La forma dell’amore

Commento al Vangelo del 5 maggio 2018.

Ancora parole sublimi, quelle con le quali Gesù apre a noi un varco per entrare nei suoi pensieri più profondi e ci svela con quale spirito ha vissuto la passione, la morte e la risurrezione, per rifare la nostra umanità. Parole di grande bellezza e di chiarezza stupefacente, che suscitano stupore per la loro limpidità (Gv 15,9-17).

Tutto ha origine nella Trinità. «Come il Padre ha amato me… come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore». L’esperienza della relazione infinitamente bella tra il Padre e il Figlio è la ‘forma’ più vera della esistenza umana. Gesù sembra riprendere la primissima parola di Dio sull’uomo «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza» (Gen 1,26). Gesù spiega definitivamente in che cosa l’uomo assomiglia a Dio: nella possibilità di «rimanere» nell’amore, di vivere una capacità di comunione piena, di amare gli altri con la stessa modalità e la stessa intensità con cui si amano le Persone divine.

La misura di questo amore è di essere senza misura. È la disponibilità a dare la propria vita, di consegnarla completamente e definitivamente. Come, nella Trinità, il Padre e il Figlio si consegnano infinitamente e senza riserve l’uno all’altro, così la pienezza della maturità di ogni uomo è la scelta di donarsi completamente a qualcuno. Gesù lo ha detto e fatto. Per tutti. Donandosi fino all’ultimo respiro, senza trattenere nulla per sé, fino al punto di non ritorno della morte. Lo sperimentiamo già anche noi, almeno un poco, in alcune relazioni più profonde: tra amici, tra sposi, tra genitori e figli è abbastanza normale la felicità che viene dal mettersi completamente a disposizione della persona amata. Per qualcuno siamo forse già disposti a morire. È la via giusta, nonostante le mille difficoltà che vengono dalle fragilità della nostra persona.

La forma di questo amore è, poi, l’apertura del proprio cuore all’altro. È il tratto tipico dell’amicizia e della sponsalità. Il Padre e il Figlio, nella Trinità, non si nascondono nulla. Il Padre condivide infinitamente tutti i suoi pensieri e i suoi progetti con il Figlio, che è il suo Verbo. E il Figlio si fida completamente del Padre, non vuole inventarsi niente, non ha nessun bisogno di rivendicare una propria autonomia. E non ha nascosto nulla a noi, dimostrando così di trattarci da veri amici: «tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi». Un onore infinito per noi, che ci diamo da fare per cercare ciò che è vero, buono e giusto, spesso trascurando l’iniziativa di Dio che parla e rivela con abbondanza la sua sapienza. Davvero Gesù ci riconsegna l’albero della conoscenza del bene e del male di cui cerchiamo di appropriarci con la pretesa orgogliosa del fai da te a riguardo della verità.

La forma di questo amore è fare sempre il primo passo. E nessuno può battere Dio in questo: «non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi»! Riscopriamo un Dio che è in cerca di noi, sempre. Che si muove verso di noi, sempre. Anche quando noi non ce ne accorgiamo. Il fondamento della fede cristiana è questo sentirsi gratuitamente scelti, amati, stimati da Gesù Cristo e dal Padre. Prima di essere tanto bravi da meritarselo.

La forma di questo amore è il desiderio che la persona amata si realizzi pienamente nella bellezza e nella verità: «vi ho costituiti perché portiate frutto e il vostro frutto rimanga». L’amore autentico ci fa essere persone gustose, arricchenti, creative, veramente interessate al bene degli altri. Persone che portano il frutto dello Spirito: «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè» (Gal 5,22).

In Maria vediamo realizzata veramente questa amicizia: s’è lasciata fare bella e matura dalla Trinità, ha accolto veramente la Parola e ha camminato nella comprensione progressiva d, ha capito con gioia d’esser stata scelta da Dio e s’è messa completamente a sua disposizione, e a disposizione nostra…