2. Dio ci parla nella Scrittura

Esercizi spirituali parrocchiali

20 febbraio 2018

Lc 1,1-4

1 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

1Gv 1,1-4

1 Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – 2la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, 3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. 4Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

Ger 15,16

16Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità;

la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su di me, Signore, Dio degli eserciti…

Ger 20,7-9

7Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;

mi hai fatto violenza e hai prevalso.

Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;

ognuno si beffa di me.

8Quando parlo, devo gridare,

devo urlare: «Violenza! Oppressione!».

Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.

9Mi dicevo: «Non penserò più a lui,

non parlerò più nel suo nome!».

Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa;

mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.

* * *

– Siamo gettati nella storia, alla ricerca del senso del nostro esistere, bisognosi di memoria e di futuro…

– Ci sono degli ‘avvenimenti’ decisivi: quelli che riguardano l’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio. In quegli avvenimenti Dio si è affacciato con pienezza nella storia e ha fatto l’impossibile, donare se stesso come senso della vita e della storia.

– qualcuno ha visto e toccato, e ha sentito la responsabilità (la vocazione) di trasmettere agli altri la sua esperienza. La scrittura (generata, custodita e interpretata dalla Chiesa) è la porta di accesso alla storia di Gesù e alla sua persona che fa nuova e dà senso alla mia storia e alla mia persona. Non si può raggiungere il Verbo della vita se non attraverso la Scrittura. Leggere la Parola nella Chiesa è la via essenziale per entrare nell’«oggi» di Dio (cf. Lc 4,21; 19,9)

– il ‘linguaggio’ della Parola è quello umano: umiltà e condiscendenza di Dio che usa le nostre parole per comunicarsi a noi… ma anche fatica nel necessario impegno della interpretazione! Nella Parola continua l’incarnazione del Verbo…

– leggere la Parola è essenziale per crescere nella fede, che è una esperienza in movimento: ricevuti gli insegnamenti, vanno ordinati e sviluppati per vedere sempre meglio il volto di Gesù ed assimilare la sua sapienza oggi, in ogni situazione, anche la più difficile, magari causata dalla stessa obbedienza alla Parola!

– leggere la Parola nella Chiesa è la via sicura per non inventarsi un Gesù diverso, a proprio uso e consumo…

– scrivere la Parola e leggere la Parola è una questione di gioia: il Padre ci raggiunge in Gesù e nella Chiesa che ci parla di lui per farci partecipi del suo amore solido ed infinito…

– forse è urgente rimettere a fuoco il nostro rapporto con la Scrittura… Quando, quanto, perchè, come, con chi, con quali strumenti leggo la Parola?

 

DEI VERBUM, cap. 3

L’ISPIRAZIONE DIVINA
E L’INTERPRETAZIONE DELLA SACRA SCRITTURA

Ispirazione e verità della Scrittura

11. Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo La santa madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20,31; 2 Tm 3,16); hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità , affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte.

Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, bisogna ritenere, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre Scritture. (…)

Come deve essere interpretata la sacra Scrittura

12. Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole.
Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. (…)

Perciò, dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede. (…)

La « condiscendenza » della Sapienza divina

13. Nella sacra Scrittura dunque, restando sempre intatta la verità e la santità di Dio, si manifesta l’ammirabile condiscendenza della eterna Sapienza, « affinché possiamo apprendere l’ineffabile benignità di Dio e a qual punto egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia adattato il suo parlare». Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile all’uomo.