Lettera all’AC parrocchiale

In occasione della assemblea parrocchiale dell’Azione Cattolica, che si è tenuta oggi (domenica 4 dicembre 2016), il parroco ha indirizzato questa lettera agli aderenti.

Carissimi amici dell’Azione cattolica parrocchiale,

viviamo l’annuale appuntamento assembleare con la gioia di essere convocati dal Signore nella sua Chiesa, di essere suo Corpo, di essere partecipi della missione apostolica. Facciamo nostro in modo particolarmente profondo, come laici di AC, il cuore del programma pastorale parrocchiale: abbiamo l’onore di ospitare il Signore nella nostra vita, e nel contempo di essere suoi ospiti. Lui è il fondamento della nostra esistenza e di ogni nostro impegno ecclesiale, nella varietà armoniosa dei carismi suscitati dal suo Spirito.

L’assemblea di quest’anno è caratterizzata dalla elezione dei responsabili parrocchiali, in vista del rinnovo delle cariche a livello diocesano e nazionale. Mi pare interessante riflettere insieme sulla responsabilità, e dobbiamo farlo guardando a come Gesù Cristo l’ha vissuta, chè il mistero della nostra persona trova solo in cui piena consistenza (cf GS 22).

A livello personale, anzitutto. La responsabilità è un grande dono di Dio, che ha fatto ognuno di noi responsabile di se stesso. Siamo fatti a sua immagine e somiglianza anche in questo tratto della libertà (come abbiamo visto nei recenti incontri con i giovani), che non è il pretesto per far ciò che si vuole, ma la disposizione a rispondere di quel che si fa, assumendo in pieno, in prima persona, i valori che stanno a fondamento di tutte le scelte. Dobbiamo continuare ad imparare ad essere come Gesù, pienamente consapevole di sè come Figlio amato e mandato dal Padre, e insieme come Figlio di Maria, veramente uomo, misericordioso verso i fratelli (cf Eb 2,17). La responsabilità per la nostra persona e la nostra salvezza ha da essere rimessa continuamente al centro della nostra preghiera: non è questione di orgoglio, ma di rispetto per lo spettacolo che Dio ha fatto di ciascuno di noi (cf. Sal 139,14). Una seria vita di preghiera, di riflessione, di direzione spirituale ne è l’espressione concreta. Ce lo richiama umilmente il nostro programma pastorale annuale, ed è urgente qualificare il nostro tempo con un rinnovato programma personale di dialogo con il Signore, con i suoi momenti comunitari e personali.

Responsabilità in Gesù è farsi carico e prendersi cura dei fratelli. La sua esistenza e felicità non ha nulla di egoistico: Gesù si pensa sempre assieme al Padre e assieme ai fratelli, in una logica di dono di sè che non s’arresta nemmeno dentro all’esperienza della passione e della morte. In Gesù l’essere-per-gli-altri non è un accessorio o una esperienza part-time: piuttosto è il tratto più profondo del suo essere. Da lui impariamo ad essere responsabili degli altri. Nessuno di noi può dire, come Caino, ‘Sono forse io il custode di mio fratello?’ (Gen 4,9). Ci prendiamo cura degli altri in tanti modi, nella nostra vita quotidiana. È questo il nostro vivere ‘altrimenti’, come cristiani, nel tessuto delle nostre relazioni personali. È questo il primo ambito di testimonianza come battezzati e come laici di Azione Cattolica. Si tratta di una esperienza non misurabile nelle verifiche pastorali, ma che ha dimensioni credo insospettabili, e che solo Dio conosce. E va bene così.

Responsabilità con Gesù è farsi carico del suo Corpo che è la Chiesa. E qui si evidenzia un altro tratto della appartenenza all’Azione Cattolica. Un elemento molto esplicito nella nostra identità associativa, con il colore e la modalità del farlo insieme. Su questo credo di dover esprimere un ringraziamento e insieme un rinnovato appello. La nostra comunità parrocchiale ha bisogno di crescere sempre in questa responsabilità comune. Si chiama ‘corresponsabilità’. L’Azione Cattolica parrocchiale si può e si deve distinguere in questo. Non nel senso che i suoi membri si devono mettere in mostra per avere la medaglia, ma nel senso (che richiamavo nel messaggio dello scorso anno) dell’essere umilmente lievito all’interno delle varie articolazioni della vita comune.  È una responsabilità che già vivete, nell’intreccio tra appartenenza alla Parrocchia e appartenenza all’AC. La radice è la responsabilità che deriva comunque dal Battesimo. L’espressione, la forma concreta è quella che ha i contorni dell’Azione Cattolica. La responsabilità che rinnoviamo anche nelle cariche ha qui la sua radice: la disponibilità a farsi carico per un triennio della vita dell’associazione fiorisce dalla disponibilità a sentirsi, in forza del battesimo, responsabili dell’intera comunità cristiana, percepita come casa nostra, famiglia nostra, che ospita il Signore.

Non posso non accennare anche alla responsabilità a riguardo della Chiesa diocesana, che in realtà è la dimensione ecclesiale alla quale prima di tutto apparteniamo. Prima ancora, se si può dire così, della appartenenza parrocchiale, perchè è la Chiesa particolare, riunita attorno al Vescovo, che rende presente in un territorio la Chiesa universale. Come associati all’Azione Cattolica dovremmo diventare sempre di più appassionati della vita della diocesi, informandoci e partecipando, laddove possibile, agli eventi diocesani.

In questo ambito si colloca la responsabilità per l’Azione Cattolica diocesana. La nostra associazione parrocchiale ha sempre avuto ed ha tuttora una presenza qualificata negli organismi diocesani. Credo che questa disponibilità di servizio più allargato, anche se so che è più impegnativo e per certi versi pesante, debba continuare, nell’avvicendamento delle persone. E credo che sia un onore e un frutto di qualità, per l’AC di S. Agostino, continuare a ‘sfornare’ responsabili diocesani

Alcune cose, infine, mi sento di sottolineare ancora, specie per quelli che accetteranno di vivere questa responsabilità e parimenti per gli educatori dei più giovani: curiamo questo senso di appartenenza, questo sentire comune in modo profondamente personale, come una partecipazione più intensa alla cura di Gesù per la sua Chiesa. Purifichiamo sempre più la motivazione di questo servizio: se il fondamento non è la compassione di Gesù Cristo, respirata e assorbita nell’intimità con lui, siamo fuori strada. È tempo perso. Saremo bravi animatori, ma non educatori. Altri sanno fare molto meglio di noi l’aggregazione. Viviamo invece l’onore impareggiabile di essere collaboratori del Signore nella educazione dei ragazzi e dei giovani.

Eppoi curiamo la crescita di questo senso di appartenenza responsabile nei ragazzi e nei giovani che ci sono affidati. Se lo viviamo noi, sicuramente lo comunicheremo, e troveremo le forme concrete per farlo.

E facciamolo, come sempre, ‘insieme’. Insieme, tra di voi e con noi preti, nella programmazione delle attività e dei cammini formativi. Insieme nella valutazione e nella verifica delle esperienze. Insieme nel confronto e nel dialogo. Insieme anche nei momenti di svago. L’iniziativa personale è preziosissima: vi può passare un qualche suggerimento dello Spirito. Ma la verifica che venga veramente dallo Spirito è solo nella fatica del confronto e del discernimento. Siamo seri: il rischio di protagonismo è sempre accovacciato alla nostra porta, pronto a saltarci addosso. E lo stile di AC in questo è davvero un grande aiuto: la ‘democraticità’ dell’associazione garantisce la libertà nella ricerca della volontà di Dio. Qui si aprirebbe un lungo discorso sul discernimento comunitario, ma ne parleremo un’altra volta.

Con grande ringraziamento a voi e al Signore.

don Michele