12 luglio.
Il programma delle beatitudini, ouverture del discorso della montagna, ha dato il la alla nostra giornata. È stato messo in scena dai nostri giovanissimi nel momento di preghiera del mattino: un giovane si lascia legare dalle proposte superficiali del successo, del denaro, della vanagloria, del sesso… ne rimane bloccato, perdendo la propria identità. Ma c’è chi viene a sciogliere questi lacci, offrendo una proposta di vita che non è prima di tutto fatta di doveri, ma di promessa di comunione e di bene (‘Beati…!’), pur dentro alle difficoltà, alle ingiustizie, ai lamenti, alla morte.
Il bene da vivere, oggi, ancora nel servizio, semplice e umile, ma anche efficace e gioioso, delle pulizie, dalla falegnameria, della preparazione dei carichi umanitari, mentre si respira sempre di più lo stile dell’Arsenale. Che è un modo per vivere il vangelo.
In tarda mattinata Ernesto Olivero incontra i preti e i consacrati che hanno accompagnato i ragazzi. Un incontro cordiale, semplice. Come la sua persona, che appare come un testimone accogliente e limpido. Racconta delle storie, dei pezzi della storia del Sermig e della Fraternità. Racconta soprattutto gli incontri che hanno determinato la via: tutto è nato da Dio, che facendo incontrare le persone ha indirizzato l’impegno ora nell’una, ora nell’altra attività dell’Arsenale.
Sempre più la convivenza con gli altri giovani qui presenti si fa tessitura di amicizie, semplici e simpatiche. Con alcuni si chiacchiera un po’ di più. L’esperienza di gruppo s’allarga. Ci dicono che di solito è così ai campi, specie dal mercoledì sera…
Nel pomeriggio continua l’impegno di formazione. Il tema è accattivante: che cosa è il bene? Cioè: che posso fare di bene per gli altri oggi. Perché il sogno della condivisione e della solidarietà non deve rimanere campato per aria. Perché l’interesse per gli altri non è un semplice riempitivo in qualche momento della settimana. E dev’essere preso in seria considerazione, fermandosi anche a tavolino per pensarlo.
Il tempo vola. In un attimo arriva la serata (dopo le prove in chiesa per la drammatizzazione di domattina e una cena spesa anche in conversazioni piuttosto importanti). Divisi in gruppi di interesse, siamo condotti ad approfondire le dimensioni dell’esperienza dell’Arsenale: l’accoglienza, la fraternità, la musica, i progetti umanitari… Semplicemente, i responsabili raccontano i valori, i tratti dello stile, la regola, le esperienze, la ricerca incessante.
La novità del oggi è che gli otto che dovevano anticipare la partenza al pomeriggio di domani han deciso di prolungare la permanenza qui fino a sabato mattina. Ne hanno gioito gli amici del Sermig… Domani sera, non si può mancare alla festa finale del campo!
La giornata si chiude facendo memoria… per custodire qualche perla della giornata:
Accogliere significa che la tua casa diventa la casa di un altro.
Che cos’è il bene?
Beati i poveri in Spirito perché di essi è il regno dei cieli.
Dio non guarda l’orologio.
Beato chi è liberato da ogni schiavitù.
C’è tanta fame di Dio tra le persone.
Si può rinunciare a un proprio sogno per dare la possibilità agli altri di averne.
Siamo sempre felici di avervi qui.
La pazienza paga.
Capitano sempre imprevisti, ma fanno parte del nostro percorso e siamo abituati a superarli.