Via, verità e vita

Commento al Vangelo del 14 maggio 2017.

Dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, dopo aver loro consegnato il comandamento nuovo dell’amore, Gesù accompagna i suoi e noi a comprendere la verità della vita cristiana (Gv 14,1-12). E lo fa per darci serenità, preoccupato com’è che il nostro cuore «non sia turbato» dalle vicende difficili della vita e dalla prospettiva della morte.

La vita cristiana è un movimento, un cammino. E Gesù chiarisce anzitutto la mèta: è il Padre e la sua dimora. La nostra vita è diretta lì, dove Gesù è andato a preparare un posto. Immersi come siamo nelle faccende quotidiane, rischiamo di dimenticarcelo o di non farci tanto caso, ma è necessario aver sempre ben presente che siamo fatti per entrare definitivamente e pienamente nella familiarità con il Padre. E che Dio è, appunto, un Padre desideroso di ospitarci nella sua famiglia per farci vivere una esperienza di amore piena con Lui e tra di noi. La dimora di cui parla Gesù, più che un luogo, è una condizione di vita, un modo pieno e felice di esistere: è la vita della nostra persona dominata dallo Spirito.

Poi, Gesù chiarisce che la sua persona è la via su cui camminare. L’accesso alla dimora del Padre (cioè il vivere con maturità nell’amore) è Lui, il Figlio amato, che ha vissuto nella nostra carne mortale la piena espressione dell’amore, il pieno significato della vita: donarsi sempre, mettersi sempre al servizio degli altri. Il gesto del lavare i piedi che Gesù ha appena fatto è il segno di questa donazione che ha raggiunto il culmine della sua manifestazione nella esperienza della passione e della morte, vissute da Lui con un cuore incredibilmente disposto a voler bene anche ai suoi assassini.

Quel che Gesù ha già vissuto in pienezza è per noi una esperienza graduale, progressiva di assimilazione. Il tempo della nostra vita, con le mille occasioni di amore che ci si presentano ogni giorno, è una continua opportunità di adesione a Lui. Camminare con lui e come lui, mettere i passi dove li ha messi lui dev’essere la gioia di ogni nostra giornata, di ogni nostro incontro, di ogni nostro impegno. Diversamente, se non si ha chiara la mèta e non si gusta la bellezza dell’impegno di ogni giorno, si va fuori strada, si sprecano tante energie e si vive nell’affanno.

Certo, il cammino di Gesù è arduo, perché gli ostacoli ad una vita carica di amore sono tanti: le paure, le incertezze, i difetti del nostro carattere, la solitudine, la persecuzione. Proprio per questo Gesù è il cammino affidabile: perché ha aperto la via in prima persona, ficcandosi dentro alle difficoltà della nostra vita e vincendole con la sua risurrezione.

Ma il fatto che Gesù è il cammino verso la dimora del Padre dipende da un fatto più profondo: la risurrezione di Gesù è il segno più grande ed evidente del fatto che lui possiede una vita eterna. Lui stesso è la vita, perché è Figlio consostanziale del Padre. Non solo ha la vita, ma è la vita. Le grinfie della morte non hanno potuto trattenerlo perché lui scoppia di vita in se stesso. Per questo, Gesù non è solo un bell’esempio da imitare, ma l’autore della nostra salvezza. Non ci dà solo dei buoni consigli, ma ci riempie del suo Spirito perché possiamo partecipare della sua vita, che è l’amore del Padre. Abbiamo a nostra disposizione, giorno e notte, la vita stessa di Dio nella persona del suo Figlio, sempre presente in noi e nella Chiesa.

In questa comunione intima con il Padre per mezzo del Figlio, anche nella nostra vita – ci ripete Gesù – possono accadere delle cose meravigliose. Le opere (d’amore, di servizio, di dono, di vicinanza, di compagnia) che ha compiuto lui in sintonia con il Padre, possiamo e dobbiamo compierle anche noi. Il Padre, che ha espresso la sua opera in Gesù, vuole continuare ad esprimerla anche in noi che siamo suoi discepoli. Che onore grande! Che trasfigurazione della nostra esistenza quotidiana! Che pienezza di senso viene conferita a tutto quel che facciamo: compiere le opere del Padre!