Esercizi spirituali 1: la preghiera nel quotidiano

Coniugi Marco Cortesi, diacono, e Alessia Pritoni,
della Comunità Papa Giovanni XXIII

(Appunti non rivisti dall’autore)

Abbiamo iniziato invocando lo Spirito. Perché è importante invocare lo Spirito, e abituarsi a farlo spesso?

Lo Spirito, come ci ha detto Gesù, ci ricorda e ci insegna ogni cosa che lui ha fatto e detto: per rimanere concreti, contemporanei all’insegnamento del vangelo, per tradurre il vangelo nella vita quotidiana.

Essere contemplativi nel mondo (don Oreste Benzi)!

Ci vogliono i momenti di preghiera per metterci di fronte al Signore. E il mettersi di fronte al Signore deve concretamente tradursi nella vita, nell’azione. Così l’azione è preghiera!

Dall’Epistola a Diogneto (5-6)

Il mistero cristiano

V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. 2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. 3. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. 4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. 5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. 12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. 14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. 15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. 16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. 17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio.

 

L’anima del mondo

VI. 1. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. 2. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. 3. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. 5. La carne odia l’anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. 6. L’anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. 7. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. 8. L’anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli. 9. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. 10. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.

L’idea che i cristiani sono nel mondo ma non del mondo è una cosa che fatichiamo a vivere. Non vediamo più che Dio ci ha posti in un luogo talmente elevato che non ci è permesso di abbandonarlo. Facciamo fatica ad sentirci lievito nella pasta, sale e luce della terra.

Desideriamo aprire un po’ gli occhi su questa realtà. Ne va della vita eterna, che è l’obiettivo principale del nostro vivere e muoverci su questa terra!

Quanto, in quello che facciamo, siamo consapevoli che apparteniamo a una dimensione divina? Che siamo nel mondo, ma non del mondo?

Siamo chiamati a fare i conti con tanti problemi concreti. La fede è veramente una cosa seria, perché decide e stabilisce la nostra salvezza.

Come laici non siamo chiamati a diventare dei sacrestani. Essere bravi cristiani non dipende direttamente da quanto tempo si passa in chiesa. Dobbiamo vivere il più possibile la nostra fede incarnata nella società, nel mondo. Ci viene chiesto di rimuovere le ingiustizie, di ispirare le scelte al vangelo, di portare la novità esplosiva di Cristo.

La nostra fede ci consegna un tesoro che ha la capacità rivoluzionaria di ribaltare le cose che non vanno, le ingiustizie che viviamo.

La nostra missione è di vivere il vangelo e di gridarlo dai tetti. Quanto gridiamo che Cristo è la salvezza, che Lui salva  e stravolge la vita? Come fedeli laici e battezzati siamo chiamati a testimoniare di fronte a tutti gli altri, che vogliono vedere Cristo nella nostra vita quotidiana. Le persone hanno bisogno di vedere che chi crede in Gesù vive concretamente la fede. Quando questo non accade, la gente ci rimane male, rimane scandalizzata. Abbiamo una responsabilità grande. E si allarga il numero delle persone che non crede più perché i cristiani ne combinano di tutti i colori. Lo scandalo dobbiamo sentircelo addosso: siamo una famiglia, come Chiesa, e lo scandalo che danno gli altri deve preoccupare anche noi.

La forza di testimoniare si trova solo nella contemplazione della presenza di Gesù nella nostra vita. È importante prendersi il tempo per mettersi di fronte a Gesù presente nella nostra vita. È lui che ci inserisce nella volontà divina.

Ogni persona raggiunge il massimo della propria libertà nel momento in cui ‘decide’, esprime un giudizio e fa una scelta. L’uomo è la sua scelta.

Il mondo si modifica in bene o in male a seconda delle scelte che l’uomo compie. Non possiamo essere neutrali. Parole durissime Gesù ha per chi è tiepido.

Il fondamento delle scelte non è prima di tutto una dottrina, ma l’incontro personale con Gesù! La vita cristiana non è prima di tutto una organizzazione in base a delle regole, che pur sono utili. Prima di tutto è incontro, è parlarsi, è metterci la vita. Gesù non può essere relegato in un angolino.

Gesù è una persona viva! È vivo come le persone che abbiamo accanto. E la relazione con una persona non può semplicemente essere incastrata in una casella della nostra settimana.

Di tempo in tempo, di giorno in giorno è necessario chiedersi: che cosa ci chiede ‘oggi’ il Signore? Come siamo messi oggi con Gesù? La relazione con Gesù è sempre viva, nuova… Gesù continua a chiamarci, sempre in modo nuovo!

La società evolve, va avanti. E noi siamo chiamati a dare risposte concrete, altrimenti impediamo allo Spirito di fare il suo lavoro di rendere contemporanea la presenza di Gesù. Sennò la Chiesa si trasforma in un freddo monumento…

Quando la vita interpella la fede abbiamo due modi: personale e comunitario.

Il Signore salva un popolo, non un singolo. Non salva ad esempio solo Mosè, ma tramite Mosè salva tutto il popolo.

Perché la fede diventi concreta nella vita dobbiamo interrogarci personalmente, ma anche insieme! Non basta farlo da soli: siamo presenti come popolo nella storia! Dobbiamo decidere insieme come vivere da popolo (per esempi come parrocchia) negli eventi della storia. Non si può delegare semplicemente al parroco e ai più stretti collaboratori…

In paradiso ci si va insieme: siamo responsabili di tutta la comunità cristiana!

Se noi preghiamo, e la nostra preghiera non cambia concretamente la nostra vita, vuol dire che non abbiamo pregato bene.

La preghiera deve ‘disturbarci’. E se anche facciamo fatica, è normale, e dobbiamo ammettere i nostri limiti e aprirci alla speranza che veramente possiamo ‘fare la volontà di Dio’. Non bisogna avere paura di fare la verità dentro di noi e scegliere di rinascere, di essere vivi in qualsiasi condizione e a qualsiasi età.

Silenzio per la preghiera personale

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Don Benzi dice: «Che cosa hanno lasciato i cattolici? La devozione, unione con Dio-amore, ma la devozione senza rivoluzione non basta!»

Sono parole di don Oreste dette alle Settimane sociali. Voleva maturare la consapevolezza che devono starci tutte e due le dimensioni: devozione e vita. I momenti di preghiera (Messa, Via Crucis…) sono necessari e importanti, ma devono avere una spinta rivoluzionaria. Non devono servire alla mia tranquillità, a mettermi a posto la coscienza: ‘sono andato a Messa e con il Signore sono a posto’.

Dobbiamo fare nostra la dimensione rivoluzionaria che è Cristo. Lui sconvolge le vite, facendoci vivere una relazione viva, nella quale ci chiama a dare risposte concrete alle problematiche che la vita della ci propone (dai disabili che non vogliono più vivere, dalle ragazze schiave che vendono il proprio corpo la notte…)

Dobbiamo essere attuali, contemporanei a quel che ci dice il vangelo, in una società che avanza… L’interpretazione del vangelo è solo legata al momento?

Il vangelo è una cosa viva, una relazione con una persona viva in ogni momento storico. La missione di salvezza è oggi! Quel che dice la Parola è da incarnare ‘oggi’, ma nello steso tempo è sempre vero. È vero anche oggi quel che diceva Isaia. Agire sul momento ci fa rendere attuale il vangelo, ci fa vivere la giovinezza del vangelo che è valido per tutti gli uomini di tutti i tempi.

La vita di oggi rende più difficile vivere il vangelo (esempio del lavoro domenicale).

Diventa più facile se lo viviamo come popolo. Se tentiamo di rispondere da soli nelle varie problematiche è molto difficile. Ci dà più speranza il muoverci come popolo. Non siamo soli nelle difficoltà. Ad esempio non tutti i lavori sono necessari di domenica: un conto è che si lamenti uno da solo, un conto è che prendiamo posizione come popolo, con una coscienza di popolo.

Don Oreste rilevava che la coscienza di popolo è andata in brandelli: siamo frammentati, privatizziamo il nostro rapporto con il Signore…

Sul lavoro domenicale, il minimo da fare sarebbe di non andare mai a fare la spesa alla domenica…

La problematica più profonda è che abbiamo permesso che si sviluppasse il modo di pensare: ‘che cosa vuoi di più tanto ti pago di più anche alla domenica…’. Che cosa si è fatto della persona? Una entità che uso come voglio e che quando non mi serve posso gettare… Si stanno educando i giovani ad essere schiavizzati, usati per tempi limitati e poi scartati. Il lavoro non dà pi prospettive di stabilità.

Su queste cose siamo chiamati a dare risposte…

Quali criteri per cogliere con serenità la volontà di Dio ed evitare viaggi mentali?

Essere attaccati al vangelo: che cosa Gesù ha fatto e detto?

Il confronto con i fratelli: alla luce del vangelo e della concretezza della vita abbiamo imparato ad affidarci al consiglio degli altri.

Il confronto con il direttore spirituale: avete in parrocchia la grazia di avere due preti…

La formazione in parrocchia, in un gruppo che parta dal vangelo e lo renda ‘digeribile’ nella vita quotidiana. La parrocchia è un posto vivo, da vivere anche per questo, per discutere ad esempio il vangelo della domenica… il cammino di popolo è questo! Il vangelo funziona bene quando è condiviso!

La vita cristiana di popolo è la vita rivoluzionaria del Padre. La cosa fondamentale è chiederci: Cristo come agirebbe?

Oggi mi porto a casa questa parola: «se uno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso…». La Parola ci unisce, ci aiuta a rinunciare a noi stessi, a passare dall’io al noi ecclesiale!

Gesù dice: «Amate i vostri nemici». Questa è la chiave di tutto. Sono parole dure, che hanno portato molti ad abbandonare Gesù. Ma questo è veramente quel che scatena la rivoluzione! Se non siamo capaci di vivere questo, non succede niente!