Tutto quanto abbiamo per vivere è dono

Commento al Vangelo dell’11 novembre 2018.

Gesù era evidentemente capace di uno sguardo d’amore su tutto il creato, di una lettura ‘simbolica’ che sa vedere significati profondi dietro la crosta di ciò che appare. Ne è esempio anche l’episodio della vedova povera che al tempio getta due spiccioli nella cassetta delle offerte, preceduto dalle amare considerazioni del Signore sugli scribi, che sono purtroppo tutta facciata e niente amore (Mc 12,38-44). Gesù sa vedere il cuore, la coloritura d’amore che ispira o non ispira le persone. Dal cuore degli scribi non esce se non amor proprio. Dal cuore della vedova esce generosità genuina.

E c’è molto di più, in questa vedova, indicata da Gesù, poco prima della sua pasqua, come immagine della persona (o della Chiesa) che vuole entrare in una comunione vera con Dio. Non nasconde di essere vedova e povera, totalmente bisognosa di amore e di vita e di mezzi di sussistenza. Ha bisogno di uno sposo e non ha ricchezze sue, se non qualche spicciolo. Va al tempio per la preghiera, per vivere l’unico rapporto d’amore stabile, che è quello con il Dio fedele. Sa che il rapporto con Dio esige pure il rapporto d’amore con i fratelli, e quindi mette i pochi spiccioli nel tesoro (che era per il sostentamento dei sacerdoti del tempio e per i poveri).

Ancor più in profondità, dobbiamo considerare che Gesù ha abolito il sistema del Tempio come luogo per vivere il rapporto con Dio. Il Tempio è sostituito dalla sua persona: il Figlio incarnato per condurci al Padre e farci vivere dell’amore eterno della Trinità. Ora, questa vedova è pronta per un rapporto vero con Gesù. E ci provoca a vivere un rapporto d’amore vero con Gesù! Siamo come lei: incapaci di un amore autentico per Dio, ma abbiamo Gesù ci dà gratuitamente questo amore. Pensiamo di essere autosufficienti e di valere perché abbiamo tante cose e tante capacità, ma dobbiamo accettare quel che siamo veramente: poveri, chè non abbiamo nulla che non abbiamo ricevuto. Noi siamo quella vedova quando riconosciamo che tutto quanto abbiamo per vivere (la nostra esistenza, il creato in cui siamo, le nostre consistenze personali…) è dono, e non abbiamo paura di rimettere tutto ‘in circolo’ donandolo a nostra volta. Solo chi è sicuro dell’amore di Dio Padre ha questo coraggio e supera la paura di perdere tutto. Gesù lo ha detto chiaramente e a più riprese ai suoi discepoli (per esempio in Lc 14,26).

Non è dunque solo questione di cosa e quanto diamo in elemosina per i poveri. Per questo il vangelo ci raccomanda semplicemente di dare col cuore. La questione si allarga al nostro atteggiamento di fondo nei confronti di Dio e degli altri. Possiamo essere tirchi nell’amore: dare a Dio e agli altri solo parte del nostro superfluo. L’esito però è il sospetto, la chiusura, la paura, l’affanno, le porte blindate e le sbarre alle finestre… Quei ricchi del vangelo forse ci possono apparire sorridenti mentre gettano le monete sonanti nel tesoro. Ma l’immagine della felicità vera e della serenità è il volto di quella vedova affidata a Dio e libera. In fondo ci richiama il volto di Gesù, totalmente affidato a Dio e infinitamente libero di donare non delle cose, ma la sua stessa vita divina, la vita che gli ha dato il Padre, tutto quanto aveva per vivere. Perché nella Trinità funziona così: che il Padre dona tutta la sua vita, la sua sapienza, il suo amore al Figlio, senza riservare a sé nulla. E il Figlio ama così tanto il Padre da restituirgli tutto, con un amore infinito, e mettendosi totalmente a disposizione del Padre. Questa vita/amore donata dal Padre al Figlio e dal Figlio al Padre è lo Spirito Santo, che è stato da loro donato anche a noi, per partecipare di un amore così grande.