Commento al Vangelo del 13 maggio 2018.
L’Ascensione del Signore è una festa importante, che evidentemente ha a che fare con la Pasqua. Ci dice qualcosa della condizione di Gesù risorto: più che cambiare luogo in cui sta (terra o cielo?), cambia il modo della sua presenza di Figlio di Dio incarnato. Liberato dai vincoli della morte, ora può mostrare pienamente la sua identità divina. Lui è Dio! Della stessa sostanza del Padre. Il fatto che ascende al cielo dice anzitutto questa sua vera appartenenza al mondo di Dio. Il ‘cielo’ è il suo posto.
Riflettiamo bene: che il Figlio di Dio nella sua natura divina stia ‘a casa sua’ tra le braccia del Padre, in fondo, è molto normale. Ma c’è dell’altro. Ci dice oggi san Paolo: «cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?». Disceso vuol dire incarnato. Vuol dire che il Figlio di Dio ha unito alla sua natura divina la nostra natura umana. Ecco la cosa straordinaria: il Risorto è asceso tutto intero, vero uomo e vero Dio, nella casa del Padre! S’è portato su la nostra umanità. Ha fatto entrare la nostra umanità nella casa del Padre! Morto e risorto, il Figlio di Dio non ha ‘dismesso i panni’ umani… Per l’eternità rimarrà vero Dio e vero uomo!
E questo è molto importante per noi, perché la sua carne è la nostra carne. La sua umanità è la nostra umanità. Lui si è unito indissolubilmente a noi e se noi stiamo uniti a Lui entriamo con Lui, con la nostra carne risorta, nella vita felice della Trinità! La Pasqua ci ha ottenuto questa sicurezza, di essere fatti per il cielo. E perciò abbiamo l’orientamento della nostra vita, e guardiamo diversamente in faccia alla morte. Se capiamo la bellezza della vita d’amore di Dio, entriamo nel desiderio dell’ascensione e lasciamo perdere i soliti, umanissimi commenti di fuga e di paura nei confronti della morte, che di solito vogliamo allontanare il più possibile, toccando ferro.
Questa vita orientata al cielo, infine, non è una esistenza disincarnata. Siamo per il cielo, ma siamo nel mondo. E il Signore è con noi. Come fin dagli inizi («Il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i prodigi che la accompagnavano») il Signore è con noi e trasforma adesso la nostra vita con la sua Parola e i segni nei quali lo possiamo toccare (i Sacramenti). E ci fa fare prodigi, se stiamo con Lui, se crediamo in Lui. I prodigi di una vita coraggiosa, forte nella lotta contro il male e tutte le ingiustizie, tutta protesa a fare del bene agli altri.