Novena di Natale: lettera ai Magi

Cari Re Magi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre,
non siete ancora nel presepio, ma pronti ad entrare in scena fra pochi giorni, quando s’avvicinerà la vostra festa, che noi chiamiamo Epifania.
Toglietemi un dubbio: ma chi siete veramente? Il vangelo dice più esattamente maghi: Sacerdoti di Zoroastro? Astrologi? Scienziati? Filosofi? Qualcuno dice addirittura ciarlatani! Siete veramente dei re, o questo titolo vi è stato dato solo dopo, pensando che avete realizzato ciò che diceva il salmo: «Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi» (Sal 71,10).
In realtà non mi importa poi così tanto, perché mi sono affezionato a voi e vi guardo sempre volentieri nel presepio. E quel che dice il nostro evangelista Matteo è più che sufficiente per conoscervi e diventare vostro amico.
Assieme ai pastori e al proprietario della mangiatoia, siete stati i primi a conoscere il nostro Signore. E a riconoscerlo! Lasciatemi dire che mi incuriosisce molto sapere del modo in cui siete venuti a sapere del Re del mondo: per voi niente angeli, niente comunicazioni mistiche, niente profezie bibliche… ma una stella! Guidati da una luce verso la Luce! Guidati, ditemi se ho capito bene, dalla vostra ricerca della verità, dal vostro desiderio di capire, di essere illuminati, di dare un senso alla vostra storia e di capire il senso della storia intera. Sì, la stella luminosa vi ha portato al bambino di Betlemme, che da grande ha detto di sè: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Siete stati veramente forti! E liberi, e sinceri, anche con il re Erode, che ha cercato di fregarvi, o meglio di sfruttarvi per fare i suoi interessi.
Ma ditemi di quando siete entrati nella casa, dopo aver visto la stella che si fermava sopra il luogo dove si trovava il bambino! Vorrei provare sempre quella «grandissima gioia» che ha riempito il vostro cuore. Ed avere sempre la stessa prontezza a prostrarmi e ad adorare come avete fatto voi. Siete stati veramente forti! E umili, e sinceri. Voi sapienti, voi re che vi prostrate davanti a un bambino che esternamente non ha nulla da cui si possa riconoscere che è il Re dell’universo, il Re di tutti i popoli del mondo. Mmmh… quella luce doveva essere proprio una forte esperienza interiore. Ci deve essere anche qui lo zampino dello Spirito Santo.
Già: il Signore si è fatto vedere, si è manifestato (la parola epifania vuol dire proprio questo) e voi siete stati i primi ‘stranieri’ a riconoscerlo. Sono sicuro che in quel vostro gesto di adorazione Gesù ha visto gli uomini di tutti i popoli (compresi gli italiani, che allora non esistevano ancora).
Devo poi farvi i complimenti per i regali. Avete scelto proprio bene: l’oro, l’incenso e la mirra. Dei re saggi come voi non potevano fare brutta figura. Avrete saputo che i Padri della Chiesa, saggi come voi (tra sapienti ci si intende anche a distanza) ci hanno spiegato il significato di quei doni…
L’oro è perché avete riconosciuto che Gesù è Re! E i re si vestono e si ornano di oro!
L’incenso è perché avete riconosciuto che Gesù è Dio. E l’incenso si usa per onorare Lui e come segno della nostra preghiera che sale verso Lui.
E la mirra? Qui siete stati ancora più geniali (ma c’è lo zampino dello Spirito?), perché avete portato già a Betlemme l’unguento che sarebbe servito per ungere il corpo del Re deposto dalla croce, dopo la sua scandalosa passione nella quale ci ha veramente illuminato con il suo amore sterminato. Per fortuna (ops… per grazia di Dio) di quella mirra non c’è stato bisogno, perché quel bambino nato a Betlemme non poteva rimanere prigioniero della morte (cf. At 2,42), ma doveva risorgere per tirare fuori dalla morte tutti noi. Noi che aspettiamo con fiducia di vederlo nella sua gloria alla fine dei tempi. Noi che adesso siamo guidati dalla luce della sua Parola.