III Quaresima 2018 La settimana del tatto

Gli atteggiamenti del corpo nella Messa

(Dall’Ordinamento Generale del Messale Romano)

  1. I gesti e l’atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti. Si dovrà prestare attenzione affinché le norme, stabilite da questo Ordinamento generale e dalla prassi secolare del Rito romano, contribuiscano al bene spirituale comune del popolo di Dio, più che al gusto personale o all’arbitrio.

L’atteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dell’unità dei membri della comunità cristiana riuniti per la sacra Liturgia: manifesta infatti e favorisce l’intenzione e i sentimenti dell’animo di coloro che partecipano.

  1. I fedeli stiano in piedi dall’inizio del canto di ingresso, o mentre il sacerdote si reca all’altare, fino alla conclusione dell’orazione di inizio (o colletta), durante il canto dell’Alleluia prima del Vangelo; durante la proclamazione del Vangelo; durante la professione di fede e la preghiera universale (o preghiera dei fedeli); e ancora dall’ invito Pregate fratelli prima dell’ orazione sulle offerte fino al termine della Messa, fatta eccezione di quanto è detto in seguito.

Stiano invece seduti durante la proclamazione delle letture prima del Vangelo e durante il salmo responsoriale; all’omelia e durante la preparazione dei doni all’offertorio; se lo si ritiene opportuno, durante il sacro silenzio dopo la Comunione.

S’inginocchino poi alla consacrazione, a meno che lo impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi. Quelli che non si inginocchiano alla consacrazione, facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione.

Vediamo il significato dei gesti principali:

Segno della Croce: è il più diffuso tra i gesti; occupa un posto preminente in ogni celebrazione; …iniziamo e concludiamo la liturgia con il segno della croce. Prima del Vangelo ci segniamo sulla fronte, sulla bocca e sul petto per chiedere che la Parola penetri nella nostra mente, nelle nostre parole e nel nostro cuore. Si potrebbe dire che questo gesto riassume tutto il mistero della salvezza. Con esso, ricordando simbolicamente il battesimo, si esprime che Gesù crocifisso è stato risuscitato da Dio Padre per la potenza dello Spirito Santo, è il Signore della propria vita. Quando facciamo il segno della croce in qualsiasi altro momento, il primo significato è che la nostra vita sia conforme a quella di Cristo.

In piedi: significa che siamo attenti. Nello stare in piedi c’è qualcosa di teso, di desto. E infine significa che siamo pronti; chi sta in piedi, infatti, può subito aprire la porta e uscire, può senza indugio eseguire un incarico o eseguire un lavoro, appena gli sia assegnato.

In ginocchio: significa che riconosciamo la presenza di Dio, e riconosciamo la nostra piccolezza davanti a lui, con umiltà. È il gesto della adorazione, della completa disponibilità davanti a Dio: è lui il Signore, a lui vogliamo obbedire.

Seduti: Si tratta di un atteggiamento che esprime soprattutto la ricettività e l’ascolto. Lo stare seduti o l’atto del sedersi significa un attento e comodo ascolto, per una riflessione e un’interiorizzazione;  un atteggiamento di pace e distensione, favorevole alla concentrazione e alla meditazione.

Battersi il petto è un gesto d’umiltà che sta ad indicare la consapevolezza della propria interiorità corrotta e peccaminosa, ma con il desiderio anche di cambiare, di convertirsi. Se il gesto è ben fatto, può costituire un salutare richiamo alla nostra situazione di peccatori e una manifestazione del nostro dolore e dell’impegno della nostra lotta contro il male.

Braccia aperte ed elevate e mani verso l’alto: è il segno di preghiera, di supplica, d’intercessione, d’apertura al dono che si chiede, di disponibilità… e anche di lode e di rendimento di grazie. E’ il gesto sacerdotale per eccellenza per le orazioni del presidente dell’assemblea e per la preghiera eucaristica. Lo possiamo oggi vivere durante la preghiera del Padre nostro. Una nota della Conferenza Episcopale Italiana (Precisazioni sulla celebrazione eucaristica), 1983 suggerisce proprio questo gesto, al numero 1: “Durante il canto o la recita del Padre nostro, si possono tenere le braccia allargate”. Poichè la preghiera del Padre nostro è rivolta verso il Padre, fonte di ogni bene, non è sensato il gesto (in qualche luogo diffuso) di tenersi per mano: la fraternità deriva dalla previa affermazione della unica paternità. Ad esprimere la fraternità è infatti il gesto successivo: lo scambio del dono della pace.