Commento al Vangelo del 28 ottobre 2018. La geografia è importante. Marco racconta che l’ultima tappa di Gesù, prima di arrivare a Gerusalemme, è a Gerico, che sta a 240 metri sotto il livello del mare. Gesù vuole raggiungere proprio tutti, anche quelli che stanno più in basso, quelli che vivono le situazioni più brutte e si trovano più lontano da Dio…
Marco riporta qui un episodio potremmo dire strategico: al termine del suo itinerario missionario (durante il quale ha insegnato tante cose, ha incontrato e guarito un sacco
di gente, ha cercato di educare i suoi discepoli illuminandoli sul mistero della salvezza) Gesù incontra e guarisce un cieco, di nome Bartimeo. È quasi la sintesi di tutto quel che ha cercato di far sinora: far luce sulla verità dell’intervento di Dio nella storia, aprire gli occhi degli uomini su ciò che è vero, buono e giusto, donare la sapienza che permette di vedere la vita in un modo giusto.
L’incontro è vivace e coinvolgente. Tutti dobbiamo riconoscerci in questo incontro. E imparare da Bartimeo ad incontrare Gesù: Bartimeo è un discepolo esemplare!
Stava sulla strada a mendicare. Aveva solo un mantello, per coprirsi e per raccogliere le monetine che la gente gli dava. Che lo vogliamo o no, siamo tutti dei mendicanti,
bisognosi di ricevere tutto: dobbiamo ammettere la nostra non autosufficienza. Anche se possediamo più di un mantello, anche se con il nostro lavoro ci procuriamo tante cose, è vero che tutto ci è dato, specie le cose più importanti, come la vita e l’amore: cose che non si possono comprare, ma solo ricevere in dono.
La preghiera di Bartimeo è breve e profonda, vera e genuina: potrebbe diventare la nostra preghiera, infinitamente ripetuta come nell’esperienza del Pellegrino Russo.
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Parte dalla contemplazione, dal riconoscimento di chi è Gesù. È il messia, il re promesso a Davide, è il Signore, è il figlio di Maria. È il nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Bartimeo si mette completamente a sua disposizione. Può confidare solo in Lui. E non gli chiede prima di
tutto di guarire dalla cecità: piuttosto, affida tutto se stesso a Lui. «Abbi pietà di me!». Ha fede! Chissà se ci pensiamo, all’inizio della Messa, quando la Chiesa ci fa ripetere le stesse parole… «Signore, pietà! Cristo, pietà! Signore, pietà!». Dovremmo gridarlo anche noi… per consegnarci sinceramente e totalmente al Signore! Gesù si ferma. Lo fa chiamare. Potrebbe chiamarlo lui. Ma lo fa chiamare proprio da quelli che lo rimproveravano perché rompeva le scatole. Un’altra provocazione per noi: Gesù ci invita a prenderci cura delle persone di cui ci lamentiamo! Gesù potrebbe fare tutto da solo, ma
ci coinvolge per chiamare gli altri e portarli a lui. Come anche noi siamo stati chiamati da altri… Ma torniamo a Bartimeo: udito che Gesù gli dà attenzione, balza in piedi, getta via il mantello e va da Lui. Una prontezza invidiabile: lascia tutto quel (poco) che ha,
perché il Signore lo ha chiamato. Ha trovato la perla. Ha trovato il tesoro. Fa uno scatto deciso e pronto, senza indugiare.
E si lascia educare da Gesù, che pazientemente gli fa una domanda ovvia: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».
Poco prima, Giacomo e Giovanni erano partiti loro con questa domanda: «Vogliamo che tu faccia quel che ti chiederemo». Che differenza: i figli di Zebedeo accampano una pretesa, Bartimeo si mette a disposizione; quelli vogliono strumentalizzare il Signore, questo ha fede. È proprio Gesù a riconoscerlo (come tante altre volte nel vangelo): «La tua fede ti ha salvato!». Viene forse la domanda: ma è Gesù che salva o è la fede?
Certo è Gesù che salva, ma lui stesso ci fa capire che la sua salvezza funziona in noi se ci apriamo con fiducia a Lui. Noi da soli non possiamo fare nulla, ma lui sostiene la nostra libera adesione alla sua persona. Ma c’è un’altra domanda importante: che cos’è la salvezza? Bartimeo è rimesso in movimento dal Signore: «Va’!». Ma non va per conto suo: ora ha occhi per vedere dove va Gesù, e si mette a seguirlo. E Gesù sta per andare a farsi ammazzare per amore, per poi risorgere a vita nuova. Questo è quel che c’è da imparare a vedere! Proprio questo è la salvezza: vedere la vita come la vede Gesù e stare dietro a lui, crocifisso e risorto.