Messaggio del Vescovo per il Natale

Carissimi figli e figlie della chiesa particolare di Ferrara-Comacchio,
oggi la nostra vita è travolta dal grande annunzio della venuta nella carne del Verbo di Dio per la nostra salvezza e per la salvezza del mondo.
Il Natale ci mette di fronte un’altra volta all’annunzio di questa presenza inesorabile che da duemila anni interroga la vita dell’uomo offrendo l’unica e reale possibilità di verità nell’esistenza, di libertà nell’azione, di capacità di sacrificio e di realizzazione operativa.
Siamo davanti, oggi più che mai, all’unica possibilità di salvezza.
Dobbiamo riprendere questa certezza in profondità e con una forza rinnovata, perché è la certezza di una presenza che ci accompagna, che vive accanto a noi e ci coinvolge nella sua vita, ce la comunica, ci fa immedesimare sempre di più in essa e, nelle varie circostanze quotidiane, ci apre il cammino verso quella gloria che ci ha già anticipato con la Resurrezione.
Natale vuol dire vivere la fede nel Signore come dimensione costitutiva e fondamentale dell’esistenza.
Non possiamo avere altre certezze, altri desideri, altri progetti, altre intenzioni se non quelle che la nostra fede diventi ogni giorno più vera e che, nella presenza di Cristo, sappiamo implicare tutto lo spazio della nostra vita umana: intelligenza, affezione, volontà, capacità di rischio, libertà e responsabilità.
Questa salvezza si erge davanti a noi nell’imponenza di un Bambino.
Il Figlio di Dio si presenta come un figlio di uomo, generato da una donna di nome Maria; avendo come primo contesto di vita i poveri e gli umili; godendo quasi immediatamente il riconoscimento della più grande cultura di tutti i tempi, i Magi; subendo l’odio dei potenti di questo mondo che intuivano nella sua presenza un’anomalia, un’obiezione al potere totalizzante della politica e dei criteri umani con cui, come singoli o associati, pretendevano di dettare le vie e le regole della vita per tutti gli uomini.
Questa imponenza, che noi accettiamo con una freschezza che desidereremmo fosse come quella dei bambini – come quella dei giovani o di chi si trova di fronte alla proposta definitiva della vita e capisce che tutta la sua libertà deve essere giocata nell’accoglienza – mette a nudo la negatività del mondo.
Il mondo che non lo attende, oggi come allora; il mondo che lo ha rifiutato costruendo in alternativa i vari vitelli d’oro che si sono susseguiti nel corso della storia fino ad arrivare all’ultimo, che corrisponde alla soddisfazione dei propri istinti come unica ragione di vita, unica proposta di esistenza personale e sociale.
Così ha perso perfino il desiderio di poter trovare un’ultima ragione di consistenza per il proprio vivere, in mezzo a tanta disperazione, punteggiata da forme diversissime ma terribili di violenza, pagate soprattutto dai bambini e dai poveri.
Di fronte a questo noi dobbiamo avere il coraggio di ridire all’umanità che Cristo, e solo Cristo, è la salvezza dell’uomo e del mondo. La nostra fede – questa fede nel Natale del Signore – deve rinnovarsi nel cuore e nella vita di ogni cristiano e delle sue comunità, e produrre un impeto di comunicazione.
Dobbiamo riprendere a testimoniare il Signore Gesù Cristo come ragione ultima della nostra esistenza e di quella di ogni essere umano.
Così facendo apriremo la nostra vita a tutte le grandi povertà degli uomini, facendole nostre: non con la presunzione di riuscire a risolverle tutte, bensì con la certezza che andare incontro ad esse è un modo di comunicare Gesù Cristo; è una responsabilità che non esaurisce la nostra fede ma le dà forma, ne esprime il contenuto operativo.
Andiamo incontro al Natale recuperando la fede nel Signore e la volontà di compagnia a tutti gli uomini e donne colpiti dalle varie forme di povertà: materiali, economiche, sociali e nondimeno affettive.
È la carità che Cristo ha avuto verso di noi e a cui noi corrispondiamo amandolo sopra ogni cosa e dilatando il nostro cuore verso i fratelli.
In Cristo Gesù Signore nostro, salvatore dell’uomo e del mondo, auguro a tutti un Buon Natale!
+ Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa