I fatti della compassione

Commento al Vangelo del 29 luglio 2018.

Si interrompe per qualche settimana la lettura domenicale del vangelo secondo Marco. Si ascolta Giovanni, che nel sesto capitolo del suo racconto offre una lunga e profonda catechesi sulla fede, sul rapporto personale con il Signore che si fa “pane” per donare la vita.

Tutto inizia con Gesù, che riesce a “nutrire” cinquemila persone con cinque pani e due pesci (Gv 6,1-15). Si tratta di un segno, come tutti i miracoli compiuti da Gesù rimanda ad altro. Non è fine a se stesso, non è fatto per dar spettacolo. Il Signore, grande educatore, conosce le persone che lo cercano perché lui guarisce gli infermi; egli le vuole condurre oltre, nella esperienza della salvezza. Lui opera: agisce e parla. Compie dei gesti e poi pian piano li spiega, perché Dio non parte mai dalle chiacchiere, ma dai fatti.

Il primo fatto accade nel cuore di Gesù: quello che vedono i suoi occhi, una grande folla che gli va dietro, suscita in Lui una reazione interiore di premura, di compassione, di attenzione. In Lui nasce immediatamente il desiderio di far stare bene quella gente, anzitutto nutrendo il loro corpo con il pane. Tutto parte dalla (com)passione del Padre, che vibra nel cuore di carne del Figlio.

I Sacramenti (il Battesimo, la Messa, la Confessione…) sono varchi che ci fanno entrare nel cuore appassionato del Signore.

Il secondo fatto è che Gesù coinvolge i suoi amici, i discepoli: per educarli in modo speciale, o addirittura – dice Giovanni, che era presente – per metterli alla prova, per farli partecipi della premura del suo cuore. Per invitarli a darsi da fare. Per far loro sperimentare che l’impossibile è possibile. Filippo, Andrea, Pietro, quel ragazzo… si trovano dentro a un’esperienza nuova, senza sapere bene quel che stava succedendo e senza sapere che per tutta la loro vita ne sarebbero stati testimoni e protagonisti.

Il terzo fatto è l’abbondanza del dono di Gesù. C’è una sproporzione enorme tra la debolezza dell’umanità e la forza della salvezza. La cosa bella è che la forza della salvezza si insinua, si sviluppa e si afferma proprio dentro alla piccolezza: cinque pani e due pesci sfamano tutta quella gente. Lasciarsi coinvolgere dal Signore non è mai una perdita. Forse all’inizio, quando ancora non ci si fida, sembra difficile consegnargli tutto e non si capisce perché lo si dovrebbe fare. Ma quando si vede che la condivisione porta un frutto insperato, allora cresce la fiducia e ci si mette sempre di più in questa logica rivoluzionaria: dividendo si moltiplica. Potrebbe benissimo essere il criterio di una economia nuova, che spazzerebbe via i disastri causati dalla imperante logica contraria, secondo la quale l’abbondanza dev’essere solo per se stessi e chissenefrega degli altri. Qualcuno nel mondo ci sta già provando…e forse questo porterà i sui frutti!

Attendiamo, nelle prossime settimane, che Gesù ci accompagni a comprendere in profondità il senso di questo ‘segno’, quel che pensa Lui della salvezza e della vita.