Omelia del vescovo Gian Carlo nella festa di S. Agostino (28/08/2017)

E’ un dono per me celebrare la festa di Sant’Agostino con voi, cari fratelli e sorelle.

Agostino è una delle figure che più hanno accompagnato il mio cammino di vita e di formazione al ministero presbiterale, da seminarista e da insegnante di Teologia. Sono tanti i temi di cui Agostino è diventato testimone e maestro dopo la sua conversione: la coerenza nel riconoscere i suoi errori, che emerge dalle Confessioni – uno dei capolavori dell’autobiografia e dell’interiorità – la responsabilità verso un figlio, fino alla sua morte da adolescente, il coraggio di lasciare la sicurezza della sua vita, le scelte come pastore di una Chiesa. Tra le tante pagine e i tanti temi che possono illuminare ne sceglierò solo alcuni, tratti da un’opera straordinaria di Sant’Agostino, La città di Dio, scritta nel primo decennio del V secolo, oltre 1500 anni fa. E’ un’opera da una parte politica, perché parte dalla situazione sociale e politica del suo tempo, e al tempo stesso teologica, perché legge in ogni passo della storia il cammino di Dio tra gli uomini. Sul piano politico assistiamo al lento decadere dell’Impero Romano, alle continue invasioni barbariche, al Sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico.

I pagani accusano i cristiani che il loro amore alla pace, la loro morale ha indebolito l’impero. Ci sono molte similitudini tra la fine dell’Impero Romano e la fine dell’Europa, la debolezza della nostra società e città. Agostino risponde che ci sono due città: la città di Dio, fondata su Abele, sul dono, la prossimità e la città terrena fondata su Caino, la violenza, le armi, i soprusi.

E Agostino dice: “L’amore di sé portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l’amore di Dio portato fino al disprezzo di sé genera la città di Dio. I cittadini della città dell’uomo sono egoisti, individualisti, avidi. I cittadini della città dell’uomo sono attenti gli uni agli altri e disciplinati al piano sociale”. (XIV, 28)

Le due città camminano insieme, come il grano e la zizzania. Sta a noi decidere da che parte stare, sapendo che Dio Provvidenza governa la storia.

La vera causa del male che oggi segna le nostre città non è l’amore, la pace, la giustizia, la responsabilità, la solidarietà, ma i loro contrari: la guerra, la violenza, l’ingiustizia, la mancanza di responsabilità, l’emarginazione.

Come cristiani siamo chiamati a lottare contro la città dell’uomo e a testimoniare i valori della città di Dio, non lasciandoci ingannare dai falsi profeti della paura, della chiusura, della violenza.