Siamo ciechi dalla nascita

Commento al Vangelo del 26 marzo 2017.

Siamo ciechi dalla nascita anche noi. E dobbiamo fare e rifare il percorso che quell’uomo, cieco anche fisicamente, ha fatto per riconoscere il Signore.

Il primo momento è un incontro gratuito: quell’uomo è visto e guarito da Gesù, mentre lui è incapace di vederlo e di sapere chi ha di fronte. Il percorso per capire ed avere fede avviene nella intricata serie di interrogatori cui viene sottoposto. All’inizio, l’unica cosa che sa dire è che ‘l’uomo che si chiama Gesù’ lo ha guarito. Più avanti, Gesù per lui diventa ‘un profeta’, perché ciò che ha fatto è in linea con la volontà di Dio. Alla fine c’è l’espressione piena della fede, nell’incontro personale con Gesù, che si presenta come ‘il Figlio dell’uomo’ e viene riconosciuto come ‘Signore’. All’apertura degli occhi del corpo fa seguito l’apertura alla luce vera, la capacità di cogliere l’identità della persona di Gesù, profeta definitivo, Figlio di Dio fatto veramente uomo, Signore della vita.

Siamo anche noi ciechi dalla nascita? Forse dobbiamo ammetterlo: la cecità di quell’uomo ci richiama una povertà che viviamo da sempre, e cioè la fatica a cogliere la verità di Dio, la fatica di accogliere e vivere la sua volontà e i suoi progetti, la fatica di una fede/adesione piena al Signore. Pensiamo a come stiamo guardando la nostra vita. Non sappiamo sempre vedere il sole, la luna, la terra, le piante e gli animali, il cosmo come regalo quotidiano di Dio: siamo ciechi dalla nascita. Non sappiamo sempre vedere la nostra persona e tutte le nostre facoltà come frutto dell’amore creativo di Dio; non sappiamo vedere gli altri (i famigliari, gli amici, i vicini di casa, i poveri…) come figli di Dio: siamo ciechi dalla nascita. Non sappiamo sempre riconoscere il Signore presente nella Parola, nei Sacramenti, nella Chiesa, negli eventi, nelle persone: siamo ciechi dalla nascita. Non sappiamo sempre riconoscere la bellezza della Trinità, dell’incarnazione del Figlio di Dio, della sua passione, morte e risurrezione per noi; abbiamo una idea spesso molto vaga di chi è veramente Gesù, di chi è Dio, per non parlare dello Spirito Santo… Siamo ciechi dalla nascita! Non sappiamo gestire le nostre giornate progettandole con il Signore; diciamo ‘sia fatta la tua volontà’, ma poi tante volte non la cerchiamo affatto: siamo ciechi dalla nascita!

Abbiamo bisogno che qualcuno ci illumini. E Gesù, il Profeta, il Figlio dell’Uomo, il Signore, ci ha già illuminato e continua a illuminarci ‘passando’ nella nostra vita. Nel Battesimo ci ha ri-creato (quel fango usato per guarire quell’uomo richiama senz’altro il racconto della creazione); nell’ascolto della Parola e degli insegnamenti della Chiesa continua a rivelarci la verità su di sè, su di noi, sul Padre, sulla storia; nella celebrazione dei Sacramenti continua a toccarci e a farci partecipi della sua forza d’amore; nel bel mezzo delle esperienze di testimonianza e nel dialogo di fede con gli altri cristiani ci chiarisce progressivamente le idee. Talvolta ci lamentiamo perché non capiamo tante cose (specie nelle situazioni di dolore e di morte), ma se rimaniamo ciechi spiritualmente non è colpa sua: è perché noi non ci apriamo abbastanza alla sua luce. È come tenere gli occhi chiusi mentre è giorno: il sole splende, ma noi non lo vediamo.

D’altra parte, colpisce la discrezione, la delicatezza, la pazienza educativa del Signore, che ha guarito quell’uomo prima di essere riconosciuto pienamente. Così con noi (e questo ci deve consolare): il Signore continua ad operare anche se noi non lo riconosciamo pienamente!

L’impegno comune di questa settimana può essere quello di aprire gli occhi sulla presenza del Risorto: iniziare la giornata preparandosi a riconoscerlo nel creato, in noi stessi e nelle persone.