennaio 2019.
Per meditare sulla festa di oggi, guardiamo un’immagine: l’icona del Battesimo di Gesù. Teniamo presente che mentre si guarda una icona, in realtà si è raggiunti dal mistero che in essa è raffigurato: Dio ci parla e si rivela attraverso le forme e i colori. L’icona del Battesimo è una ‘teofania’ cioè una manifestazione di Dio e di quel che fa per noi.
Cristo, nella nudità del nuovo Adamo e della nuova creazione, si lascia sprofondare fino alle spalle nella spaccatura abissale della terra, nelle acque nere della morte e degli inferi, sui quali s’innalza Signore. Le due figure ai suoi piedi, allegorie del fiume Giordano e del Mar Rosso, riconoscono la regalità del Verbo. Anche i pesci (simbolo dei cristiani), che nel corso naturale del Giordano sono destinati a una tragica fine nel Mar Morto, salvati dal sangue di Cristo possono risalire il corso del fiume, reso ormai strumento di vita dal battesimo di Cristo. Gli angeli riconoscono in questa immersione la Passione, alla quale il Messia Figlio di Dio si sta preparando e che inizia proprio con essa, ecco perché guardano attoniti e piangenti. Giovanni il Battista fissa il Cielo, dal quale risuona la voce del Padre e discende lo Spirito in forma di colomba, ad indicare il Servo Sofferente, l’Agnello di Dio.
“Nella sua liturgia e teologia dell’icona la Chiesa orientale… vede un legame profondo tra il contenuto della festa dell’Epifania (proclamazione della filiazione divina per mezzo della voce dal cielo: per l’Oriente l’Epifania è la festa del battesimo) e la Pasqua. Nella parola di Gesù a Giovanni – «poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia» (Matteo 3,15) – essa vede l’anticipazione della parola pronunciata nel Getsemani: «Padre […] non come voglio io, ma come vuoi tu!» (Matteo 26,39);
L’icona del battesimo di Gesù riproduce l’acqua come
un sepolcro liquido, dalla forma di cavità oscura, che a sua volta è l’immagine
iconografica dell’Ade, gli inferi, l’inferno. La discesa di Gesù in questo
sepolcro liquido, in questo inferno, che lo contiene tutto, è anticipazione
della discesa agli inferi: «Essendo sceso
nelle acque, legò il Forte» (cfr. Luca 11,22), dice Cirillo di Gerusalemme.
Giovanni Crisostomo scrive: «L’immersione e l’emersione sono immagine della
discesa agli inferi e della risurrezione».Il battesimo di Gesù viene così inteso come compendio di tutta la
storia, in esso viene ripreso il passato e anticipato il futuro. L’ingresso nei
peccati degli altri è discesa all’«inferno» – non solo, come in Dante, da
spettatore, ma con-patendo e, con una sofferenza trasformatrice, convertendo
gli inferi, travolgendo e aprendo le porte dell’abisso. E’ discesa nella casa del male, lotta con il Forte che tiene
prigioniero l’uomo. Questo Forte, invincibile con le sole forze della
storia universale, viene sopraffatto e legato dal più Forte che, essendo della
stessa natura di Dio, può prendere su di sé tutta la colpa del mondo e la
esaurisce soffrendola fino in fondo – nulla tralasciando nella discesa
nell’identità di coloro che sono caduti. Questa lotta è la «svolta»
dell’essere, che produce una nuova qualità dell’essere, prepara un nuovo cielo
e una nuova terra.
Il sacramento – il Battesimo – appare
quindi come dono di partecipazione alla lotta di trasformazione del mondo
intrapresa da Gesù nella svolta della vita che è avvenuta nella sua discesa e
risalita.
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