13 luglio
È l’ultimo giorno di campo. Vissuto tra la gioia che raggiunge il suo culmine e la nostalgia che inizia a serpeggiare.
Come sempre, dopo la colazione ancora un po’ annebbiata, è la preghiera a riunire tutti, fisicamente e anche, sempre più, nei cuori. Zaccheo è l’esempio di chi sa tessere relazioni rinnovate, dopo l’incontro con il Signore. Quei legami che erano catene, vissuti nella libertà diventano legami d’amore.
La mattina ancora una volta di servizio: allo smistamento abiti e poi al self service a distribuire i pasti durante il pranzo.
Ne pomeriggio, dopo il quotidiano ‘Just dance’ per scatenarsi, l’esperienza della preghiera e della riconciliazione. Tutti in chiesa: una breve presentazione di don Andrea e poi il silenzio: ognuno con una scheda in mano come traccia, ripercorrendo i testi evangelici di questi giorni. E io dove sono? Verso la fine del campo è una domanda importante. È analoga alla prima domanda di Dio all’uomo peccatore, carica di passione: dove sei?
Il silenzio in chiesa è bello. Molti si accostano ai preti per la confessione o per un dialogo: segreti percorsi che solo il cuore di Dio conosce, perché li suscita e li accompagna.
Poi tutti in Auditorium: c’è l’incontro con Ernesto Olivero. Un’oretta di domande, e i ragazzi ne fanno parecchie, un po’ già preparate, altre improvvisate. Lui fa così: non fa discorsi. Aspetta che gli si facciano domande. E risponde volentieri, con grinta, con vivacità. Talvolta in modo molto secco. Sempre in modo chiaro e sicuro. Dà proprio l’immagine di un uomo coerente. Racconta storie, soprattutto. Storie di vita che hanno dato vita la Sermig e all’Arsenale della Pace e alla Fraternità della Speranza. Traspare chiaramente la sua fede incrollabile, che definisce così: ‘Non ho mai fatto un percorso di fede: da bambino i miei genitori mi hanno fatto conoscere Gesù, a me è piaciuto e siamo sempre stati insieme’. Racconta dello stile di accoglienza: serio e fatto in modo da far sentire le persone persone. Altrimenti non sarebbe accoglienza, ma un’altra cosa. Racconta della fedeltà alla Chiesa e al Signore, anche quando terribili calunnie hanno fatto soffrire lui e la Fraternità. Racconta che non si sarebbe mai immaginato di mettere in piedi tutto quello che adesso c’è a Torino, in Brasile, in Giordania. Inutile star lì a far progetti: li fa Dio, e bisogna avere cuore attento alle persone tramite le quali Dio trascina dentro alle avventure…
Finito l’incontro è quasi ora della Messa, cui tutti partecipiamo. Pane spezzato per la condivisione…
La cena è preludio della festa finale, che inizia a giardino dei popoli, con un bel gelato e festosi balli di gruppo. All’interno dell’Auditorium poi si continua con canti e testimonianze. I nostri presentano l’esperienza del Tchoukball, lo sport del fair-play, uno sport di pace, nel quale il bel gioco richiama il bel gioco e si gioca non ‘contro’ l’avversario, ma ‘con’ l’avversario. Chissà che non venga introdotto al Sermig…
I numeri del campo, presentati tra gli applausi entusiasti. 11 gruppi di provenienza, 130 ragazzi, 1604 ore di servizio, 1235 ore di laboratorio formativo,1837 pasti serviti, 160 kg di melanzane, patate, salsiccia, 240 bagni puliti, 22 ambulatori igienizzati, 4870 kg di abiti smistati… Un verso servizio da protagonisti al Sermig.
Non è ancora finita: prima d’andare a letto c’è la condivisione di gruppo con Veronica. Ognuno dice brevemente che cosa si porta nel cuore, che cosa si può aggiustare, quale istantanea rimane negli occhi, quale impegno si decide di prendersi.
Ecco gli appunti, presi un po’ in fretta…
Come un libro: lo capiamo se lo leggiamo tutto. Così il servizio: vivendolo in questi giorni ho riscoperto ne ho riscoperto la forza. Bello scoprire sempre il nuovo nell’altro.
Ero un po’ scettico… Avremmo potuto fare dei lavori in parrocchia… Ma ho capito che qui poteva essere un piccolo passo per fare cose migliori, partendo dalle piccole cose.
La cena dei popoli è in po’ lunga…
Bello mettersi in gioco con tutti, nonostante le barriere della lingua o della nazionalità diversa.
Mi sono sentito voluto bene da quel bambino che ho aiutato a fare i compiti…
Una cosa bella sono le persone nuove che ho conosciuto oltre al gruppo. Ho scoperto un mondo completamente nuovo che mi ha colpito da subito. Piano piano ho visto che era vero che la gente è generosa e che il Sermig vive di questo. Sono molto soddisfatta.
Impegno di spegnere le luci, essere attenti a non sprecare…
Bello aver cambiato aria: a casa vivacchiavo sul divano a far niente. Qui una bella botta di vita.
Impegno di tornare.
Sono impressionato dai vostri sorrisi, segno di felicità! Brutto vivere senza scopo!
Una esperienza in cui mi sono rispecchiato molto: organizzazione e dedizione da parte vostra. Ho trovato tante conferme.
Mi piacerebbe fare un’altra esperienza qui.
Impegni a fare bene le cose in parrocchia.
Avrei preferito dormire con gli altri.
Essere sempre al servizio degli altri: si può sempre. Dare di più, mettersi in gioco sempre di più.
Impegno di lavorare per l’oratorio in parrocchia.
Bello che diciate ‘noi’!
Mi ha colpito la coerenza!
Oggi ho avuto il quadro completo del servizio che coinvolge proprio tante persone. Non mi interessa più il grazie dei destinatari: mi basta la gioia di aver fatto bene le cose!
Impegno: non posso più voltarmi dall’altra parte su certe cose: non gli altri, ma tu devi aiutare!
Essere fedeli agli impegni presi!
Partita un po’ scettica, ma appena entrata ho avuto una carica pazzesca. Una esperienza bellissima. MI hanno colpito i sorrisi di veronica e la scelta i pulire i bagni, che non avrei mai fatto!
Mi impegno a mettermi in gioco di più!
Mi sono messa in gioco. Molto belli i canti e i balli
Un po’ di lungaggini negli avvisi.
Impegno di fare sempre qualcosa: c’è sempre qualcosa da fare
Bello sentire sempre da voi il ‘grazie’!
Partito scettico: pensavo che si sarebbe stati ognuno per i cavoli suoi… E che il volontariato si può fare a casa… ma mi è piaciuto molto: in compagnia e con voi carichi e sorridenti ho vissuto bene il servizio.
I momenti avvisi lunghi e poco piacevole il tono di voce i Rosanna al mattino.
Impegno di essere più attivo nel servizio a casa e nel guardare il telegiornale e interessarmi di più.
Belli i momenti nel giardino, momenti di conoscenza…
Ero scettico, ma ho scoperto che potevamo stare tra noi e anche conoscere gente nuova.
Sono stato sorpreso e ho vissuto bene tutto. Un ritmo bello, con i giusti momenti di pausa.
Ricordo le magie con i bimbi del doposcuola…
Dormire di qua in ospiteria e non con tutti gli altri in Arsenale ha limitato un po’ l’esperienza
Mi impegnerò a fare bene il bene…
Mi porto a casa il sogno, che riempie cuore e vita e fa superare le difficoltà. Questa settimana ha risvegliato questo aspetto.
Ritornate ai miei impegni quotidiani con la consapevolezza di essere dentro a questo ‘sogno’, vivendo se riesco il mio impegno educativo anche come famiglia.
La cosa più forte l’incontro con Ernesto: non la quantità, ma la qualità del servizio.
Ho negli occhi la Croce dei dolori del mondo
Impegno a tenere presente li spunti nella programmazione pastorale.
Veronica ha concluso:
Grazie per i vostri sorrisi e. Per il vostro impegno
Bello il fatto che abbiate scelto di rimanere.
Invitateci in parrocchia e aiutateci per il mondiale a Bergamo!