Sermig 2

10 luglio 2018

Una giornata intensa, dentro al ritmo del campo al Sermig. Con ritmi però molto vivibili, e in un clima di serenità che quelli della Fraternità della Speranza ci fanno respirare.

Dopo la colazione si inizia tutti con un momento di preghiera nella grande e fresca chiesa. Mattia guida questa prima tappa: si parla di Gesù. Dall’inizio. Dalla sua carta di identità. Dalla sua esistenza storica e dal suo stile di vita fondato su un amore senza limiti. Qui sanno che tantissimi giovani sono distanti dalla fede. E la proposta è insieme chiara e delicata. Anche per gli altri momenti di preghiera esce sempre un ‘se vuoi’ molto evangelico.

Poi la mattinata di lavoro! Ieri sera ci eravamo iscritti nei vari gruppi. C’è chi va in cucina a pelar melanzane, chi al centro smistamento abiti, chi in una vicina parrocchia a far servizio di aiuto per i compiti ai bimbetti del grest parrocchiale…

Rimane un po’ di tempo per una partitella prima del pranzo, sotto il sole cocente.

Il pomeriggio è dedicato alla formazione. Un paio d’ore di riflessione vivace, a mo’ di dibattimento processuale: è meglio condividere o farsi i fatti propri?

Subito dopo si va in chiesa: il gruppo di Ferrara è stato scelto per drammatizzare di giorno in giorno la Parola nel momento di preghiera del mattino. Le prove durano fino alla Messa, alla quale alcuni si fermano, ben animata dai musicisti e coristi della Fraternità. Don Andrea nell’omelia si sofferma sulla ‘compassione’: a che mi serve andare a Messa? Ad incontrare il Signore pieno di viscerale compassione per me e per tutti.

Dopo cena una passeggiata in centro a Torino. Ci s’arriva in meno di mezz’ora a piedi, mentre cala la notte e le strade e i nobili palazzi s’accendono e si mostrano come un salotto buono. Risuona la musica di un concerto nel cortile del Palazzo Reale, mentre ci gustiamo un buon gelato da Fiorio.

Rientrati, in cerchio sul prato di un cortile interno dell’Arsenale, facciamo un po’ di condivisione… Ecco alcuni spunti

«Mi era mancato vedere bimbi che sorridono perché sei lì per loro, nell’aiutarli a fare i compiti questa mattina».

«Siamo entrati nel mood dell’Arsenale: ci siamo messi in gioco davvero sul campo (io ho aiutato i bambini questa mattina), e mi è piaciuto davvero molto».

«Qui si respira un sacco l’aria di condivisione. Tutti fanno un lavoro, ma non se ne sente il peso, perché si condivide con tanta gente».

«Sento molto la novità: è una cosa che non ho mai fatto! Ho sempre fatto campi in montagna, con solo i nostri animatori, con le gite… È una cosa nuova, ma mi piace: conoscere altre realtà, altre parrocchie, conoscere questo mondo del Sermig che mi sembra un po’ irreale: come è possibile che tutto questo si sia costruito solo per le donazioni della gente?

«Mi ha colpito molto il fatto che loro sono migliorati negli anni grazie alle critiche, alle domande provocatorie. Hanno risposto capendo quel che gli volessero dire e con un approccio che permettesse di inglobare la critica nel progetto».

«Una cosa molto bella che ho visto oggi è l’importanza dell’impegno e della collaborazione. A nessuno viene chiesto l’impossibile! Oggi ero allo smistamento di vestiti: ognuno mettendoci il suo, abbiamo fatto veramente tanto lavoro. Bello fare insieme senza la pressione di fare da soli».

«Anche a me ha colpito questa cosa. Bello sentire i responsabili che ci hanno ringraziato»

«Mi sono accorto che soli non si fa come in gruppo! Un po’ alla volta, nonostante venissimo da realtà e motivazioni diverse, siamo riusciti a fare insieme una cosa bella»

«Bella la condivisione del servizio: ci siamo impegnati tutti, senza dover rincorrere nessuno»

«Ho visto che si aiuta partendo dalle piccole cose! Con il bimbo che non voleva fare i compiti ha funzionato il mettermi a fare qualche trucco di magia».

«Ho fatto il servizio di cucina. Mi è piaciuto pensare di preparare da mangiare per gente che non è la mia famiglia».

«Questa esperienza può essere provocatoria per noi oggi. Nella nostra parrocchia ci sono cose affini al Sermig (Viale K, il problema della integrazione…). Qui la cosa che più mi colpisce (e che non ho mai trovato) è la leggerezza nella radicalità: scelte forti in un clima sereno e accogliente. Mi piacerebbe che riuscissimo a fare scelte radicali nella gioia».

«Quel che qui si vede in grande si può vivere in parrocchia a S. Agostino: prima ancora che le cose da fare, da inventare, la scelta di radicalità nella fede e nel dono di sè».