Commento al Vangelo del 1 novembre 2017.
«Madre de’ Santi, immagine della città superna; del Sangue incorruttibile conservatrice eterna; tu che, da tanti secoli, soffri, combatti e preghi, che le tue tende spieghi dall’uno all’altro mar; campo di quei che sperano». Così Alessandro Manzoni parlava della Chiesa nell’ultimo inno sacro da lui composto, descrivendola come generatrice di santi, di quella «moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7,9). Uomini e donne, che in ogni parte del mondo, lungo tutta la storia della salvezza, hanno cercato di discernere e di incarnare la volontà di Dio. Una schiera di volti e nomi alcuni noti, altri meno, altri ancora destinati a rimanere conosciuti solo al cuore di Dio, segnati sì dalla sofferenza e dal combattimento come scriveva Manzoni, ma capaci di rivolgere lo sguardo oltre, verso Cristo, luce che non tramonta. I santi sono un popolo che sotto l’azione dello Spirito hanno vissuto, nella comunione ecclesiale, un eroismo quotidiano, animati dalla speranza e dalla fede divenuta operosa nella carità. La Chiesa, dunque, è il grembo da cui vengono generate da sempre nuove vocazioni alla santità; non cammini ideali, ma percorsi reali di pienezza di vita. Ogni battezzato può professare la propria fede nella Chiesa definendola santa, in quanto amata da Cristo come sua sposa e, attraverso di Lui, maestra paziente di santità. L’immagine della Chiesa santa rappresenta un punto di riflessione importante esplicitato dal Vescovo Gian Carlo nel programma pastorale indirizzato alla diocesi di Ferrara-Comacchio. Mons. Perego ha più volte ribadito, in queste ultime settimane, come la santità sia segno di una presenza, quella del Signore Risorto, che accompagna e guida la comunità ecclesiale perché segua le sue orme. Il Vangelo che la liturgia indica non a caso proprio nella solennità di tutti i Santi (Mt 5,1-12), ci trasmette l’insegnamento delle beatitudini: la strada verso la santità già percorsa dal Figlio di Dio. Vivere le beatitudini significa incontrare Cristo, camminare insieme a Lui, imparare a conoscerlo, entrare in comunione con Lui, contemplare la sua identità che traspare dai poveri in spirito, da quelli che piangono, dai miti, da chi ha fame e sete della giustizia, dai misericordiosi, dai puri di cuore, dagli operatori di pace e da quanti vengono perseguitati per la giustizia. Il Concilio Vaticano II ha ricordato come tale proposta sia valida per ogni uomo, nei diversi stati di vita, vivendola nella Chiesa e per la Chiesa, secondo la straordinaria e sorprendente creatività dello Spirito. A tutti coloro che compiono questo passaggio, viene promessa la beatitudine, la gioia di chi sa riporre la propria fiducia in chi resta fedele per sempre, l’Agnello immolato. La Chiesa esprime ancor oggi la propria santità cercando di essere il «campo di quei che sperano», culla in cui si generano nuovi santi: uomini e donne che sanno guardare oltre le difficoltà, verso quella pienezza di beatitudine, di santità che diviene sempre più reale, per tutti!
don Francesco Viali