In una mattinata afosa e già calda, davanti alla chiesa di S. Agostino iniziano a radunarsi i ragazzi. Il pullman è arrivato da un pezzo e le operazioni di carico dei bagagli procedono tranquillamente, mentre dietro la canonica il pulmino diventa pieno zeppo di vettovaglie e materiali per il camposcuola.
Il viaggio è tranquillo. I trentatre ragazzi si conoscono a gruppetti. Parlottano e ascoltano musica nel pullman, mentre si viaggia verso Fai della Paganella.
All’arrivo si scaricano i subito valigie, zaini e sacchi a pelo. Ma non si può ancora entrare in casa perché ci sono le pulizie in corso, e si consuma il pranzo al sacco nel prato scosceso del giardino retrostante, all’ombra dei sicomori e dei pruni. I giochi di conoscenza, dopo il pranzo, aiutano ad imparare qualche nome in più. Ci sta una passeggiata nel paese, tutto raccolto ed elegante attorno alla imponente chiesa parrocchiale.
Verso le 16 si entra in casa. Una casa piccolina, ben tenuta: i ragazzi si distribuiscono velocemente per le stanze e sistemano le loro cose con un discutibile ordine. Passa il pomeriggio tra doccia e gioco in cortile, fino al primo momento di incontro, in cappellina, per iniziare l’itinerario del campo, ‘sui passi di Rut’, la ragazza moabita che con fedeltà e coraggio è partita con la suocera Noemi per tornare nella terra promessa, pur senza certezze sul loro futuro. Anche i ragazzi son partiti per il campo, lasciando casa e famiglia per qualche giorno. Forse anche in cerca di qualche cosa di bello che possa riempire il loro zaino spirituale.
Le cuoche hanno iniziato alla grande, con pasta al sugo e frittata con zucchine.
Il dopo cena è nella sala del camino, per iniziare la ‘mati-spiga’ e per essere introdotti nei giochi a squadre con la classica scelta del nome (un nikname), dello ‘stato’ del giorno,
Un po’ di avvisi per i servizi di domani e poi (dopo un saluto e un ringraziamento comune al Signore, tutti a nanna. Si fa per dire…