Novena di Natale. Partecipi della vita divina, nell’Eucaristia

Il Verbo si fece carne perché diventassimo partecipi della natura divina.

È la straordinaria consapevolezza espressa da S. Pietro, nella sua seconda lettera (2 Pt 1,3-4): Dio «ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo».

Càpita una curiosa corrispondenza. Da una parte l’uomo, con il suo peccato, cerca di farsi Dio, di essere Dio a se stesso. Gli va stretta la condizione mortale, poiché il suo desiderio di amore e di felicità e di vita è infinito… Dall’altra parte Dio si rivela non come geloso della sua vita, ma generoso nel donarla e condividerla. Per lui, riconciliarsi con l’uomo, amarlo e farsi suo modello significa promuoverlo al punto da considerarlo come figlio, «santo e immacolato al suo cospetto nella carità» (Ef 1,4). Al suo cospetto, davanti a lui, faccia a faccia con lui, con la sua stessa dignità…

Sono soprattutto S. Ireneo e S. Atanasio che mettono a fuoco questa verità. Precisa S. Ireneo: «Infatti, questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’uomo: perché l’uomo, entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio».

Ed è ancora più sintetico e sconvolgente S. Atanasio: «Infatti il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio».

Il pensiero va all’immagine così familiare della Trinità di Rublev, a quel posto lasciato libero per ciascuno di noi alla mensa celeste…

Il pensiero non può che andare all’Eucaristia e al suo rapporto con l’incarnazione. L’Eucaristia è la continuazione dell’Incarnazione del Verbo o del Figlio di Dio fatto uomo. Nell’intraprendere il cammino dell’Anno liturgico, la nostra attenzione, la nostra preghiera, i nostri sospiri sono rivolti all’avvenimento che poteva sembrare nient’altro che un sogno. Che Dio squarciasse i cieli, e scendesse tra gli uomini! Il sogno, nella pienezza dei tempi, è divenuto realtà, e il Figlio di Dio è comparso tra noi, nostro Emmanuele, nato da una Vergine! Ebbene, quel fatto, non è un fatto relegato in un momento della storia. Quel fatto perdura. Il nostro Dio è con noi, tutti i giorni, sino alla fine dei secoli (cfr. Mt 28, 20).

L’Eucaristia, costituisce la continuazione della Incarnazione, e la permanenza del Signore dal suo concepimento sino ad oggi, ed oltre… è vero. Ma la sua entrata nella storia e nel mondo, allora, fu per tutta l’umanità, passata, presente e futura: per tutta l’umanità! L’Eucaristia, in un certo modo, presenta qualcosa di più: è l’Incarnazione del Signore in ognuno di quanti credono in lui e di lui si cibano, della sua carne e del suo sangue. Non è lui, ci avverte S. Agostino, che si trasforma in noi, ma siamo noi che veniamo trasformati in lui! Ciascuno di noi, mediante l’Eucaristia, diventa Cristo, non è più lui a vivere di se stesso perché vive di Cristo. «Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). Noi siamo fatti membra di Cristo (cfr. responsorio di S. Tommaso alla festa). Di più. Noi siamo Cristo.